Mi lasciai cadere sul letto, rendendomi dolorosamente conto che era troppo grande per usarlo da sola. Rimasi immobile a guardare il velo intorno a me, come un cielo bianco pieno di luci. Cercai con tutta me stessa di impedire alle lacrime di uscire, ma quando la prima bollente goccia solcò la mia guancia, andando a finire direttamente sulla coperta, mi girai su un fianco, affondando la mia testa nel cuscino, e lasciando che i singhiozzi mi scuotessero. Chiusi gli occhi. Il peso che sentivo nel cuore sembrava volermi schiacciare.
Jusztina. Aveva pronunciato il nome di un'altra donna con le lacrime agli occhi. Cos'ero io? Un ripiego? Tra noi aleggiava un fantasma, ed io non sapevo se sarei stata in grado di farlo sparire.
Dovevo sapere chi fosse lei. Doveva raccontarmi cosa era accaduto. Ero determinata a prendermi Vladimir e a tenerlo stretto a me.
Probabilmente quella donna faceva parte del suo passato, magari con lei non era stato in grado di fermarsi. Era quello che aveva detto, mi pareva. Ma lei non era me. Ed io mi fidavo del sentimento che c'era tra noi. Sapevo che non mi avrebbe uccisa. Glielo avrei provato.
Poi, lentamente, un'idea si fece strada nella mia testa. Un azzardo, una follia, ma se l'amore non portasse a fare follie, che senso avrebbe? Sapevo esattamente cosa fare. Mi alzai, ancora nuda, asciugandomi le lacrime col dorso della mano e rovistai tra le mie cose. Presi la pochette e tirai fuori una lametta. La guardai con le mani che mi tremavano. Era così piccola e leggera ma in quel momento sembrava tremendamente pesante e fredda.
Con determinazione mi alzai, andando verso il bagno. Di tre vampiri, sperai che se anche non fosse venuto Vladimir, una di loro mi avrebbe salvata. Forse non Anna, ma Ilona probabilmente si. Entrai nella doccia, la mano che stringeva la lametta tremava più forte. La poggiai sul mio polso, la lama pizzicava già senza tagliare.
Ci volle coraggio. Avevo paura, del dolore e che nessuno venisse a salvarmi. Ma era l'unico modo che avevo per provargli che si sarebbe fermato. Io credevo in lui più di quanto non faceva con se stesso.
Chiusi gli occhi, potevo sentire il rumore dei miei respiri in modo quasi distaccato. Come se riecheggiassero nelle mie orecchie. Iniziai a contarli. Alla fine ne presi uno più grande, come se più ossigeno potesse darmi più forza. Spinsi la lama sulla mia pelle e tagliai.
Dopo poco e con timore riaprii gli occhi, osservando la ferita. Il sangue non uscì subito. Un taglio preciso e sottile, ci mise qualche secondo per sanguinare. Ma quando uscì lo fece copiosamente, in pochi attimi il piatto della doccia era sporco di sangue per una buona parte.
E lui arrivò.
Mi guardò con rimproverò, ma io sostenni il suo sguardo. Respirava come un toro inferocito, i canini uscirono, gli occhi si iniettarono di sangue. Non sapevo se fosse rabbia oppure brama di nutrirsi. Con spavalderia, allungai la mano sanguinante verso di lui.
STAI LEGGENDO
Il Richiamo Del Sangue
VampireCopertina e banner a cura di @skadegladje Luna non sa ancora che la sua vita sta per essere stravolta da uno dei peggiori Vampiri assetati di sangue che il mondo abbia mai conosciuto. Tra le vie della capitale italiana, in cui deve iniziare la sua n...