CAPITOLO DUE - Il tuo nome.

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MARZO

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Lunedì: Ti ho visto ma soprattutto tu mi hai visto. E mi hai sorriso. E io volevo morire. E sono arrossito. E mi sono fatto schifo per il mio strano comportamento. 

Martedì: Ti ho pensato.

Mercoledì: Ho fatto di tutto per non pensarti.

Giovedì: Ti ho sognato. É stato più un incubo.

Mi sono svegliato di soprassalto nel cuore della notte urlando, delle infermiere sono accorse. Nel sonno avevo sudato freddo.

Tuttavia non ricordo il sogno. Forse é pure meglio così...

Venerdì: Il mio psichiatra é venuto a visitarmi perché a conoscenza della notte turbolenta. Gli ho mentito. 

Sabato: Ho parlato al telefono per ore con Eleonor, la mia amica del cuore.

Domenica: Ti ho pensato. Ti volevo vedere. Ti volevo parlare. Volevo conoscerti.

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Lunedì: Mia madre é venuta a trovarmi. 

Martedì: Era una bella giornata, mi hanno fatto scendere in cortile ma tu non c'eri.

Sono rimasto deluso. Speravo tanto di incontrarti.

Mercoledì: La mia infermiera preferita - in quanto l'unica a sapere di te - mi ha detto che presto saresti stato trasferito al mio piano.

É stato un giorno bellissimo.

Giovedì: Ti ho pensato tanto, pensavo a cosa sarebbe successo se fossi salito al mio piano.

Venerdì: Avevo la testa fra le nuvole.

Sabato: Ero furioso con me stesso per quello che mi succedeva. Mi schifavo e odiavo il fatto di non poter fare niente per contrastare i miei pensieri.

Domenica: Ho chiesto ai medici di somministrarmi sonniferi extra.

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Lunedì: Eleonor é venuta a trovarmi. Ha detto di vedermi strano e mi ha chiesto cosa fosse successo. « Niente » le ho risposto.

Qualunque cosa mi stesse succedendo, pensai, doveva rimanere all'oscuro.

Martedì: Ho fatto delle visite mediche di vario genere.

Mercoledì: Ero finalmente riuscito a cacciarti dalla mia testa e credevo di essere felice.

Giovedì: Ci siamo parlati, giù nella mensa. 

Eravamo in fila insieme e ci siamo scambiati un paio di sorrisi. Mi sono fatto coraggio e ho cercato di non arrossire. Tu hai fatto una battuta, io ho riso, la cuoca ci ha interrotti. Abbiamo riso insieme.

Le farfalle mi riempivano lo stomaco, ero elettrizzatissimo. Avrei voluto dirti qualcosa anche io ma non me la sono sentita.

Venerdì: Ho ripensato agli avvenimenti del giorno prima. Poteva essere successo davvero?

Sabato: Ti ho pensato ogni istante della giornata.

Domenica: Mia madre é venuta a visitarmi. Ha detto di non avermi mai visto così euforico. 

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Lunedì: Era una bellissima giornata primaverile e le infermiere mi hanno esortato a scendere in cortile dopo l'orario di pranzo. Non volevo affatto scendere però. 

Ero seduto su un muretto quando ho sentito dei passi dietro di me. Eri tu. Mi sono sentito morire. Ti sei seduto accanto a me, il mio cuore andava a mille. Ho chiuso gli occhi e mi sono fatto coraggio. « Mi chiamo Louis Tomlinson» ti ho detto, « e tu sei? » ti ho chiesto.

Tu hai una breve pausa e poi mi hai detto ridendo « Harry, solo Harry » Ho riso. 

Non ci siamo detti altro ma mi é bastato quello.

Martedì: Ho pensato tutto il fottuto giorno a te e a quanto bella fosse stata quella piccola conversazione.

Mercoledì: Ho scritto "Harry" su ogni foglio di carta a mia disposizione.

Quando mi sono reso conto di cosa mi stesse succedendo li ho strappati.

Giovedì: Ho pianto tutto il giorno, non sapevo se essere felice o triste. Non mi riconoscevo più...

Venerdì: Ho rubato dei sonniferi potenti alla infermiera di turno e mi sono imbottito di questi.

Sabato: Volevo morire. Pensavo a te e pensavo a come invece non dovessi pensarti.

Domenica: Ti ho intravisto dalla finestra della mia cella. Passeggiavi nel cortile con quella ragazza.

Ho pianto, mi sono odiato per averlo fatto. Perché ci stavo male?

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L'ANGELO CADENTE // Larry Stylinson AU (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora