Capitolo 14

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-Luke-

Vedo il corpo di Harry irrigidirsi di nuovo dal dolore e ogni volta che ciò avviene godo di più. Le sue dita sono lievemente bruciacchiate, ricoperte di fuliggine, per le continue scosse e la felpa nera è strappata sul petto e sul braccio sinistro. Stringe con forza i braccioli della sedia per resistere all'elettricità. Ho sempre saputo che alla fine quest'affare da quattro soldi mi sarebbe tornato utile per intrattenermi. Allontano l'indice dal pulsante, responsabile di fornire la corrente alla sedia su cui Harry è ormai seduto da un giorno. Incurva un angolo della bocca in un ghigno sfacciato mentre alza di poco la testa dopo essersi ripreso dalla scossa. Intravedo il suo sguardo fisso sul mio tra la ciocca di capelli ricci che gli ricade sulla fronte e sugli occhi. Il dampiro, con il volto lucido e scarno dalla stanchezza e dal dolore, due occhiaie enormi sotto gli occhi e un po' di sangue che gli cola dall'angolo della bocca per un precedente pugno, continua a resistere.

- Solletico, ancora. - Mormora con un filo di voce esausto, cercando però di renderla il più virile possibile per evitare di farmi rendere conto della sua fragilità. So perfettamente che Harry è un tipo duro da abbattere, ma perfino lui dovrebbe essere a pezzi dopo un'ora di continue scosse. Infastidito dal suo commento, serro le labbra in una linea dura e il mio dito si scaglia nuovamente contro quel pulsante con forza mentre mi avvicino a lui. Quest'ultimo s'irrigidisce nuovamente, lasciandosi scappare un verso gutturale, simile a un ringhio, ma in realtà un evidente mugolio di dolore.

- Voglio sentirti urlare come una femminuccia. - Digrigno i denti, cliccando più volte sul pulsante, ormai quasi accecato dalla rabbia. Anche con due parole è capace di far uscire il peggio che c'è in me.

- Vieni più vicino, che ti stacco anche la mano a morsi e m'ingoio quel fottuto dito. - Non so come riesca a trovare la forza di controbattere nonostante la scossa che sta ricevendo. Ora, più furioso che mai, mi giro a guardare il pannello di controllo grazie al quale la sedia riceve la corrente elettrica. Smetto di dargli la scossa mentre i suoi muscoli si rilassano per il sollievo. Sembra che stia per svenire anche se, come sempre, tenta di non farlo notare. Resta con il capo basso e il volto coperto dai capelli più del dovuto, infatti sto cominciando anche a pensare che sia svenuto, ma allo stesso tempo prego che non sia morto per un infarto o qualcosa del genere. Lascio immediatamente un sospiro di sollievo quando a fatica alza il volto e incrocia il mio sguardo, assicurandosi che noti i suoi occhi blu ardere dall'ira, anche se è stremato.

- Vediamo se provo con una quantità di Ampere più elevata. Ti va di essere il mio topolino in questo esperimento? – Mi è bastata quell'occhiata per lasciarmi alle spalle quella preoccupazione nei suoi confronti. Non si è mai posto il problema di non staccarmi la carne con quel morso pur di salvarsi, non sarò di certo io ad agire da stupido e fesso questa volta. Infatti lo fisso anch'io con sguardo furibondo. Non mi piace perdere il controllo in questo modo, ma c'è qualcosa nel suo modo di fare, qualcosa in lui, che non riesco proprio a tollerare. Mi fa imbestialire. È una di quelle persone che, anche se si cerca di buttare giù, non te lo permette e distrugge prima te con un sorrisetto sul volto che fa venir solo voglia di prenderlo a schiaffi. Ecco, questo è Harry Thompson.

- Luke, smettila. - S'intromette Elya, che è rimasto tutto il tempo accanto al tavolo. - Gabriel ha detto di utilizzare la scossa solo se necessario. Già è tanto che non sia intervenuto nell'ultima ora, e lo odio tanto quanto te. Non posso però lasciarti aumentare la corrente. – Anche se sfortunatamente non è mai necessario dato che il dampiro non ha neanche tentato di liberarsi in qualsiasi modo da quando è qui, e questo è molto strano. Non è un tipo che ci rinuncia con tanta facilità. Anche quando lo portiamo in bagno, e quindi lo liberiamo da quei bracciali, decide di star buono. Sarà forse la pistola che gli puntiamo contro per preservarci, ma so bene che in qualche modo ce l'avrebbe fatta volare di mano se solo avesse voluto. Eppure non reagisce, e questo mi preoccupa ancora di più. Sembra che stia aspettando, cosa non so. - Ci serve vivo come esca. - Harry volta il viso verso lo Gnomo con un'espressione confusa.

Sharon: La Pietra Di BlarneyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora