La polizia alla fine aveva accolto la mia denuncia, grazie a Vladimir. Probabilmente se fossi andata da sola non avrebbero fatto molto, ma lui aveva le giuste conoscenze; in fin dei conti collaborava spesso con loro a quanto aveva detto. Rimanemmo in caserma per quasi tutta la mattina, tra domande, racconti dei fatti, foto del livido sul mio braccio e testimonianza di Vladimir.
Prima di finire tutto quanto, mi dissero che ero estremamente fortunata ad avere avuto un testimone, non solo per avvalorare le mie parole, ma perché sarebbe potuta andare diversamente per me. L'uomo che scrisse il mio verbale, riuscì a mettermi paura più di quanto quella situazione non facesse già da sola, raccontandomi di donne uccise per gli stessi motivi che avevano spinto Andrea a diventare tanto ostile nei miei confronti. E che quelle donne, spesso erano sole, senza nessuno che potesse confermare le loro storie. Cosa che nella maggior parte dei casi non era sufficiente a far partire una denuncia.
Quando uscimmo dalla Caserma il mio cuore era pesante, e non riuscivo a proferire parola. Mi sentivo intrappolata dagli eventi, e rendendomi conto della gravità della situazione, avevo paura. Non sarei più riuscita a dormire tranquilla per molto tempo. Ma mi chiedevo come avrei potuto chiedere a Vladimir di continuare a dormire sul divano. Sapevo solo che non potevo, e che avrei dovuto trovare un'altra soluzione. Forse avrei dovuto cambiare casa, ma non guadagnavo tanto da permettermi un trasloco in quel momento.
Lui, che era un perfetto cavaliere, come non se ne vedono ormai quasi da nessuna parte, mi offrì il pranzo, portandomi in un ristorante. Ma anche li non riuscii ad essere di compagnia. Ma gli fui grata del fatto che pareva comprendere esattamente i miei sentimenti, e non forzò nessuna discussione. Non cercò di farmi parlare, ne tanto meno mi chiese come stavo. Era evidente che non stavo bene, e lui non volle forzarmi a parlarne. Sembrava che riuscisse a capire esattamente quello di cui avevo bisogno.
E anche se il pranzo fu silenzioso, e chiunque se ne sarebbe andato lasciandomi a me stessa, annoiato dai miei silenzi, lui mi propose una piccola escursione. Non volle dirmi dove mi avrebbe portata, ma io accettai, dal momento che Bjorn mi aveva lasciato la serata libera. I clienti del pub non sarebbero stati felici, ma lui sapeva usare il mio computer per mettere la musica, e si sarebbero accontentati.
Prima di farmi salire nella sua auto, una bellissima auto sportiva, mi chiese di potermi bendare. Io lo guardai, non era il momento migliore per me di essere bendata da chiunque. Ma quando guardai i suoi occhi non riuscii a non fidarmi. C'era qualcosa in lui che non potevo ignorare. Qualcosa che mi diceva più di quanto lui non facesse a parole. Dentro di me sapevo perfettamente che era un uomo gentile, buono, di cui non dovevo avere paura. E quando mi sorrise, un sorriso rassicurante, annuii, con un profondo sospiro.
«So che in questo momento è difficile fidarsi, dopo quello che hai passato, soprattutto quando ti chiedono di farti bendare. Ma ti prometto che questo ti aiuterà. Ti farà capire che puoi ancora fidarti delle persone.»
Dopo avermi bendata mi aiutò a salire nella sua auto. Non vedevo nulla, la benda nera che oscurava i miei occhi era tutto ciò che potevo vedere. E nemmeno troppo bene, dal momento che non mi consentiva di muovere bene le palpebre. Potevo sentirne la stoffa ruvida.
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Il Richiamo Del Sangue
VampireCopertina e banner a cura di @skadegladje Luna non sa ancora che la sua vita sta per essere stravolta da uno dei peggiori Vampiri assetati di sangue che il mondo abbia mai conosciuto. Tra le vie della capitale italiana, in cui deve iniziare la sua n...