4. Cambiamento

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Vladimir non era sparito, ovviamente. La sera della festa, aveva infilato nella borsetta di mia sorella il suo numero, forse immaginando che se lo avesse dato a me lo avrei gettato via. Comunque era venuto a trovarci nei giorni successivi, ma io e lui avevamo avuto pochi contatti. Più che altro, era venuto per vedere come stava mia sorella, a me aveva rivolto solo un cenno di saluto. Non riuscivo a decifrare come mi facesse sentire la cosa. Gelosa? No. Non so. Ero più che mai confusa.

Non ero gelosa di mia sorella, lei non faceva altro che dirmi che dovevo svegliarmi e che quel tizio era a posto. Ogni volta che se ne andava lei mi lanciava occhiatacce che dicevano "e nemmeno oggi te lo sei filato" e io alzavo le spalle. Ero consapevole del fatto che mia sorella non nutriva alcun interesse per lui. Non ero sicura del contrario però. Continuavo a chiedermi se io, con il mio atteggiamento, non lo avessi indirizzato verso Aurora, senza volerlo. Certo, se così fosse stato, aveva una bella faccia di bronzo, a provarci prima con me e poi con lei.

Ma perché mi interessava così tanto? Non dovevo pensarci. Inoltre, la paura che provavo quando lo vedevo non diminuiva. Iniziavo a pensare di essere pazza, forse avrei dovuto vedere una psicologa. Sapevo che non dovevo avere paura, ma era una sensazione viscerale, così profonda da non riuscire a controllarla.

Intanto, io passavo le mie giornate immersa nella ricerca del lavoro. Un giorno, mia nonna lasciò salire Vladimir, nonostante mia sorella non ci fosse. Non so che scusa avesse usato, e soprattutto, non capivo perché nessuno gli dicesse che non avevamo più bisogno delle sue attenzioni. Continuare a vederlo mi turbava.

Stavo stampando l'ultima decina di curriculum, quando me lo ritrovai alle spalle. Era entrato in camera mia senza che me ne accorgessi. Eppure, la scrivania su cui avevo sistemato il pc e tutta la roba elettronica, stava proprio attaccata all'entrata della mia camera.

«Luna...»

Saltai. Il mio cuore corse all'impazzata, riconoscendo la sua voce. Mi voltai e me lo ritrovai praticamente attaccato.

Mi sorrise. I suoi occhi verdi sorridevano insieme alle sue labbra, perfette. Le iridi erano striate con sfumature nocciola e celeste, ma il colore dominante era il verde. Avrei potuto perdermi in quegli occhi, se non fosse stato per il terrore che provai subito dopo.

«Io...»

Cercai di parlare ma le parole mi si bloccarono in gola. Non c'era nulla da fare, non riuscivo proprio a rimanere da sola con lui. E lui sembrava proprio divertito da quella situazione, continuava a sorridere e a tenere lo sguardo fisso nei miei occhi. Avrei voluto distogliere lo sguardo, ma non ci riuscivo.

Allungò una mano dietro la mia schiena, sentii il suo braccio sfiorare la pelle del mio, in modo così leggero da farmi venire i brividi.

«Stai bloccando la stampante...»

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