19 - Nessuna squadra

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UN PRIMA E UN DOPO

Ian, tenendo il corpo inerme di Elisabeth fra le braccia, entrò nell'istituto e, sapendo di non poter far nulla da solo, urlò i nomi dei suoi compagni di squadra, sperando che qualcuno potesse sentirlo, anche se la tua energia gli permetteva a malapena di parlare con un tono di voce medio.

-Elijah... Brandon,- sussurrò con un tono di voce tanto basso che le sue stesse orecchie non percepirono alcun suono. Si appoggiò al muro, sentendo le sue gambe piegarsi e la sua vista appannarsi lentamente.

Il sangue si bloccò nelle braccia e la testa girò velocemente.

Il suo corpo scivolò lentamente contro il muro e strinse Elisabeth, pensando che il suo corpo potesse cadere.

Chiuse gli occhi, impotente e incapace di fare altro.

Il sole illuminava la stanza, il riflesso della tenda bucherellata era presente sul viso e sulle braccia di Elisabeth, uniche parti del corpo non coperte dal lenzuolo candido e leggero. Le ciglia lunghe e folte sfioravano gli zigomi e le labbra, leggermente dischiuse, davano l'idea di tranquillità.

Elisabeth sentiva gli occhi appiccicosi, tanto che le fece quasi male aprirli.

Riconobbe degli archi alla sua destra e alla sua sinistra, entrambi d'oro e retti da piccoli angeli che sembravano sofferenti, alcuni avevano la testa bassa e reggevano, con una sola mano, la struttura.

Una ciocca di capelli le accarezzava fastidiosamente il viso ma non riuscì ad alzare un dito, che una fitta le colpì il braccio, facendole mancare il fiato.

-Oh, eccoti qui dolcezza,- disse una donna alta e con una struttura fisica perfetta. I capelli neri erano racconti in una semplice treccia che le ricadde di lato quando si abbassò, prendendo una fiala dalla parte più bassa di quello che sembrava un carrello. -pensavo di doverti somministrare altro Curcamo, ma vedo che non ne hai bisogno; mi hai tolto un grande problema.

-Curcamo?- chiese Elisabeth in un sussurrò, sentendo le corde vocali bruciare come se quelle parole fossero state del fuoco e che nella sua gola fosse presente della benzina o dell'alcol.

La donna le sorrise quando Liz cercò di alzarsi, trattenendo il respiro per il dolore lancinante alla schiena. Si avvicinò le mise fra le mani un telecomando verde con dei comandi bianchi. Elisabeth capì e alzò la spalliera del letto premendo il pulsante corrispondente sul telecomando.

-Il Curicamo è un'eccitante. Serve per far riprendere un corpo. Ho dovuto somministrarti quattro fiale di Curicamo prima di vedere i tuoi occhi verdi e, devi credermi, non è stata una passeggiata perché eri del tutto disidratata e le tue vene erano scomparse,- le porse un bicchiere d'acqua e, quando Elisabeth bevve un sorso, riconobbe subito il limone.

Il liquido era piacevolmente fresco contro la sua bocca e la sua gola.

-Da quanto sono qui e Ian come sta?- chiese dopo aver poggiato il bicchiere su un piccolo mobile accanto al suo letto. La donna sorrise e riprese il bicchiere in vetro, poggiandolo sul suo carrello e afferrando i manici bianchi di questo; la testa le fece male a quelle domande, come se si fosse sforzata per pronunciare quelle parole.

-E' nella stanza accanto e non si è ancora svegliato e siete entrambi qui da cinque giorni. Avete dormito abbastanza da poter subire Elijah e Malcom,- sorrise divertita, preparando una boccetta con dell'acqua fisiologica e unendo a questa una sostanza gialla e verde.

Solo quando la donna infilò una siringa nella provetta tirando il liquido e avvicinò l'ago a un piccolo tubo, si accorse di avere due flebo collegate da entrambe le mani.

Milites ×Find Yourself× {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora