29. Rivelazione

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Aila si avvicinò, credo che stesse cercando le parole con cui dirmi cosa ero

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Aila si avvicinò, credo che stesse cercando le parole con cui dirmi cosa ero. Ma a quanto pare era un fardello solo per lei, Urania sembrava abbastanza felice di tutta quella situazione. Riuscivo a vederla con la coda dell'occhio con quel sorriso stampato in volto come se avesse appena vinto qualcosa, ma non ne capivo il motivo, dal momento che per me non sarebbe cambiato assolutamente niente; qualunque fosse l'esito, io non sarei rimasta.

«Luna quello che sto per dirti ti cambierà per sempre. E non solo.»

Si prese una pausa che rendeva il tutto piuttosto tragico, quasi teatrale. Non capivano che io volevo solo andarmene.

«Sarai costretta a fare una scelta e io spero tu faccia quella giusta. Non potrò costringerti a rimanere, nessuna di noi può.»

E rivolse il suo sguardo vero la Regina delle fate.

«Io non rimarrò, qualsiasi cosa mi dirai. Mai. Niente potrà cambiare la mia decisione di tornare da Vladimir.»

«Vampiri. Tutto per un vampiro. Cara, è un morto che cammina che te ne fai? Poi, un mezzo demone, fammi il piacere...»

Va bene, mi era chiaro, le fate odiavano i vampiri e in particolare Vladimir per la sua natura, ma non capivano che a me non importava. Mi limitai a guardarla con aria di sfida. Ma invece di sentirsi provocata, la Regina continuava a sorridermi con quell'aria tronfia stampata in volto. Mi stava davvero facendo arrabbiare.

Tornai a guardare Aila, cercando di ignorare le fate.

«Non c'è un modo semplice di dirtelo, ecco tu sei...»

«Una Nephlim!»

La sala piombò nel silenzio più assoluto. La farse l'aveva finita Iris, con la sua voce squillante e divertita. Ma si ammutolì con un semplice sguardo di Urania.

Una Nephlim. Non era assolutamente possibile. Sapevo che mio padre era effettivamente mio padre, e mia madre, beh mi aveva partorita. Se non lo sapeva lei chi avrebbe potuto saperlo? No, si sbagliavano. Non era possibile. Ma non riuscii a rimanere seduta. Istintivamente saltai in piedi, iniziando a camminare avanti e indietro.

«A parte il fatto che non è possibile, perché so chi è mio padre...»

«Piccola ingenua Luna. Gli Angeli possono possedere corpi umani, proprio come i demoni. Che cosa curiosa vero?»

Mi voltai verso la Regina delle fate, se avessi potuto l'avrei incenerita con lo sguardo. Chissà magari potevo farlo e non lo sapevo. Non capiva quale fosse il punto del mio discorso.

«In ogni caso, non credo che questo basti a farmi cambiare idea. Io tornerò da Vladimir.»

Aila si avvicinò, prese le mie mani e le strinse.

«Bambina non è questo il problema. Se fosse un qualsiasi Angelo il problema non ci sarebbe.»

Io continuavo a non capire, e loro continuavano a pensare che per me la cosa avesse un qualche tipo di rilevanza. Non ero il tipo di persona che fuggiva rifugiandosi lontano dalla realtà. Avevo delle responsabilità, persone da proteggere e promesse fatte. Non sarei scappata.

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