23 - Milites Donorum.

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Matthew volle entrare nell'Istituto, era come se un bambino avesse visto la casa del suo supereroe preferito e volesse entrare a tutti i costi.
Elisabeth si sentiva sollevata del fatto che lui l'avesse preso come se fosse uno scherzo o come se fosse una bella storia; nonostante ciò aveva più volte detto all'amico che non sarebbe stato opportuno entrare come se nulla fosse, cercando di fargli intendere quanto la sua vita potesse essere messa a soqquadro entrando.
—Perché non mi hai mai detto prima di questo... di questa bellezza? Tu potresti salvare il mondo! Potrei vedere la mia migliore amica su un giornale!— aveva più volte esclamato e Liz si era limitata ad annuire e anche a sorridere per il suo carattere e per avere accanto quel migliore amico che credeva di aver perso.
Visto che Matthew aveva il bisogno di rientrare in casa perché sua sorella necessitava la sua presenza, dovette chiedere delle indicazioni ad Elisabeth, che accettò di accompagnarlo, trovando così anche il modo per vedere sua zia, con la quale il rapporto si stava ristabilendo lentamente nonostante sapesse che non sarebbe tornato come prima in così poco tempo.
—Come si diventa un Miles?— aveva chiesto improvvisamente mentre camminavano, calciando una piccola lattina che rotolò davanti ai piedi di Elisabeth.

La lattina si scontrò contro i suoi piedi immobili.
—Beh,—Liz riprese a camminare lentamente, guardando davanti a sé cercando una risposta, —non so bene se esista un modo per diventare Miles, penso che l'unico modo sia quello di avere dei genitori Milites; nel mio caso è andata così,— rispose con un'alzata di spalle, pensando che avrebbe dovuto chiedere informazioni o recarsi in biblioteca.
—Non riesco ancora ad immaginare che i tuoi non siano morti mentre cercavano di portare la spesa in casa ma per difendere la popolazione mondiale da un attacco di mostri a cinque teste, è pazzesco!— disse entusiasta, poi il suo viso perse ogni singola espressione e ogni colore; si voltò verso Elisabeth con gli occhi sbarrati, —Scusami, non volevo dire che la loro morte sia stata fantastica, è stata una cosa orrenda, ovviamente. Io non so cosa...—

Elisabeth lo bloccò alzando l'indice e sorridendogli lievemente con l'intento anche di far venir meno il dolore al petto, aveva capito che i suoi genitori sarebbero stati nominati e stava lavorando per cercare di mantenere un certo controllo, nonostante loro avessero indicato il suo tallone d'Achille dalla più giovane età.
—Non ti devi preoccupare, è come prima; solo mi preoccupo per te,— disse, nascondendo un sorriso quando lui corrugò la fronte, esprimendo confusione, —Mostri a cinque teste? Quali serie tv segui, si può sapere?
Matthew rise e anche lei, poi le mise un braccio sulle spalle e le si mise davanti, entrambi si sorrisero e Liz poggiò la sua testa sul petto tonico dell'amico, sentendo il battito cardiaco irregolare del ragazzo. Le vennero i brividi al pensiero di star abbracciando qualcuno che prima aveva l'anima lesa a causa sua e di star abbracciando colui che esprimeva ancora un certo rapporto con la sua vita di qualche mesa prima: la vita di una semplice ragazza con un amico incontrato a scuola che si divideva fra studio, passioni e amicizie.

Matt si beò inizialmente di quella presenza, poi si affrettò ad avvicinarsi al corpo dell'amica e a stringerla anche con l'altro braccio, che mise sulla sua schiena.
—Mi sei mancato troppo,— sussurrò lei, strofinando delicatamente la fronte sulla maglia dell'altro.
—Mi sembrava di stare in apnea senza di te ogni giorno al mio fianco,— sussurrò lui di rimando, stringendola maggiormente come se avesse paura che lei potesse scappare nuovamente da lui; Liz capì il motivo di quel gesto e, pur volendo sussurrarli "io da qua non mi muovo più", sapeva che l'avrebbe fatto; ogni suo muscolo sembrava paralizzato, come se le sue braccia fossero dei tentacoli di un Koorp e la stessero colpendo ripetutamente.
I ricordi della notte precedente si fecero nuovamente presenti nella sua mente e lei si impegnò per non provare maggiormente quella paura e quel costante senso di impotenza quando cadeva.
Quella piccola bolla che si era formata attorno a loro venne meno quando qualcuno parlò, o meglio: urlò.
—È lei!
Elisabeth si voltò immediatamente quando senti quella voce. Le sue braccia tremarono all'immagine che le si presentava davanti: la donna anziana che l'aveva cacciata mentre lei ricercava il significato del sogno indossava un maglione largo e i suoi capelli erano raccolti da un bastoncino: era la strega Azhlay e le tremarono i muscoli alle parole di Ian riguardo la donna. Il suo indice indicò senza tentennamenti la ragazza che, immobile, guardò la scena per qualche breve secondo che le sembrò infinito.

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