«Attaccare o fuggire fanno parte dello scontro.
Quello che non appartiene alla lotta
è restare paralizzati dalla paura.»
-Paul Coelho
Elisabeth cavalcava con determinazione, respingendo la voglia di chiudere gli occhi e liberare i capelli castani dalla treccia morbida; Ian le stava davanti, guidandola.
L'estate stava giungendo a termine e questo era reso noto dal fatto che il vento, che le accarezzava il viso non fosse caldo ma leggermente fresco e che i raggi del sole non avessero tanta forza tale da bruciarle le pelle.
Ian fermò il cavallo e scese da questo con un movimento rapido, afferrando prontamente le redini scure; Liz tirò a sé il cavallo, facendolo fermare e indietreggiare.
—Tutto bene?— chiese, sporgendosi.
La velocità con la quale era sceso dal cavallo non poté far presupporre che fosse sceso poiché fossero arrivati.
—Non fare rumore,— sussurrò Ian con il respiro pesante. Elisabeth solo in quel momento si accorse che le dita lunghe di Ian stessero sfiorando lentamente l'elsa della spada, che gli ricadeva delicatamente sulla coscia.
Il ragazzo stava osservando un punto fisso davanti a lui, nonché alla destra della ragazza; Elisabeth si voltò rapidamente, passò silenziosamente una gamba dall'altra parte del cavallo e scese delicatamente dall'animale nel modo più silenzioso possibile. Afrodite guardò anche lei verso quella parte di paesaggio che era più fiorita rispetto alle altre ma che nascondeva allo stesso tempo una parte più nascosta, avvolta dall'ombra, abbracciata dall'Oscurità.
Un suono gutturale, freddo e prolungato risuonò in quel paesaggio quasi angelico.
—Allontanati,— sussurrò Ian, sfoderando la spada con un movimento rapido del braccio.
I due cavalli cominciarono a nitrire spaventati e a colpire in modo violento il terreno con i zoccoli, alzando la polvere.
Elisabeth sguainò la sua spada con un movimento rapido e la portò subito davanti a suo corpo, affiancando Ian.
—Elisabeth,— Ian sussurrò il suo nome, scandendo ogni singola lettera ma la ragazza fece finta di non aver sentito le sue parole,avvicinandosi sempre più a lui. Si abbassò di poco, prendendo anche un piccolo coltello dalla lama affilata che aveva nella sua tenuta d'addestramento da quando era stata inseguita da quegli esseri vestiti interamente di nero.
Ian la guardò per un secondo con la coda dell'occhio prima che un suono strozzato e gutturale, più vicino rispetto al precedente, attirasse la loro la loro attenzione.
Malcom camminava svelto per il corridoio stringendo la mano sul petto come se quel gesto potesse far diminuire quel dolore che stava provando. Gli era nuovo quel fastidio, quel vuoto che pareva incolmabile al petto, che gli mozzava il respiro; non l'aveva mai provato, ma sapeva cosa potesse significare anche se una parte di lui cercava in modo disperato di allontanare quel pensiero.
Gli ultimi passi furono trascinati verso quella porta di un legno chiaro con un piccola 'E' disegnata sopra con quadratini perfetti e colorati con colori pastello. La maniglia fu abbassata velocemente e la porta si spalancò; Malcom si poggiò allo stipite, stringendo la mano sulla camicia bianca.
—Karoline!— urlò l'uomo, attirando l'attenzione della donna che stava scendendo lentamente le scale, occupandosi di spolverare i quadri che caratterizzavano quelle pareti.
La donna raccolse le balze del suo vestito, tenendole sulle braccia per evitare di inciampare su quel vestito bianco e nero che non sembrava della sua misura.
—Al suo servizio, signore— Karoline sussurrò quelle parole in un inchino, preoccupandosi di non far notare il suo respiro affannoso. Karoline era di bassa statura, la pelle candida e apparentemente morbida, non caratterizzata dai segni dell'età, i suoi capelli erano lunghi e biondi, terminavano in piccoli boccoli sottili e i suoi occhi era marroni tendenti al verde.
Malcom e la donna erano cresciuti assieme ma fra loro non era mai stato presente un rapporto d'affetto, lei stava al suo servizio e i sentimenti non dovevano essere presenti in un rapporto simile.
—Riferisca allo stalliere di preparare il cavallo più veloce un pochi minuti, ne ho bisogno nel minor tempo possibile, — non la guardava. Il suo petto era vuoto come i foderi delle spade sul letto del ragazzo; dopo aver realizzato che avrebbe dovuto fare qualcosa al di sopra delle sue capacità, disse: —avvisa anche Tyler e Ashley e fa preparare dei cavalli anche per loro.
—Subito, signore— e, con quelle parole ancora nelle orecchie, Malcom poté sentire i passi della donna allontanarsi velocemente e procedere sulle scale.
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Milites ×Find Yourself× {IN REVISIONE}
Fantasía🐦: @fireinthesoulx «Aveva la costante sensazione di sentirsi terribilmente estranea dal mondo che la circondava; "È un periodo dell'adolescenza, è normale che tu abbia questo presentimento.", le dissero. Non era un presentimento.» Cresciuta...