21. In Fuga

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Vacillai inorridita. Vladimir aveva detto che non poteva semplicemente morire con un paletto, come tutti i vampiri, ma che l'unica cosa che poteva ucciderlo era il Sigillum Mortis, un'arma nelle mani di Marcus e che lui aveva deliberatamente affidato all' Ordo Daemonorium. Non sapevo che forma avesse, ma quello mi sembrava un semplice paletto di legno. Ma in fin dei conti io cosa potevo saperne? Magari era proprio quello, ma come aveva fatto quell'individuo ad avere la meglio su un vampiro millenario e che per giunta era più forte di tutti gli altri?

L'uomo incappucciato si voltò verso di me. Indossava una maschera nera che gli copriva il volto interamente, una maschera mostruosa. E gli occhi non erano decisamente umani. Brillavano di rosso.

Si avvicinò verso di me con passo deciso, mi afferrò per i capelli e mi buttò a terra, troppo stordita per reagire. Iniziò a trascinarmi, e quando mi resi conto che saremmo usciti dalla stanza iniziai a dibattermi, ignorando il dolore della cute e dei capelli che si strappavano. Non potevo allontanarmi da Vladimir, non potevo lasciarlo li senza sapere se fosse vivo o morto. mi aggrappavo con tutta me stessa alla speranza, non avendo visto il suo corpo prendere fuoco come quello dei vampiri che avevo visto morire. Doveva stare bene, a tutti i costi. Non potevo pensare di vivere in un mondo dove lui non esisteva.

Mi aggrappai con forza allo stipite della porta, le mani si ferirono, ma il dolore non mi fermò. L'uomo strattonò con più violenza, fin quando con un calcio non mi spinse nella stanza. Atterrai esattamente sopra Vladimir. Se non avessi saputo che era un vampiro e che il fatto che era freddo era normale, mi sarei spaventata.

Prima che l'uomo tornasse mi aggrappai con tutta me stessa al paletto, e tirai. Attesi, ma non accadde nulla. Osservai l'arma nelle mie mani, mi pareva un normale paletto di legno, senza nulla di particolare, non poteva in alcun modo essere il Sigillum Mortis, a meno che non si trattasse di un incantesimo e non di un'arma, in quel caso, poteva avere qualsiasi forma.

Quando l'uomo incappucciato fu abbastanza vicino, mi feci coraggio e con tutta la mia forza, mi voltai di scatto, conficcando il paletto nella sua coscia. Barcollò indietreggiando, non se lo aspettava. Avrei combattuto, fino a quando Vladimir non si fosse ripreso. Non sapevo in che modo ma non gli avrei permesso di portarmi via.

Si sfilò il paletto dalla gamba, che stranamente non sanguinava. Chi era? Non era un vampiro, ne ero certa, per quanto la mia esperienza in materia non fosse tanto lunga, ma a giudicare dalla ferita di Vladimir e dal sangue che ricopriva il pavimento, sebbene non morissero potevano dissanguarsi. Forse il paletto serviva proprio a quello, farlo dissanguare e indebolirlo, così da poter avere un vantaggio su di lui.

L'uomo incappucciato tornò alla carica, si avvicinò e mi schiaffeggiò, facendomi finire con la faccia a terra. Dal mio labbro uscì un rivolo di sangue. Se fossi riuscita a smarcare il mio assalitore e a mettere quel sangue nelle labbra di Vladimir, forse l'avrei aiutato. Dovevo sperarci. Ma liberarmi di quel pazzo era difficile. Era forte, ma se non mi aveva ancora uccisa gli servivo viva. Avevo un vantaggio. Potevo sopportare il dolore, quindi avrei resistito ad ogni cosa. E avrei lottato con tutta me stessa.

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