Capitolo 2

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"Thinking Out Loud" mi tiene compagnia,mentre ammiro i paesaggi all'esterno dei finestrini.Paesaggi visti e rivisti milioni di volte,ma che ogni volta sembra la prima e sembra di vedere cose nuove.Passano tutti così velocemente senza lasciare molto tempo alla mente di fare sue quelle immagini.Immagini contorte e sfigurate dal picchiettio incessante della pioggia sul vetro del metrò.Il movimento dell'abitacolo è quasi un cullio,ti dondola su e giù delicatamente come fa una madre con il proprio figlio in fasce.Una sensazione piacevole,che piano piano ti ruba la voglia di tenere gli occhi aperti e gli chiudi piano piano dicendoti tra te e te che sarà solo per un minuto.E così è.Un solo minuto di beatitudine prima che venga interrotto da qualcuno che ti viene addosso e per poco non ti fa cadere.Agilmente riesco a tenere l'equilibrio senza scivolare per terra e con una mossa felina mi rimetto dritta in piedi come se non fosse successo nulla.Qualche ragazzino con in spalla lo zaino di scuola,corre come matto verso l'uscita della metrò urlandosi e spintonandosi a vicenda,con il rischio di buttare a terra anche qualcun'altro.Gruppi interi di ragazzini sono sparsi per la metrò.Ragazzi che ridono e scherzano,ragazzi che ascoltano la musica ignorando completamente tutto il resto,ragazzi con il libro di qualche materia scolastica in mano intenti a ripassare per qualche compito o interrogazione.
Riaffiorano alla mente vari ricordi di me con i libri in mano,cercando di trascrivere brevi risposte su dei piccoli fogli di carta,dei bigliettini,che puntualmente venivano sgamati dalla professoressa di matematica.Era l'unica materia che odiavo e il quale l'odio era reciproco.Per il resto ho sempre avuto una media buona.Una media da rendere felici i prof,i miei genitori e anche me stessa.Finito il college ho deciso di prendermi un anno sabbatico,per me.E da uno sono diventati ormai cinque....
"Ma che diav...." Qualcosa,o meglio qualcuno mi spinge forte per passare,e non riesco più ad avere la presa salda al palo di acciaio dove mi stavo reggendo.Ora sono imbilico nel mezzo del corridoio e non riesco ad arreggermi da nessuna parte.Sento qualcosa che fa attrito sotto i miei piedi.Questa è la metrò che sta frenando e così facendo mi ritrovo ad andare completamente in avanti per poi essere scaraventata di nuovo all'indietro.
Sento che sono ferma,che non mi sto più muovendo e l'abitacolo uguale.La gente corre alle uscite e si svuota ancora dell'altro il vagone.Mi ci vuole qualche istante per riconnettere tutto quanto.Sento qualcosa che mi avvolge in vita,stringendomi forte.Abbasso la testa e vedo due bellissime mani che mi tengono avidamente strette.Scatto in piedi rapidamente e mi volto verso il mio salvatore.
"Va tutto bene?" una voce maschile molto vicina a me attira la mia attenzione e di scatto alzo la testa.
Due pozze nere sono talmente vicine a me che riesco a vederci la mia immagine riflessa.Mi allontano leggermente per vedere meglio il mio "salvatore".
I lineamenti del viso sono incorniciati dalla ispida barba scura.Gli occhi nocciola luccicano scrutandomi attentamente.Le sopracciglia aggrottate rendono il suo viso dolce e misterioso allo stesso tempo.Sembra in sofferenza e spero solo di non avergli fatto male quando gli sono caduta addosso.
La felpa grigia avvolge perfettamente il suo corpo,riprendendo ogni minimo dettaglio della sua muscolatura e lasciando spazio solo all'immaginazione.Il cappuccio della felpa copre semplicemente metà della testa lasciando un ciuffo di capelli castani fuori da esso,ma perfettamente pettinati verso sinistra.
Una visione a dir poco meravigliosa.

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