18 - Creature Dell'Oblio

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CREATURE DELL'OBLIO

«L'uomo non è fatto
per la sconfitta.Un uomo
può essere distrutto,
ma non può essere sconfitto»

-Ernest Hemingway.

La sveglia di Rebecca suonò circa trenta minuti prima del solito orario, interrompendole il sonno. Conoscendosi, non tentò di continuare a dormire, sapendo che non sarebbe riuscita ad addormentarsi prima di circa venti minuti, facendo successivamente tardi non solo per la colazione ma anche per l'allenamento. Prese così la tenuta d'allenamento dall'armadio ed entrò nel bagno. Lasciò che il getto dell'acqua tiepida le invadesse i sensi, liberandola dalla solita stanchezza mattutina e la preparasse meglio alla giornata che stava per affrontare.

Malcom aveva ordinato un maggior numero e un maggior livello di difficoltà riguardante l'allenamento e il suo sonno disturbato non avrebbe giovato alla sua forza fisica, decidendo di far affidamento agli zuccheri della colazione.

Canticchiò una canzone che spesso aveva in mente quel periodo, era più che altro una piccola canzoncina che Helena, una delle domestiche della casa, era solita cantare mentre spolverava.

Si avvolse il corpo con l'asciugamano e abbassò la testa per fare lo stesso con i capelli biondi; le punte che uscivano di poco, lasciando che le piccole gocce si disperdessero sull'asciugamano attorno al suo corpo. Prese il cellulare per controllare l'ora e, quando vide che mancavano ancora circa cinque minuti alle sette, decise di godersi quei pochi minuti di silenzio applicando delle creme sulle gambe e sulle braccia.

Aveva sempre amato la sensazione di freschezza che donava una doccia di prima mattina o una crema.

Prese il piccolo barattolo e aprì la porta del bagno. Si voltò per chiudere la porta e, quando si girò verso il suo letto, dovette quasi trattenere un urlo, la crema stretta al petto e la mano che stringeva il punto dove l'asciugamano si incontrava sotto le braccia.

-Calmati, sono solo io,- disse il ragazzo, alzando le mani.

-Perché sei tu?- chiese Rebecca confusa nel vedere Brandon comodamente steso sul suo letto come se lei fosse un ospite nella stanza e non il contrario.

-Ho sentito la tua sveglia e ho capito di non essere l'unico sveglio- disse lui, poi si sporse verso una mensola al lato del letto, prendendo un libro dalla copertina colorata e raffigurante un ragazzo in bianco e nero di profilo con delle ali, che sembravano spruzzi di colore e che spuntavano dalle scapole.

Rebecca si avvicinò velocemente al ragazzo, strappandogli il libro dalle mani. Brandon la guardò come se lei avesse ucciso qualcuno davanti ai suoi occhi.

-Potevo essere nuda,- disse lei, innervosita dal suo comportamento.

-Non usciresti mai nuda dal bagno, ti conosco fin troppo bene,- disse, alzandosi dal letto e sistemandosi la parte inferiore della tuta.

Rebecca ispirò profondamente, cercando di non distruggere quella sottile bolla di positività con la quale aveva intenzione di iniziare la giornata. -Cosa vuoi, Brandon?

Brandon si avvicinò alla scrivania, passando lo sguardo sui tanti disegni protetti da una sottile lastra di vetro. -Parlare, non lo facciamo da molto.

-Parliamo di come rispettare i limiti? Parliamo dello spazio minimo di vita di qualsiasi individuo? Ti farebbe bene dare un piccolo ripasso- disse ironica, prendendo degli indumenti puliti dalla piccola e curata poltrona accanto a lei.

-Avevo quasi dimenticato la tua simpatia,- sbuffò, alzando gli occhi al cielo e voltandosi verso Rebecca, poggiando le mani contro il vetro trasparente.

Milites ×Find Yourself× {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora