24. Tormenta

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«Luna

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«Luna...»

Aprii la lampo che teneva chiusa la mia tenda. Ero rimasta dentro, sdraiata a fissare la tela impermeabile che mi proteggeva dal mondo esterno. Ero esausta, non solo per la giornata passata a cavallo, ma anche per le emozioni che avevo provato. Non solo la paura di essere soggiogata, o che Vladimir si avventasse sul mio sangue. Anche l'incredulità per la strana luce che aveva scaraventato lui lontano. Sapevo che nel momento in cui fossi uscita di li avrebbe voluto riprendere il discorso, ma io non avevo ancora sbollito del tutto la rabbia.

Quando aprii me lo ritrovai di fronte, mentre sollevava una mano in alto, con un fiore stretto tra le dita. Io abbassai lo sguardo, incerta su quello che avrei dovuto fare.

«Non è stato facile trovarlo, ma volevo darti qualcosa per poterti chiedere scusa.»

Presi il fiore delicatamente, come se fosse un miraggio e un movimento brusco potesse farlo svanire. E lui, come se il semplice fatto che avessi preso il fiore costituisse una resa o un segno di pace, mi prese le dita dell'altra mano. Spostai lo sguardo dal fiore alla sua mano che mi sfiorava, ritirando bruscamente la mia.

Lo guardai, con aria di sfida. Lui invece pareva confuso.

«Un fiore e pensi che sia tutto a posto? Sei serio?»

«Scusami...»

«Vaffanculo Vlad!»

Mossi un passo avanti, decisa a spostarlo con una spallata ma mi feci male. Lui non si mosse di un centimetro.

«Lasciami passare.»

«Ora sei tu quella che non vuole il dialogo.»

Sapevo che mi sarei fatta male io più di lui, ma la mia mano partì in automatico, e lo schiaffo ebbe l'effetto di fare solo rumore, senza avere conseguenze su di lui.

«Puoi schiaffeggiarmi quanto vuoi, sono intenzionato a sistemare le cose.»

«Aspetta che capisco come funziona la Luce e poi ne riparliamo. Dovevi pensarci prima di calpestare la mia libertà e i miei sentimenti.»

A quel punto mi lasciò passare, forse la parola libertà gli aveva acceso una lampadina nel cervello. La zuppa era pronta, e quando iniziai a mangiarla non lo ringraziai neanche per averla preparata. Ero veramente fuori di me.

Mentre mangiavo lui si sedette di fronte a me.

«Sta notte dormirai di meno, quindi sarebbe meglio che ti sbrighi e vai a riposarti.»

Senza nemmeno alzare lo sguardo, continuando a mangiare gli chiesi il motivo.

«Che sta succedendo?»

«Tu non puoi sentire l'aria, ma io so che prima di domani mattina inizierà a nevicare molto forte. Non è ancora tramontato il sole, puoi dormire un paio d'ore, ma poi dobbiamo rimetterci in marcia.»

Il Richiamo Del SangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora