«Bisogna ritornare sui
passi già dati, per ripeterli,
e per tracciarvi a fianco
nuovi cammini. Bisogna
ricominciare il viaggio. Sempre.
Il viaggiatore ritorna subito»
-Jose' Saramago,
Viaggio in Portogallo.Il cielo era chiaro quella mattina, nessuna nuvola minacciava la giornata, eppure Tyler e Ashley, dopo aver fatto camminare i ragazzi per circa mezz'ora, – quello che loro definivano 'riscaldamento'– erano giunti davanti a un monolocale semplice. Tyler aprì facilmente la porta versando sulla maniglia, raffigurante il simbolo dei Milites, un liquido denso e scarlatto. Tutti non sembrarono farci molto caso ma Elisabeth, una volta capito che fosse sangue, trasalii.
—E' il sangue di Malcom, questa è una delle tante tenute della sua famiglia,— le aveva detto Ian, notando la sua espressione.
Lei si era limitata ad annuire. Pensò che dovesse farci l'abitudine: ai Milites non piacevano le chiavi, loro preferivano cose più... sadiche.
Il monolocale rientrava sempre nei confini dell'istituto e questo poteva far benissimo immaginare ad Elisabeth le dimensioni del giardino e che avesse ancora molti posti sulla lista da visitare; i corridoi dell'istituto stesso rappresentavano un mistero per lei.
La tenuta non era arredata e la carta da parati era tanto vecchia e malridotta che si staccava dalla parete in alcuni punti ed erano presenti diverse bolle d'aria formate dall'umidità.
Tyler e Ashley spostarono un tappeto doppio e polveroso, alzando una nube di polvere che li fece tossire, mostrando una botola che non si poteva distinguere sul pavimento se non ci fosse stata una piccola e sottile maniglia arrugginita.
—Ragazzi,— Ashley si voltò verso di loro mentre Tyler apriva la botola cercando di fare meno rumore possibile, poggiandola poi sul tappeto arrotolato e alzandosi, —Dovete fare molta attenzione nel scendere la scala; non la usiamo da un po' quindi non sappiamo le condizioni di questa. Tyler, va' prima tu, Brandon ti seguirà, poi Elijah, Rebecca, Ian, Elisabeth e io chiuderò la fila,— disse, indicando i ragazzi man mano che li nominava, facendoli radunare uno dietro l'altro nell'ordine da lei prestabilito.
—Non abbiate fretta di scendere, un piede messo male e potrebbe essere la fine,— disse Tyler, facendoli sussultare.
Liz toccò la spalla di Ian, facendolo voltare.
—Siete mai scesi?— sussurrò, avvicinando le labbra al suo orecchio, lui annuì e si avvicinò al suo viso.
—Sì, ma sono passati un paio d'anni. Mi ricordo l'attrezzatura e spero che la puzza non sia la stessa o potrei vomitare.
Quando il suo alito fresco le colpì la pelle delicata sotto l'orecchio e le sue labbra le sfiorarono lo stesso punto, sentì dei brividi sulla schiena che sapeva essersi formati all'idea di scendere delle ripide scale che, da quanto aveva capito, erano potenzialmente scivolose.
—Ian, tocca a te, non ti distrarre e attento a dove metti i piedi.
Liz si era accorta solo in quel momento che Ian si fosse girato e che stesse scendendo lentamente le scale, producendo un rumore come se stesse schiacciando una sostanza densa. Ian le rivolse un piccolo sorriso prima di scendere anche quel gradino e scomparendo nell'ombra.
Si sentì un rumore più forte di quello prodotto da un piede di Ian quando scendeva un gradino, come se fosse saltato per schiacciare la stessa sostanza.
—Allora, Elisabeth, ora devi starmi di fronte e far scendere le gambe tenendoti saldamente ai lati della scala, fai solo attenzione a non scivolare.
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Milites ×Find Yourself× {IN REVISIONE}
Fantasy🐦: @fireinthesoulx «Aveva la costante sensazione di sentirsi terribilmente estranea dal mondo che la circondava; "È un periodo dell'adolescenza, è normale che tu abbia questo presentimento.", le dissero. Non era un presentimento.» Cresciuta...