Capitolo 15

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-Jackson-

- La Pietra di Blarney? - Corrugo la fronte ma Sharon annuisce più convinta che mai. - Pensavo fosse solo una leggenda. -

- A quanto pare no. Ti prego, provare non costa nulla. - Sospiro e mi stendo sul mio letto, portando le mani dietro la nuca. Siamo da più di un'ora in camera mia per evitare altre discussioni al piano inferiore con gli adulti. Tra l'altro, mia madre e zia Taylor sono in soggiorno a parlare e Sharon sta cercando in tutti i modi di evitare quest'ultima ora che è qui con noi. Forse ho sbagliato a confessarle tutto nello stesso momento, ma che altro potevo fare? Sua madre non le avrebbe mai detto nulla; credo che sarebbe stata capace di portarsi questo segreto nella tomba se non avessi parlato per primo: anche se ora mia cugina è distrutta, sebbene non lo dia a vedere in modo troppo evidente, questo è del tutto ragionevole. Non so come avrei reagito al posto suo, ma di certo non tanto diversamente. Forse la parte più brutta in tutto questo è stata venire a sapere che tutti ne eravamo al corrente tranne lei. Anche Harry lo sapeva, e non è un membro effettivo della nostra famiglia, geneticamente parlando. È una fortuna che alla festa di June non abbia perso il controllo, sebbene grazie al Bhuta sia stata in grado di annullare per un misero secondo i poteri del Diwata da quanto mi ha raccontato Harry. Sento un brivido di ribrezzo a ripensare a quei due mesi. Ancora oggi non riesco a ricordare nulla e mi sento così stupido per essermi fatto ammaliare così scioccamente. Non avrei dovuto seguirla in quel bar quel giorno, sentivo che qualcosa non andava, eppure l'ho fatto, attratto da lei come per magia, o forse per stregoneria vera e propria. E da lì non ho capito più niente, non ricordo nulla precedente al mio risveglio nella Range Rover di Harry. Non avrei dovuto abbassare la guardia, soprattutto dal mio bicchiere perché sono sicuro che quel Diwata ci abbia aggiunto qualche sua pozione, o qualcosa del genere. Ogni volta che cerco di fare il duro per evitare di deconcentrarmi da quelli che sono i miei compiti, mi deve sempre succedere qualcosa. Eppure mi ero ripromesso che non avrei fatto più casini dall'incidente di Gabriel. Potrebbe essere ancora qui, vivo, invece è sicuramente morto: neanche i cacciatori migliori riescono a sopravvivere da soli lì fuori per troppo tempo, soprattutto senza una casa o almeno un rifugio. E anche questo a volte non riesce a fermare i mostri dallo scovarci e attaccarci.

Sharon continua a tenere lo sguardo su di me, impaziente di sapere cosa ne pensi, ma a essere sincero non ne sono sicuro. Non sono mai stato in Irlanda, ma so per certo che i castelli, soprattutto quelli antichi, non portano nulla di buono e quello di Blarney fu costruito nel tredicesimo secolo, quindi rientra tra i più vecchi. Più antico un edificio è, più cose soprannaturali nasconde all'interno. Essendo un appassionato di castelli e della storia in generale (infatti, studierei archeologia all'università se solo non mi scocciasse frequentare i corsi) conosco bene queste costruzioni, ed è raro che non ospitino qualche spirito. Sono i primi esseri che li infestano, e non sono quasi mai buoni. Durante quei tempi molta gente era uccisa o giustiziata in maniera orribile presso le loro segrete, o in qualsiasi area del castello durante un assalto. È davvero improbabile trovare un fantasma che non abbia un conto in sospeso o che non voglia semplicemente vendetta per il suo destino ingiusto, deciso da persone che non erano Dio e che non avevano il potere di giudicare gli altri. O almeno questo era il pensiero comune tra la gente di quei tempi; non di tutti, c'erano comunque le varie eccezioni, ma della maggior parte delle persone. Non che questa credenza sia stata del tutto eliminata con il passare del tempo, e il padre di Avery ne è un esempio perfetto. Solo a pensare al modo in cui ha trattato la sua stessa figlia e la sua famiglia in generale, e di conseguenza anche la nostra, sono pervaso da una rabbia atroce dato che non si meritavano affatto tutto quello che hanno dovuto affrontare.

- E quale sarebbe il piano, poi? - Chiedo infine. Lei abbozza un sorriso mentre incrocia le gambe sul letto da una piazza e mezza e si guarda intorno, osservando la camera ma forse solo per guadagnare tempo per mettere insieme le varie idee a cui ha pensato prima, perché è ovvio che l'abbia fatto. Non che ci sia molto da osservare comunque, dato che la mia camera non è grandissima. Alla fine ci sono solo un letto costantemente disfatto, una piccola libreria dove conservo i miei DVDs e i miei libri, un armadio e una mensola al di sopra del letto con i CDs dei Muse, dei Linkin Park, Green Day e altre band; al muro è appesa una piccola televisione con al di sotto una playstation 4 e diversi giochi a cui Harry ed io siamo soliti giocare: alcuni Final Fantasy, Bloodborne, vari Assassin's Creed, Until Down, The Last Of Us, Fifa ecc. Fortunatamente, a differenza di Avery, non condivido la camera con nessuno così non sono disturbato quando voglio stare solo, anche se a volte Harry entra comunque quando ha voglia di giocare alla console, sbattendosene altamente delle mie parole, ma almeno non dà sul serio fastidio dal momento che rimane in silenzio e si concentra sullo schermo della televisione. Non che passi tutto il mio tempo a studiare, ma quando ho voglia di leggere o vedere un film mia cugina non è dietro l'angolo a infastidirmi. Ormai, dopo anni che vive qui, è diventata più una sorella che una cugina e, anche se non sembra, abbiamo un legame fortissimo. Se le dovesse succedere qualcosa, davvero non so cosa farei. Ho già perso mio fratello, non voglio perdere anche lei. Così come non vorrei perdere Harry o qualsiasi membro della mia famiglia.

Sharon: La Pietra Di BlarneyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora