Elisabeth gli afferrò il dito, abbassandoglielo, —No, non pensarci neanche perché non lo farò,— disse con decisione.
—È l'unico modo per sapere qualcosa.
—No, ce ne sono altri mille; vuoi solo intraprendere la strada più semplice.
—Amo le cose semplici.
—Io no, dovremmo pensare a tutto e poi potremmo capire bene le sue parole e trovare un nesso logico a tutto: chiedere a mia zia sarebbe come avere il piatto pronto e poi non sapere come fare la pasta: non servirebbe a nulla.
Elijah si avvicinò a Liz, —Ha ragione: Malcom ci vuole solo far pensare e di certo non ci farebbe male.
—Sicuramente Malcom fa tutto pensando a noi, al nostro... sviluppo a livello mentale,— disse Rebecca, muovendo lentamente le mani e avvicinandosi ai due ragazzi, mettendo le mani sulle loro spalle, —ma c'è anche da dire che i nostri nemici sono vicini e noi non possiamo permetterci il lusso di fermarci e pensare: dobbiamo agire in fretta.
—Scusate, ho bisogno di stare un po' fuori ...— disse Elisabeth, scrollando velocemente le spalle, facendo cadere la mano di Rebecca e chiudendosi velocemente la porta in legno alle spalle.
Il vento freddo le colpì il tessuto bagnato delle schiena e le fece formare dei brividi sulla pelle. Non ci diede neanche molto peso: era tutta bagnata poiché, qualche minuto dopo essere uscita dalla casa da quella solita uscita dalla vetrata, aveva sentito una goccia sul viso, poi un'altra sul palmo della mano.
Aveva smesso di piovere da circa venti minuti – riusciva a calcolare il tempo in base ai giri attorno alla casa: un giro equivaleva esattamente ad un minuto; eppure lei era ancora bagnata.
Non riusciva a non pensare alla proposta di Ian e, per quanto potesse sembrarle una mossa furba, non riusciva ad immaginare di presentarsi in quella che prima considerava la sua casa e parlare con sua zia come se nulla fosse successo; anche volendolo; ogni qualvolta che lei pensava quanto avrebbe voluto abbracciarla e dirle tutto ciò che era successo in quei giorni, c'era sempre una vocina che le ripeteva quanto sua zia fosse stata bugiarda con lei.
Si fermò quando sentì le gambe tremarle a causa dell'allenamento e degli innumerevoli giri che stava facendo attorno alla casa. Si sedette sul terreno bagnato, poggiando la schiena contro una parete della casa, quella che le sembrava essere della cucina, dato il dolce profumo che
usciva dalla finestra, facendole dolere lo stomaco per la fame: dolore che ignorò.
Osservava il giardino davanti ai suoi occhi, una distesa verde che le sembrava infinita, era come guardare il cielo e chiedersi dove finisse per poi capire che non ci sia una reale fine.
—Questo ti sembra quasi spaventoso, ma dopo un po' ci fai l'abitudine...—quando Liz alzò lo sguardo, sapeva bene di dover incontrare gli occhi chiari di Ian, infatti abbassò subito lo sguardo, puntando il mento sulle sue ginocchia strette al petto, —dico... le dimensioni della casa e del giardino: dopo un po' non ti stupiscono più di tanto.
Liz sentì il rumore di alcune foglie che venivano schiacciate, poi vide una mano allungarsi fino a prendere un rametto bagnato e puntarlo sul terreno. Lei non riuscì bene a leggere le parole prima che lui non le passò una seconda volta, pressando maggiormente contro il terreno bagnato.
'Mi dispiace'.
Quando lei alzò lo sguardo dal terreno e vide la sua espressione, capì che le sue parole fossero vere: lui aveva lo sguardo basso e stringeva il labbro inferiore tra i denti, tanto forte da far diventare bianco il labbro che non era sotto la pressa dei suoi denti banchi. Allora gli prese il rametto, poggiandolo su una piata, facendolo rimanere in bilico tra le foglie verdi bagnate.
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Milites ×Find Yourself× {IN REVISIONE}
Fantasi🐦: @fireinthesoulx «Aveva la costante sensazione di sentirsi terribilmente estranea dal mondo che la circondava; "È un periodo dell'adolescenza, è normale che tu abbia questo presentimento.", le dissero. Non era un presentimento.» Cresciuta...