30 - Buona Battaglia, Milites

3 2 0
                                    

Il ragazzo, con i capelli stretti in un condino alto per non distrarlo, stringeva il manico di una spada, indirizzando questa con violenza sul busto del manichino, segnandolo, lasciando un taglio sottile e profondo.

—Bel colpo, allenatore,— la voce ruppe il silenzio, interrompendo la lama che, alzata in aria e abbassata, scandiva il tempo e interruppe quel leggero rumore quasi inesistente dell'aria che veniva colpita.

—Grazie,— rispose Tyler, senza girarsi verso la ragazza ma facendo un passo in avanti per sistemare il manichino mosso per la forza del colpo.

—Ti ricordi quando eravamo piccoli? Un giorno mi dicesti che mi avresti sempre guardato le spalle perché pensavi che io non riuscissi a tenere ferma una spada,— ricordò la ragazza, sorridendo e incrociando le braccia al petto.

—Non sapevi davvero tenere la mano ferma, la muovevi come se l'aria potesse attaccarti,— disse, dandole sempre le spalle. Il suo braccio si allungò fino a predere un asciugamano dalla sedia accanto al manichino.

Il suo non guardarla le fece crescere della rabbia dentro ma non nei suoi confronti, non per il suo atteggiamento ma per il fatto che loro non riuscissero più a guardarsi in viso, a ridere assieme come prima perché c'era questo sentimento che cresceva e che, per la sua stranezza, li spingeva l'uno lontano dall'altro ma questa forza sarebbe stata sconfitta.

Ashley si mise davanti al ragazzo, stringendo le dita al suo braccio per guardagnare la sua attenzione e le mancò il fiato quando i loro occhi s'incontrarono e lei non abbassò il capo ma continuò a fissare gli occhi scuri del ragazzo come se quelli fossero l'unica soluzione e forse lo erano.

—Non so cosa abbia spinto te ad allontarmi, forse io stessa e la mia fortuna è sapere cosa mi abbia spinto lontano da te,— disse, il cuore le batteva forte nel petto, —per quanto questa cosa possa sembrare insensata e adolescenziale, per quanto possa non avere un senso o averne mille, per quanto mi possa rendere debole, esiste e l'ho ingnorata per troppo tempo, ho ignorato quel macigno che si formava nel mio petto quando ti vedevo e io non posso più fare finta di niente.— il groppo il gola le bloccava le parole, facendole mancare il fiato quando lui si abbassò accanto a lei.

—Ashley,— sussurrò ma lei lo interruppe.

—Forse questa sera morirò, forse non ti rivedrò mai più e— il flussso dei suoi pensieri venne bloccato dalle sue labbra che furono accarezzate in modo quasi impercettibile da quelle piene del ragazzo.

Le mancò il fiato quando le sue mani accarezzarono le sue gote arrossate.

—Questo sentimento non sarà mai sbagliato,— sussurrò lui, poggiando la sua fronte su quella della ragazza prima che lei baciasse nuovamente quelle morbide labbra.

Ian era steso sul letto, lanciando una pallina da tennis e riprendendola e, intanto, ripensava alla mattinata passata con Elisabeth per cercare di capire cosa avesse sbagliato ma quel momento venne interrotto da un bussar forte sulla porta di legno.

Si alzò dal letto, lasciando che la pallina gialla cadesse sul letto e aprì la porta rimandendo immobile quando vide la ragazza, che aveva occupato i suoi pensieri poco prima, davanti a lei con un libro al petto chiuso con un suo sottile dito che segnava delle pagine.

—Liz? Tutto bene?— chiese Ian, vedendo che la ragazza aveva perso ogni colore in viso e che lo guardava come se stesse cercando di capire qualcosa dalla sua espressione interrogativa.

Il ragazzo non ebbe una risposta bensì Elisabeth allungò a lui il libro, aprendolo dove era presente il dito e Ian lesse velocemente il titolo per poi riportare lo sguardo su di lei.

—Sono io, non è così? Lo siamo io e Brandon? Come potrebbe essere possibile?— chiese con un sussurro e guardando in viso il ragazzo capì che lui non potesse saperne più di lei in quel momento.

Milites ×Find Yourself× {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora