«Che cos'è mai un bacio? Un
apostrofo rosa fra le parole "t'amo"»
-Edmond Rostand.
—Non vi sembra troppo pallida?
Rebecca guardò l'amico con le sopracciglia in alto e incrociò le braccia al petto, —Elijah, non mi dire che ti aspettavi di trovare due mele al posto delle guance; non mangia da giorni.
—Rebecca, fatico a distinguere il suo collo dal lenzuolo. Non penso che sia normale.
—Non sei d'aiuto,— la voce di Ian risuonò nella stanza.Liz poteva sentire un paio di piedi che calpestavano il pavimento violentemente e con una certa costanza; la testa pulsavaz in modo estremamente doloroso, un dolore costante come il battito cardiaco o come il respiro. Aprì gli occhi lentamente. Sentiva le ciglia incollate e staccarle le fece solo voler chiudere di nuovo gli occhi.
—Zitti, zitti; si sta svegliando, — era quasi impossibile non riconoscere l'agitazione nella voce di Rebecca; la sua mano si posò sul braccio nudo di Elisabeth che si trovava al lato del suo corpo, —Liz,— sussurrò.
Gli occhi di Elisabeth non si aprirono completamente; solo quel poco necessario per ampliare discretamente il suo raggio visivo.
Rebecca era seduta alla punta del letto dell'infermeria, le gambe incrociate e un libro che era poggiato su queste; Elijah era seduto al contrario su una sedia davanti al letti e aveva le braccia incrociate sulla spalliera di questa.
La prima intuizione di Elisabeth divenne quasi una sicurezza quando vide che Ian era l'unica persona in piedi, quindi l'unica che stava camminando frettolosamente nella stanza; si trovava accanto a Elijah, un braccio gli cingeva il petto e il gomito dell'altro era poggiato su quello e le dita erano leggermente premute sulle labbra rosee.
Si fece forza sulle braccia e sugli addominali, cercando di alzarsi; le ossa delle sue braccia sembravano fatte di carta pesta e una fitta le colpì il petto quando cercò di muovere le braccia: le si fermò il respiro in gola, —Aspetta Liz, ti aiuto,—disse Rebecca, notando la sua impotenza. Si alzò e prese un cuscino dal letto accanto a quello, Elijah la alzò dolcemente dalle spalle e la ragazza mise il cuscino dietro la schiena dell'amica.
Elisabeth si poggiò lentamente al cuscino e rilasciò il respiro che stava trattenendo per il vorticoso girar della sua testa.—Come ti senti?— chiese Elijah, avvicinando di poco la sedia al letto.
—Se non fosse per la testa e la schiena starei bene. Prima non sentivo questi dolori, almeno non quanto ora,— rispose Elisabeth, alzando lentamente la mano fredda e premendosela sulla testa, sentendosi meglio quando il freddo della sua pelle incontrò il caldo della sua fronte.
Era l'effetto del farmaco che ti ho somministrato: doveva agire contro il gas in quel momento e, dato che il gas ti provocava in parte questi dolori, ha attenuato pure quelli: è, evidentemente, terminato l'effetto,— Anastasia era appena uscita da una stanza accanto al suo letto, poi si avvicinò a Elisabeth, poggiando accanto a lei un piccolo vassoio con del riso in un piatto, una bottiglietta d'acqua e una mela verde come il prato, —Sono felice di vedere che ti sei svegliata dopo soli tre giorni; il mio nome è Anastasia e sono l'infermiera di questo istituto.
—Salve, io sono Elisabeth,— sussurrò Liz, non prestando realmente attenzione alle presentazioni, — tre giorni? Pensavo che fossero troppi senza mangiare né bere,— disse, ricordandosi le lezioni tenute a scuola.
—Il corpo dei Milites ha una capacità poco irrilevante: è capace di produrre da sé ciò che necessita anche se in quantità limitate ma è abbastanza per mantenere in vita un corpo, — disse Ian, avvicinandosi a Elisabeth.
—Ha parlato del farmaco.. Non potrebbe iniettarmelo nuovamente? — chiese la diretta interessa alla faccenda, sentendo la testa scoppiare e la sua spina dorsale estremamente dolente, come se un agente esterno la stesse pressando tanto da farka rompere.
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Milites ×Find Yourself× {IN REVISIONE}
Fantasía🐦: @fireinthesoulx «Aveva la costante sensazione di sentirsi terribilmente estranea dal mondo che la circondava; "È un periodo dell'adolescenza, è normale che tu abbia questo presentimento.", le dissero. Non era un presentimento.» Cresciuta...