26 - Qualcuno Per Cui Lottare.

11 3 0
                                    



—Buongiorno— sussurrò Ian quando si sedette al tavolo per la colazione; erano presenti Elijah e Malcom.

L'uomo scrutò il ragazzo, che aveva appena parlato, senza rispondere, come aveva fatto anche con Elijah. Quest'ultimo aveva salutato l'amico sussurrando uno stanco —'Giorno,— come se quelle parole fossero state tirate dalle sue labbra.

—Gli altri?— chiese Malcom, guardando la parete di fronte a lui.

Elijah, che cercava di rompere quella fastidiosa bolla che si era formata, rispose con un'alzata di spalle, dicendo a gran voce: — staranno arrivando.

Nonostante Elijah avesse parlato con il tono di voce che Malcom lo aveva sempre stimolato ad utilizzare, il ragazzo non ottenne né uno sguardo, né una risposta.

Ian cercò di trattenere le parole che premevano nella sua gola ma, quando Rebecca entrò nella sala pranzo dicendo ad alta voce : —Buongiorno, — senza ricevere più di uno sguardo stufo, strinse la forchetta fra le dita e le parole caddero dalle sue labbra senza che lui potesse trattenerle.

—Questo sarebbe il tuo modo per farci star zitti?—chiese con gli occhi che fissavano quel viso che aveva un'espressione di pura stanchezza mentale che non poteva passare inosservata a degli occhi attenti.

—Vi mostro come ci si deve comportare, — disse con un tono di voce tanto basso che Rebecca pensò inizialmente di aver capito male.

—Ignorare le cose?— rispose allora Ian, poggiando la forchetta sul tavolo e alzando velocemente lo sguardo sull'uomo che dovrebbe essere il suo tutore, la persona che dovrebbe proteggerlo e la persona nella quale lui dovrebbe avere totale fiducia.

—Comportarsi in modo onorevole!——Malcom alzò lo sguardo sul ragazzo, sbattendo una mano sul tavolo con un colpo tanto veloce che Rebecca pensò che fosse un colpo trattenuto.

La ragazza allungò le gambe, fino a dare un leggero calcio, sotto al tavolo, alla gamba di Ian che gli stava di fronte.

Elijah aveva allontanato le labbra e stava per parlare quando Malcom si alzò e, con passi pesanti come se volesse segnare il suo cammino, uscì dalla stanza, ignorando Liz che stava entrando nella sala, quasi spingendola.

Elisabeth entrò nella sala da pranzo quando Ian si alzò, pronto per seguire il suo alfa ma, quando vide la ragazza, il suo respiro divenne più calmo e il suo petto non si muoveva tanto velocemente quanto poco prima.

Elijah non si fece fermare dal comportamento del suo tutore e uscì dalla stanza, seguendo l'uomo. Rebecca, sapendo che Elijah fosse fin troppo su di giri per avere un'altra conversazione simile con Malcom, si alzò subito dopo e camminò con passo veloce cercando di prendere il braccio dell'amico.

Ian sbuffò sonoramente e, poggiando le braccia sul tavolo, si mise i pollici sulle tempie. Elizabeth si avvicinò, gli mise le dita attorno ai polsi e gli tirò dolcemente le braccia.

—Cerca di non pensarci,—disse, muovendo lentamente le sue braccia. Ian alzò lo sguardo sul viso della ragazza, con un movimento rapido riuscì a far venir meno la sua presa dai suoi polsi e a prendere le mani di lei.

—È solo che non mi sta nascondendo qualcosa come un gioco, mi sta nascondendo qualcosa che potrebbe cambiare tutto.

Elisabeth rimase in silenzio perché lei non capiva quale potesse essere il problema: Malcom, per quel poco che aveva potuto comprendere e osservare, aveva sempre agito con i ragazzi e non contro.

—Ma basta parlarne; non si risolverà nulla se ne parlo,— disse dopo essersi sentito pressato da quel silenzio che non si poteva ignorare, —Hai dormito bene o hai avuto problemi con il farmaco? So che far perdere il sonno o fa venire incubi,— disse quando lei si sedette accanto a lui, si lasciarono le mani e Liz prese la caffettiera e versò del caffè in un tazza e fece lo stesso con il cioccolato e il latte.

Milites ×Find Yourself× {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora