—Le serve aiuto?
Alzò lo sguardo e vide la donna che le aveva indicato gli scaffali qualche giorno prima.
Gli occhi chiari della donna erano sgranati e un sopracciglio era alzato.
Elisabeth si alzò velocemente, spostandosi una ciocca di capelli color rame dietro le spalle. Riguardò quel punto sul tavolo e sgranò gli occhi: la tavola era candida, nessun simbolo era intagliato nel legno.
—Si sente poco bene?
La voce della donna era vicina, infatti, quando alzò lo sguardo, la vide avvicinarsi; la preoccupazione e la confusione balenavano sul suo viso.
Liz prese la sua borsa dalla panca, stringendola al petto.
—Mi scusi ma ora devo andare— disse velocemente, superando la donna con un passo.
◇
—Non preoccuparti, non devi agitarti. Va tutto bene.. Va tutto molto bene. È la stanchezza.
Le parole sussurrate di Liz invasero le strade affollate. Le sue mani si muovevano freneticamente sulla tracolla in pelle della borsa, attirando numerosi sguardi curiosi, ai quali non fece molto caso.
Le dita le tremarono e le mani erano sudate quando una porta arrugginita catturò la sua attenzione e il numero grigio sul muro le diede la conferma di essere arrivata.
Aveva letto l'indirizzo due giorni prima sul giornale, aveva cerchiato in rosso il piccolo spazio pubblicitario, ma non gli aveva dato molta importanza. Una parte di lei sapeva che stesse riponendo troppo speranze in una cosa sbagliata, in una cosa nella quale lei non aveva mai creduto.. ma, d'altra parte, pensava che fosse l'ultima cosa possibile da fare per buttarsi tutti gli incubi alle spalle e ricominciare a vivere serenamente la sua vita.
Chiuse una mano a pugno, tanto forte da temere di sanguinare sentendo le sue unghie conficcarsi nella pelle; il suo intento era quello di bussare alla porta ma, quando la sua mano pallida sfiorò la porta, questa si spostò con un lento cigolio.
Trattenendo il respiro, oltrepassò il gradino, abbassandosi per non farsi male alla testa. La luce fioca illuminava un tavolo colmo di polvere con dei tarocchi e due sedie in legno scuro, sulle mensole erano disposti dei contenitori in argilla e dei libri polverosi dalle copertine scure e vittime del tempo. Si avvicinò ad un libro, muovendo la mano davanti a lei per non respirare troppa polvere.
'Leggere la mente', 'la magia dei tarocchi', 'l'immortalità', 'formule inverse'. Sfiorò appena quello dell'immortalità, ma si bloccò quando sentì una porta sbattere violentemente. Si girò, scorgendo una signora anziana pulirsi un grembiule con le mani sporche, formando diverse strisce nere. La donna fece una smorfia, strofinandosi le mani. I suoi capelli erano grigi e raccolti in modo disordinato con una pinza, non indossava collane o bracciali ma solo un piccolo anello nero all'indice. Fece qualche passo appoggiando la mano sulla mensola con altri libri, poi alzò lo sguardo. Il viso le s'illuminò e sorrise ad Elisabeth, mostrando i suoi denti leggermente ingialliti.
—Cara, ti sei per caso persa?— il suo tono era gentile, i nervi di Elisabeth si affievolirono di poco.
Prese stupidamente un ampio respiro, tossendo per la troppa polvere.
—Non mi sono persa, ho bisogno del suo aiuto.
La donna la guardò con un sopracciglio alzato, indicandole una sedia vicino al tavolo, —accomodati pure, sono sorpresa di vedere una ragazza nel mio locale: non mi capita da anni— sussurrò, avvicinandosi alla sedia vuota. Sembrava perplessa.
—Ho letto il suo annuncio sul quotidiano e mi sono interessata alla sua abilità nel comprendere i sogni, nel capirne il significato— Elisabeth unì le mani in una presa ferrea, poggiandole sulle gambe.
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Milites ×Find Yourself× {IN REVISIONE}
Fantasy🐦: @fireinthesoulx «Aveva la costante sensazione di sentirsi terribilmente estranea dal mondo che la circondava; "È un periodo dell'adolescenza, è normale che tu abbia questo presentimento.", le dissero. Non era un presentimento.» Cresciuta...