2. Festa

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Per fortuna quei puntini sul collo non erano niente, probabilmente una zanzara mi aveva punto. Anche mia sorella si era tranquillizzata, e ci avevamo riso su. Non potevo credere che avesse urlato come un'ossessa per due bolle che probabilmente mi ero grattata con la spugna mentre mi lavavo. L'avevo presa in giro per una mezz'ora buona, mentre ci truccavamo davanti allo specchio. Il bagno di mia nonna era totalmente in marmo, con lo specchio che prendeva tutta la parete, e due lavandini. Potevo vedere che mia sorella aveva già riempito uno degli sportelli laterali con i suoi cosmetici, lasciandomi quello sull'altro lato.

Aurora aveva portato con se, in bagno, non solo i suoi vestiti, ma si era presa la briga di scegliere anche i miei, e ovviamente, non erano roba mia. Solitamente non amo vestire abiti che mi pongano al centro dell'attenzione, ma quello era evidentemente il suo obiettivo. Quando uscimmo di casa, mia nonna ci guardò con sospetto, ma non disse nulla. Le nonne hanno questo compito: ricordarti che ai loro tempi le ragazze non andavano in giro vestite a quel modo. Per fortuna che nonna Nadia non era una di quelle nonne.

Aurora aveva scelto per lei un vestito celeste, con la scollatura a cuore bordata di merletti, e per me aveva scelto un vestito nero a tubino, corto e accollato, con la schiena totalmente scoperta. Mi sentivo decisamente troppo appariscente, per una festa in spiaggia. Mi sarei proprio voluta vedere coi tacchi vertiginosi sulla sabbia. Inoltre non conoscevo affatto il posto in cui stavamo andando. Era Aurora quella che l'estate faceva baldoria per il litorale romano, con i suoi amici. Non io. Io avevo passato gli ultimi anni dietro a Francesco.

Ancora il suo pensiero che si riaffacciava prepotente nella mia mente. Lo scacciai via. Cancellare quattro anni di vita era difficile, ma dovevo riuscirci. Quanto meno dovevo rendermi conto che non ne valeva davvero la pena di stare male per lui.

Salimmo in macchina, una Citroen C1 nera, l'auto di mia madre. Lei e Robert ne avevano un'altra. Mia sorella era su di giri, non vedeva l'ora di andare a ballare.

«Non sei ansiosa di arrivare?»

Mi voltai a guardarla mentre inserivo le chiavi e mettevo in moto, sollevando un sopracciglio. «Scherzi? Devo ricordarti che mi hai trascinata tu qui?»

«E dai Luna! Questa festa segna la chiusura della stagione estiva. So che tu hai passato l'estate a lavorare, ma per me che ero qui è una data da festeggiare! Sai cosa significa? Sarà una serata spettacolare, con fuochi d'artificio, musica pazzesca, e ragazzi ovunque!»

Sbuffai.

«I ragazzi ora come ora non mi interessano proprio.»

Dissi, inserendo la marcia.

Partii, avviandomi per prendere il Grande Raccordo Anulare, mentre Aurora accendeva la radio, smanettando per trovare la stazione che le piaceva di più. Ma si, che importava se a me piacevano i Disturbed, o i Thirty Seconds To Mars. No. Lei doveva ascoltare David Guetta. Ci piacevano generi musicali diversi. Per lei la musica era ritmo, rumore, qualche piccolo pezzo cantato che faceva tanto figo e cassa e bassi a non finire. Ed era solo da ballare.

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