9 - Non è pronta

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«Bisogna sempre avere il
coraggio di avere le proprie idee
e non temere le conseguenze
perchè l'uomo è libero
solo quando può
esprimere il proprio pensiero
senza piegarsi ai condizionamenti»
-Charlie Chaplin

Liz non aveva mai passato una notte più difficile di quella che si stava per lasciare alle spalle. Il polso continuava a bruciarle anche dopo la formazione del simbolo e aveva passato gran parte della notte a tamponare con un asciugamano bagnato e a ricoprirsi la pelle arrossata con strati su strati del ghiaccio spray trovato nel kit di pronto soccorso in bagno, nella speranza di alleviare il dolore.

Aveva dormito circa due ore e, quando il dolore non si presentò come degli aghi nella pelle, la sveglia suonò.

Allungò la mano verso il comodino, gli occhi ancora chiusi, e prese l'oggetto di tanto odio. I suoi polpastrelli sfiorarono la scatola di plastica fino a sfiorare un pulsante sul retro e lo premette, riuscendo a spegnerla. Allungò le braccia e aprì gli occhi, vedendo l'ora lampeggiare sul piccolo schermo della sveglia. Erano le sei e trenta e alle sette doveva trovarsi nella sala per la colazione.

Si alzò e vide un baule di medie dimensione ai piedi del letto, un post-it bianco su questo era macchiato da una scrittura elegante.

Ogni miles necessita la propria tuta da combattimento, tua madre sarebbe fiera di vederti indossare la sua,

Malcom .

Il cuore le batteva forte nel petto; si sedette accanto al baule, lo aprì con le dita tremanti e uscì una tuta da combattimento simile a quella di Rebecca del giorno prima.

La strinse al petto e prese degli anfibi neri opachi dal baule.

Erano le prime cose da lei viste e toccate della madre.

Strinse tutto al petto e corse in bagno per cambiarsi, la stanza che l'accolse non era grande ma abbastanza capiente per un box doccia e altro; le pareti turchesi rendevano l'aria, stretta dalle quattro mura, accogliente .

Si sfilò velocemente i vestiti, appendendoli al gancio e si rinfrescò il viso con dell'acqua fresca, bagnandosi anche un po' i capelli, che sembrarono più scuri, e si lavò i denti.

Prese la tuta e infilò prima le gambe, poi le braccia. La zip era sotto al braccio destro, quindi riuscì ad alzarla facilmente.

La taglia era giusta, solo le gambe erano un poco più lunghe rispetto alla tuta, lasciando intravedere la caviglia, ma gli anfibi coprirono quei pochi centimetri di pelle.

Accarezzò il tessuto e si accorse che non fosse cuoio bensì un tessuto elasticizzato e morbido sulla pelle, simile a quello di una muta da sub. Sulla schiena era imbottito con un tessuto simile alla spugna, così anche sui gomiti e all'altezza delle ginocchia. Gli anfibi erano comodi, seppur di una taglia più piccola ma l'emozione non le fece pesare ciò.

Uscì dal bagno e prese il cellulare della scrivania. Erano le sei e cinquantacinque. Decise di non prendere nulla e si chiuse la porta alle spalle. Spostò lo sguardo sul corridoio e vide Rebecca intenta a chiudere la porta accanto alla sua, della stanza numero due.

La ragazza si voltò e osservò Liz con un'espressione senza emozioni se non disprezzo, un disprezzo senza giustificazioni.

Milites ×Find Yourself× {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora