CAPITOLO TRE - Il segreto.

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APRILE

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Lunedì: Il pensiero di te fra le braccia di quella ragazza non mi ha mai abbandonato. 

Sono rimasto tutto i giorno in camera a piangere, non ho voluto nemmeno mangiare. 

Ti odiavo, non ti volevo più vedere.

Martedì: Mi sono sforzato al massimo, non ti volevo pensare.

Mercoledì: Odiavo me per avere avuto certi pensieri "sinistri". Cosa ero? Perché con te mi ero sentito in quel modo? Perché stavo così male per un maschio? 

Chi ero?

Giovedì: L'odio nei miei confronti é aumentato di smisura. Ho riflettuto a lungo quel giovedì e poi ho finalmente trovato una risposta alle mie domande.

Venerdì: Ho scritto la parola "frocio" ovunque fosse possibile ed ho nascosto i fogli sotto il materasso.

Sabato: Ho pianto. Non potevo, non dovevo e non volevo essere omosessuale.

Domenica: É stata una bella giornata, il medico mi ha proposto di scendere in cortile ma ho rifiutato. Non ti volevo incontrare. Cosiì sono rimasto nella mia cella, il più lontano possibile dalla finestra.

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Lunedì: Il mio psicologo é venuto a farmi qualche domanda. Ho difeso il mio "segreto" in tutti i modi possibili.

Il mondo non doveva sapere cosa in realtà fossi.

Martedì: Ho ripreso quei fogli e con un grande pennarello verde ho scarabbochiato sopra i "frocio" per cancellarli ma il verde non maschera il nero.

Li ho nascosti di nuovo sotto al materasso.

Mercoledì: Ho pianto ma non per te. Ho pianto per me, ho pianto a causa del mio "segreto" e mi sono chiesto cosa ci fosse di sbagliato in me.

Giovedì: É venuta mia madre a farmi visita. Abbiamo parlato di tutto tranne che di me. Non volevo darle un dispiacere.

Tutto si sarebbe aspettata tranne che suo figlio fosse gay.

Venerdì: Ha letteralmente diluviato, nessuno se lo aspettava. 

Il mondo era così silenzioso che il rumore della pioggia é riuscito a sovrastare persino le voci dentro di me.

É stata una bella giornata per me.

Sabato: É tornata mia madre, con lei c'era anche il mio patrigno. 

Domenica: Il parroco é venuto da me per me benedirmi. Era solito venire una volta ogni tre/quattro mesi. 

Di solito ascoltavo le sue parole e gradivo la sua visita ma questa volta no. Mi sono sentito sporco ed indegno. 

Se ero realmente gay, la Chiesa non poteva più accettarmi.

Quando mi ha confessato mi sono sentito morire.

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Lunedì: É venuto lo psichiatra e mi ha somministrato nuovi farmaci. Li ho presi tutti e poi mi sono addormentato.

Martedì: La stessa infermiera che avevo definito "la mia preferita" mi ha detto che avevi chiesto di me.

La notizia però non mi ha fatto né caldo, né freddo.

Mercoledì: Sono sceso in cortile nonostante fosse una giornata uggiosa perché sapevo che tu non ci saresti stato.

Giovedì: Ho capito di non volerne più sapere di te perché eri tu la causa del mio "male".

Se non fosse stato per te, infatti, non avrei scoperto la mia vera indole. 

Venerdì: Ho dormito tutto il giorno.

Sabato: Ho fatto dei prelievi di sangue.

Domenica: Mia madre é tornata, ha detto di vedermi meglio rispetto alla settimana prima.

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Lunedì: Diana mi ha detto di volermi vedere, le ho detto di non sentirmi bene e di non passare quel giorno.

Non me la sentivo di vederla.

Martedì: Era una giornata di sole ed il cielo era pieno di uccelli, ho contato gli uccelli per distrarmi.

Ne ho visti 563.

Mercoledì: Ho letto un libro che mi aveva regalato mia madre a Natale. 

Giovedì: Non ti ho pensato nemmeno per un secondo e sono stato fiero di me proprio per questo.

Venerdì: Diana é venuta. Indossava una minigonna ed un top perché poi sarebbe uscita con un ragazzo. 

Mentre mi parlava di lui ho cercato di concentrarmi sul suo abbigliamento provocante in cerca di qualche segnale che non fossi un omosessuale ma non ne ho trovato neppure uno. 

Avvilito, ho cercato di dare la colpa al fatto che forse lei non mi attraesse.

Sabato: Ho dormito tutto il giorno.

Domenica: Il mio medico ha insistito affinché scendessi a fare una passeggiata nel giardino, era una giornata soleggiata.

Ho camminato per un po' stando attento a non incrociarti, stavo per andarmene via quando ho sentito qualcuno chiamarmi da dietro. 

« Louis, giusto? » mi ha fatto quando ti sei avvicinato. Sono diventato paonazzo in viso dalla vergogna mentre annuivo ma tu non ci hai fatto neppure caso. 

Mi hai chiesto dove fossi finito per tutto quel tempo e ti ho detto di non essermi sentito bene, mentendo su quale fosse stata la causa del mio malore. Poi ci siamo scambiati qualche parola.

Niente di che, potrebbe dire qualcuno a proposito della nostra conversazione, ma per me é stata formidabile. Hai risvegliato in me quei sentimenti tanto agognati ed ero felice che tu l'avessi fatto.

L'ANGELO CADENTE // Larry Stylinson AU (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora