6 - Home?

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Elisabeth incrociò le braccia al petto, —Dovrei forse denunciarti per stalking e invasione di proprietà privata?— alzò un sopracciglio e lui rise, una risata quasi derisoria.

—Dovresti forse ringraziarmi perché ti ho aiutato l'altro giorno?— ribatté lui, imitando la posizione della ragazza.

—Dovresti forse spiegarmi il motivo per il quale incontri mia zia?— chiese con un finto tono di domanda, inclinando la testa di lato.

Lui corrugò la fronte.

—Non so chi sia tua zia.

Elisabeth si avvicinò al ragazzo, scuotendo la testa, —credi forse che io sia stupida?— chiese, innervosita, —Se tu mi hai portato qua, significa che hai visto mia zia e Matthew ti ha visto camminare con lei e con un altro uomo.

—Matthew?

—Il ragazzo che stava con me quando ci siamo incontrati la prima volta.

Il ragazzo sospirò sconfitto, guardando poi la ragazza con la testa inclinata e lui assunse un'espressione indecifrabile.

—Elisabeth, non penso di poterti spiegare il motivo delle tue osservazioni..— Liz sospirò, cercando di calmarsi. Il ragazzo si sporse in avanti, cogliendo un fiore da un vaso lì vicino. Girò il fiore più volte accanto al suo viso, sfiorando i petali con le dita, —a meno che tu non voglia venire con me in un posto.

Fece cadere il fiore accanto ai piedi della ragazza. Lei alzò lentamente gli occhi chiari dal fiore al viso del ragazzo, scuotendo la testa.

—Io non vengo con te da nessuna parte— disse, incrociando le braccia al petto. L'espressione sul suo viso fece capire al ragazzo che non si sarebbe mossa di un solo centimetro da quel punto.

—Tua zia ti sta aspettando nel posto dove dobbiamo andare. Devi prendere la tua roba e quella di tua zia. Sono qui per aiutarti a portare tutto.

Era come se le parole di Elisabeth scivolassero senza lasciare il minimo segno su di lui.

Le sue dita fredde si posarono sul polso della ragazza; erano delicate, eppure Elisabeth si sentì pungere tanto da farle chiudere gli occhi e allontanare la mano da quella del ragazzo.

—Non puoi obbligarmi. Fammi parlare con mia zia e poi deciderò se seguirti o no. Io non me ne vado in alcun posto con una persona che neanche conosco.

—Certo che sei testarda, ragazzina— il ragazzo si passò una mano tra i capelli e Liz sospirò, alzando gli occhi al cielo, —Non ti fidi di me? Non ti fidi di una persona che ti ha salvato la vita qualche giorno fa, portandoti in braccio fino a questa casa? Non mi aspetto un ringraziamento con tanto di bacio, ma un minimo di fiducia— aprì le braccia in senso teatrale, enfatizzando le sue parole.

—Io non l'ho immaginato quel simbolo sul tuo polso, vero?— il ragazzo capì che il suo tono fosse quel tono, quello che non permetteva di cambiare discorso tanto facilmente quanto si potesse sperare.

—No,— scosse la testa, —Non l'hai immaginato, è reale. Basta rilassare lo sguardo— porse il polso verso la ragazza. Elisabeth fece come lui le aveva detto, poggiò le dita fredde sulla pelle chiara del ragazzo con un pizzico di esitazione nei movimenti.

Sotto il suo sguardo e sulla pelle candida del ragazzo prese vita una piramide. Si tracciava in modo lento, come se fosse un filo che veniva percorso da una fiamma. Quando si completò la figura, con simile lentezza, si formò un vortice, il quale avvolgeva la prima figura con quel filo dorato che sembrava stesse risplendendo sulla sua pelle.

La ragazza lasciò il braccio del ragazzo, fulminandolo con lo sguardo e iniziando a camminare per il giardino sentendo il suo sguardo sul corpo, —Cosa significa? Perché hai fatto finta di niente quando te l'ho chiesto la prima volta? Perché non è presente in nessun libro di simboli? Perché lo sogno costantemente con una strage e una stupida voce? Come facevi a sapere dove abitavo? Perché quella donna era spaventata?— chiese velocemente, alzando le braccia in modo teatrale.

Milites ×Find Yourself× {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora