Prologo

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Stavo tornando a casa dopo una lunga giornata di lavoro, ero molto stanca, il mio unico desiderio era di sedermi sul mio letto a fare niente come autoricompensa per il consistente gruzzoletto di soldi guadagnato.
Mi chiamo Shailene, ho sedici anni, sono abbastanza alta, ho gli occhi e i capelli castani chiari e vivo in California.
Questo è tutto quello che c'è da sapere, ovvero le uniche cose certe su di me. Il resto non ha importanza.
Non sono una persona precisa, nè una persona ordinata. Diciamo che vado d'accordo col mio disordine, sia fisico che mentale.
Mi piace definirmi una "disordinata mentale" perché riassume in due parole il mio modo di avere per la testa mille pensieri sparsi senza una logica, ma fare e dire qualunque cosa senza riflettere. Come avere la stanza piena di oggetti che non ti servono a niente ma non puoi buttare via. Questa è la mia mente.
Tornando al mio lavoro, quel giorno mi era toccato badare ai bambini degli Hidd, una delle famiglie più ricche della piccola città in cui vivo con mia madre e mio fratello.
Quando non sono a scuola lavoro come baby-sitter per racimolare un po' di soldi e aiutare mia madre con le spese.
Vado d'accordo con i bambini. Certo, sono una disordinata mentale, mi vedono più come una loro coetanea che come una figura responsabile e di riferimento.
Purtroppo mio padre è scappato tre anni fa con un'altra donna lasciando mia madre alle prese con due figli. E dico "purtroppo" perché se cercassi un'altra espressione in mezzo al mio casino mentale, troverei solo delle offese.
I quattro figli degli Hidd sono famosi per essere i bambini più viziati e maleducati del quartiere, sono parecchio impegnativi.
Si, vado d'accordo con i bambini, ma fino a un certo punto.
Però ero di buon umore perchè non mancava molto tempo alla mia partenza per La Paz, una città meravigliosa sul mare dove vive la sorella maggiore di mia madre con la sua famiglia.
Quando sono a La Paz dimentico tutto ciò che mi preoccupa per lasciare il posto al divertimento.
Mio cugino Robert, poco più grande di me, è il mio migliore amico.
Io non ho molto tempo per gli amici, più che altro ho molti "conoscenti" con cui non vado oltre al buongiorno quando li incontro la mattina.
Non ho tempo neanche per un ragazzo. Non che al momento sia una delle mie priorità.
La maggior parte dei pochi veri amici che ho li vedo solo a La Paz. Punto.
Entrai in casa usando la chiave che mia madre nasconde sempre sotto lo zerbino.
Mio fratello Cody stava giocando con un areoplanino di carta, uno dei suoi passatempi preferiti, e mia madre era al telefono.
<Si. Ma si sta ancora ambientando, magari è solo questione di tempo. Ah allora vanno d'accordo. Bene. Molto bene. Ma si dai.> la sentii parlare da dietro la porta chiusa della sua camera.
Incuriosita dagli spezzoni di conversazione che sentivo, corsi in camera mia e alzai la cornetta di un altro telefono fisso, collegato a quello che sta usando mia madre, per origliare la conversazione.
Lo faccio spesso, anche se so che è un gesto scorretto, non posso farne a meno.
La mamma parlava con mia zia, parlavano dell'Inghilterra e citarono più volte un certo Theodore, ma allora non sapevo ancora di chi parlassero.
Quando la conversazione finì mi ritrovai ad essere ancor più confusa di prima, un'altro inutile pensiero nel disordine, e decisi di cominciare a fare le valigie sia per me che per mio fratello.
Per tutta la sera mia madre ripetè che sarebbe stato tutto diverso, più divertente.
Ancora non mi voleva rivelare di cosa stesse parlando con sua sorella, nonostante le mie continue suppliche.

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Allora, se stai leggendo questa storia, grazie.
Da ora in poi posterò un capitolo ogni lunedì (dato che è una giornata di merda almeno cerco di rallegrarla un po').
Bye:)

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