20. Non voltarti

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«Sono qui. Avete poco tempo!»

Vladimir era balzato via dal letto, gettando verso di me i miei vestiti, quelli che avevo tolto prima di fare la doccia.

«Vestiti. Velocemente.»

La sua voce era cambiata: non c'era più il desiderio di pochi attimi prima; era diventata dura, controllata, aveva pronunciato un ordine senza che avesse avuto il bisogno di urlare. Ero ancora sconvolta per quel bacio che era rimasto tra noi e che era stato spezzato dall'entrata di Ilona. Ma non persi tempo a pensarci, mi vestii più in fretta che potevo. Ilona dopo averci dato la notizia cambiò sguardo, passandolo da me a Valdimir e viceversa. Si, aveva visto, e stava cercando di capirci qualcosa. Anche se a me sembrava abbastanza evidente quello che aveva interrotto.

«Quanto sono distanti?»

«No, non si tratta di Marcus o dei suoi cagnolini. L'Ordo Daemonorium è qui. Per lei...»

Non avevo capito. Non sapevo il latino, ma c'entrava qualcosa la parola demoni e non mi piaceva affatto.

«Che cosa vogliono da Luna?»

«Lo sai come sono fatti quelli dell'ordine. Non devono rispondere agli ordini di Marcus, i discendenti dei demoni fanno ciò che vogliono. Ma dovete affrettarvi. I miei informatori li hanno visti muoversi al confine con la Bulgaria.»

Ero pronta, senza che me lo dicessero, avevo già in spalla la mia borsa con i pochi vestiti che ero riuscita a raccogliere a Roma.

I due vampiri si voltarono verso di me, ma i miei occhi erano tutti per Vladimir.

Lui si avvicinò e mi prese la borsa dalla spalla, poi prese la mia mano e mi trascinò giù per le scale. Arrivato nel salotto si bloccò, guardandosi intorno.

«Ilona, dov'è Anna?»

Ilona ci raggiunse, rimanendo anche lei al centro del salotto. Si guardò intorno e fece spallucce, ad indicare che non sapeva dove fosse. Vladimir mi strinse la mano, la rabbia si stava impadronendo di lui. Io cercai di ricambiare la stretta ma lui era più forte e quando si accorse di farmi male, allentò la presa.

Il suo cellulare squillò in quel momento. Riuscii a sbirciare il display, ma l'unica lettera che riuscii a leggere prima che portasse il telefono all'orecchio, fu la M. Pensai subito che dovesse essere Marcus. E doveva essere così, dopo pochi secondi sbriciolò il cellulare, lasciandolo cadere a terra.

«Che succede?»

La mia voce uscì strozzata dalla paura. Lui mi guardò appena, poi si voltò verso Ilona.

«Penso che debba fuggire anche tu. Ma non con noi. Marcus ha sancito la mia condanna a morte, credo che non riprenderemo i rapporti questa volta. La prossima volta che lo vedrò sarà per ucciderlo.»

Il Richiamo Del SangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora