Elisabeth aprì e chiuse le labbra più volte, indecisa su quale avrebbe potuto essere la risposta migliore.
-Grazie- sussurrò, -ma sto bene, è solo una reazione stupida e insensata- disse scuotendo la testa.
Ian non ebbe bisogno di sentire altro, così si immerse nella semi oscurità del corridoio. Elisabeth fece lo stesso e si accorse che il corridoio non fosse tanto scuro quanto aveva percepito.
Ai lati dei quadri, raffiguranti paesaggi, erano disposti dei piccoli diffusori di luce da incastro, riccioli dorati dai quali si prolungava la luce fioca. Le decorazioni erano tutte molto in concordanza fra loro.
Ian sorvolò diverse porte in legno. Liz non guardava davanti a lei, ma i suoi occhi cercavano di capire le incisione sul legno di una porta quando sbatte contro qualcosa. Alzò lentamente lo sguardo per poi rendersi contro di aver sbattuto contro Ian, il quale stava aprendo una porta simile alle altre.
Lei lo guardò negli occhi, lui fece lo stesso per qualche frazione di secondo, prima di entrare nella stanza.
-Questa stanza è stata la tua per tre mesi, quindi credo che tu la voglia indietro. E' la numero tre, abbastanza vicina alle diverse sale,- disse, posando lo zaino della ragazza su una scrivania.
La stanza era forse la più bella stanza che i suoi occhi avessero mai visto. Il letto fu la cosa che attirò maggiormente la sua attenzione, con il suo schienale alto e maestoso, il suo piumone candido e i suoi cuscini ricamati. Una parete era interamente occupata da una libreria per metà vuota, una scrivania rivestita da una lastra in vetro era stato posizionata in uno spazio ampio ricavato dalla libreria, la sedia era sempre in legno. Le pareti erano di un rosa molto chiaro e il soffitto era color panna. L'armadio era molto ampio, troppo per quelle poche cose che aveva portato.
-Malcom non ha voluto abbellire le pareti, non conoscevamo molto i tuoi gusti a livello artistico, poi tua zia...- si bloccò quando Elisabeth si girò verso di lui, inspirando fortemente, -Rosalynn ci ha detto che ti piace attaccare foto sulle pareti- disse, passandosi una mano tra i capelli per spingere indietro il ciuffo che gli era caduto su un occhio.
Elisabeth annuì, guardandosi intorno, -Sì, grazie mille, mi piace davvero molto; non pensavo di amare questo stile.
-Sapevo che ti sarebbe piaciuto lo stile, quando eri piccola lo amavi. Avevi tre mesi e gattonavi in giro per casa, osservando tutto con gli occhi spalancati; Malcom ci ha parlato spesso di te quando eri nell'istituto,- sospirò.
Elisabeth gli sorrise. Lui l'ha sempre conosciuta e lei ha passato giorni senza sapere il suo nome.
-Tu sapevi chi fossi quando io ti ho visto la prima volta, eppure eri sorpreso quando ho notato il simbolo. Perché? Dico, non te lo aspettavi?- gli chiese Elisabeth, avvicinandosi solo di qualche passo.
-Solo che...- iniziò, ma poi si bloccò, aprendo e chiudendo le labbra senza produrre alcun suono. Fissò un punto della parete e poi riportò lo sguardo su di lei, -Pensavo che tu non avessi la vista tanto rilassata da poter vedere il marchio sulla pelle. Sapevo che fossi tu, sapevo che il simbolo ti stesse cercando e mi ero avvicinato per sentire se ne parlassi.
-Fiera di averti deluso, allora.
Elisabeth rise e Ian abbassò lo sguardo, lasciandosi scappare una lieve risata e annuendo quando alzò il capo.
-Andiamo, ti faccio vedere dov'è la cucina, ci staranno sicuramente aspettando.
Lui fece un passo verso la porta ma Elisabeth allungò una mano, poggiandola sul suo braccio e bloccandolo.
- Azlhay- disse e quel nome fece voltare il ragazzo con un'espressione allarmata sul volto, -Perché Malcom era tanto agitato?
Ian la guardò per qualche secondo, senza proferire parola, poi disse: -I suoi antenati erano alleati di Stephan e Amanda. Lui crede che lei sia ancora alleata alla loro famiglia e ritiene che nessun loro alleato debba sapere che i milites stiano tornado. Loro non devono sapere che siamo più forti di prima. Sappiamo già come agiranno in un possibile combattimento e questo li spiazza.
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Milites ×Find Yourself× {IN REVISIONE}
Fantasy🐦: @fireinthesoulx «Aveva la costante sensazione di sentirsi terribilmente estranea dal mondo che la circondava; "È un periodo dell'adolescenza, è normale che tu abbia questo presentimento.", le dissero. Non era un presentimento.» Cresciuta...