22 - Visite e scomparse

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-Non muoverti,- sussurrò con un tono di voce che non permetteva eccezioni. Liz si bloccò, guardandosi intorno alla ricerca di un qualcosa che potesse fungere da arma. Prese una pietra non molto appuntita ma abbastanza pesante.

Anche Ian si guardò intorno e prese un ramo doppio. Lo rigirava fra le mani come per dargli energia e si avvicinava lentamente ad un albero dal tronco imponente. Liz si stupì di quante armi un uomo potesse usare, armi non costruite, non lavorate con macchine, ma armi date dalla stessa natura che dà la vita agli esseri umani: li nutre e li aiuta a proteggersi.

Liz poté vedere le spalle di Ian alzarsi come non pensava che fosse possibile per alcun umano, poi egli iniziò a correre, quasi sfiorando il terreno, verso l'albero. Una volta arrivato a qualche metro di distanza, saltò, avvicinando le ginocchia al petto, allungando il salto, fino ad arrivare direttamente al lato del tronco. Quando i suoi piedi furono stabili sul terreno umido, lui allungò il braccio con il tronco stretto nella mano.

-Ehi bello, calma i tuoi istinti.

Liz non poté fare a meno di sgranare gli occhi al sentir quella voce. Avvertì il sangue bloccarsi e solidificarsi in piccole schegge nelle vene che gli pizzicavano, pensò di avere il cuore in gola per quella sensazione che le impediva di respirare.

Ian si voltò lentamente verso Elisabeth che aveva gli occhi fissi sul tronco, come se potesse impedirgli così di muoversi. Abbassò il braccio con il quale aveva bloccato il corpo del ragazzo, facendo così aderire la sua schiena al legno. Nella sua mente i ricordi di quel ragazzo ebbero contorni sempre più definiti.

-Abbiamo visite, - sussurrò lui con il solo scopo di attirare anche solo per un secondo la sua attenzione e far venir meno lo strato lucido che stava coprendo i suoi occhi.

Il ragazzo finse un colpo di tosse per attirare l'attenzione di Ian e, quando riuscì nella sua impresa, mosse la mano verso di lui come se stesse cacciando delle mosche e disse: -Scusami,-, facendolo indietreggiare quel poco che gli bastava per uscire dal suo piccolo nascondiglio.

Quando fu di fronte ad Elisabeth, questa riuscì solo a sussurrare il suo nome come se non avesse più forze, come se il solo guardarlo potesse prosciugarle energia.

-Matt.

-Oh, allora ricordi il mio nome? Pensavo che l'avessi dimenticato come il mio numero e come il tuo presunto viaggio in Italia,- disse lui, incrociando le braccia al petto, guardandola come se lui stesse avendo la meglio in un battaglia che non era compresa fra le conoscenze di Elisabeth.

-C'è una spiegazione a questo.

Matthew rise; una risata caratterizzata da tutt'altro che divertimento.

-Il motivo l'ho capito, solo pensavo che tu fossi una ragazza d'altri livelli,- il suo sguardo cadde su Ian e lo guardò con gli occhi pieni di disgusto e rabbia.

Elisabeth capì e scosse la testa, -Ma cosa pensi? Non è per lui che mi sono dovuta allontanare,- si affrettò smentire, nonostante la sua coscienza le stesse dicendo di non farlo, -Non avrei accettato di allontanarmi da... da te per un qualsiasi ragazzo,- lei era a conoscenza del fatto che lui già lo sapesse, ne avevano parlato molte volte quando uno dei due si fidanzava o solo era attratto da qualcuno.

-Questa dovrebbe essere una conversazione privata,- sussurrò Matthew, marcando la parola "privata" mentre poggiava i suoi occhi celesti su Ian, il quale sembrava del tutto non toccato da questo.

Ian guardò Elizabeth, come se potesse capire il suo volere solo guardandola; Liz ricambiò lo sguardo e si limitò ad annuire, come se gli stesse dicendo: «vai che qui me ne occupo io».

Milites ×Find Yourself× {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora