Prologo

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Una sveglia che suona, una doccia, una corsa per andare a lavoro, tre caffè , quattro cornetti, un caffè latte e un aperitivo a pranzo, la divisa nera macchiata di crema, la corsa per tornare a casa, una cena, un film e a letto con accanto un bel libro che ti aspetta.
Scandivo così ogni giorno, o almeno quasi tutti.
La mia carta di identità segnalava che avevo 20 anni.

Il sole era caldo e così decisi di non asciugare i capelli, mi sarei impregnata di sudore subito dopo essere uscita dalla doccia.
I boccoli umidi mi ricadevano sulle spalle, misi un filo di aylainer e un tailleur bianco con una canotta in pizzo dello stesso colore dei tacchi.
Rovistai nell'armadio e presi una piccola borsa ma constatai che forse era troppo piccola ma l'orologio segnava le otto di sera ed ero in un ritardo madornale, avrei portato il libro in mano.

Scesi velocemente gli scalini e chiusi il vialetto, gettai la borsa sul sedile affianco e mi guardai nello specchio per vedere se fosse tutto in ordine. Accesi la radio e partì un pezzo anni ottanta, una volta concluso iniziò una canzone che conoscevo e sapevo anche dove l'avevo ascoltata. Spensi.
Strinsi il volante forte, ero arrivata.

Persone illustri ma anche comuni, giornalisti.. Cazzo i giornalisti! Guardai lo scrittore con aria torva, mi aveva promesso che non ci sarebbero stati.
Mi venne incontro e mi sussurrò a un orecchio.
< non sono io ad essere famoso, non potevo immaginare, prenditela con la tua fama >
Lo maledissi con lo sguardo, mentre mi facevo spazio per entrare in biblioteca. Tutto era allestito per il discorso e per l'aperitivo successivo.

Vidi le luci che illuminavano un angolo con un microfono poggiato su una poltroncina affiancata da un altra dello stesso colore. Difronte tante sedie una vicino all'altra e intorno i vari libri poggiati su degli scaffali e le grandi locandine del libro del signor Kleim.
Varia gente, molta che non sapevo neanche chi fosse mi si avvicinò per salutarmi o parlarmi, quando ecco che fummo tutti invitati a sederci.

Ero al centro dell'attenzione, tutti gli occhi erano puntati su di me, lo scrittore mi sedeva accanto ma sapevo che tutta quella folla era lì per me, per pormi delle domande e per ascoltare inperterrimi le mie risposte, avevo svolto un bel lavoro con lui, negli ultimi quattro mesi avevo raccontato ciò che c'era da raccontare, di lei, di me, di sette ragazzi la cui vita era apparentemente normale, sette ragazzi che nascondevano dentro un segreto che gli avrebbe divisi per sempre, ma al centro di tutto non c'erano i sette ragazzi ma il ricordo di ciò che erano e di ciò che lei, almeno per me , rimarrà per sempre.

La locandina faceva sfoggio a una grande scritta rossa MEMORIES, era questo il titolo che avevamo deciso di affidare al libro, ed oggi era la data di pubblicazione e tutta quella gente era lì per il libro , o semplicemente per curiosità.

< signorina Grunt, posso chiederle da dove è nata l'idea di questo libro? > mi chiese un uomo seduto al centro della folla.
Sorrisi e guardai Kleim.
< io penso che il destino a volte faccia strani scherzi. Non sono mai entrata in una libreria, i libri non mi hanno mai attratta particolarmente, anche se ora posso ammettere di essermi di certo sbagliata. In ogni caso un giorno di quattro mesi fa ci entrai e fu lì che vidi il signor Kleim intento a parlare del suo libro > Risi < decisi di avvicinarmi per congratularmi con lui dopo il nostro primo incontro non molto piacevole >
Varie domande mi furono poste successivamente.

< lei sa cosa ne pensano i genitori della vittima di questo libro o del carnefice? >
Carnefice, quel termine mi rimbombó in testa.
< nel libro non c'è alcun tipo di riferimento all'accusa posta quattro mesi fa alla signorina Rachel, il libro si basa molto su ciò che eravamo e ciò che lei rimarrà per sempre per noi. Basti notare il titolo del libro, Ricordo, Melissa vivrà per sempre tra quelle righe >
Annuirono e passarono a porgere domande allo scrittore.

Notai un ragazzo alto dai capelli mossi castano chiaro che mi guardava da sotto un boccolo che gli ricadeva sull'occhio di un castano intenso. La maglia bianca era stretta sui bicipiti mentre si levava la giacca.
Si alzò e anche lui mi porse una domanda, non appena ebbe finito di ascoltare Kleim.
< Courtney se posso permettermi? >
Sorridi e annui, al quanto divertita. Sembrava volesse flirtare con me.
< se non è mai stata appassionata di libri e se a quanto pare il vostro primo incontro è stato brusco, perché poi ha deciso di contribuire a la stesura di questo libro ? >
La risposta era semplicissima.
< posso sapere il suo nome ? > gli chiesi.
< Steven > disse con un sorriso ammiccante.
< ascoltami Steven, hai mai provato a vivere nel silenzio più assoluto ? >
< non so se ne sia possibile> mi rispose, come se non capisse dove volessi parare.
< esattamente, il silenzio più assoluto non esiste, ci sarà sempre qualche suono anche impercettibile a farci compagnia. Il silenzio delle volte può essere assordante. È un controsenso ma è più che giusto> caló il silenzio nella stanza, ma potevo sentire il suono delle lancette che scandivano il tempo e i loro respiri.
< ho vissuto nel silenzio della gente convincendomi che il mio rumore non sarebbe bastato a placare il loro silenzio, ma come abbiamo appena detto il silenzio non esiste, e il silenzio appunto ha fatto rumore, o forse l'abbiamo ascoltato tardi ; per quanto un libro possa stare lì zitto e muto, come disse un giorno una persona > guardai lo scrittore < è stato in grado di dar voce alla mia verità >.
In ragazzo annuì senza dire nulla e si sedette continuando a guardarmi senza mai smettere.

Vennero poste altre domande, anche sulla mia famiglia e su quanto avessi parlato di loro nel libro.
< Quanto serviva per far andare avanti  il racconto > avevo risposto e questa era la verità.
Tutti coloro che sarebbero comparsi nel libro erano stati avvisati tramite la casa editrice e nessuno aveva detto nulla a riguardo.

Una signora rivolse una domanda a Kleim su come fosse stato scrivere un libro così forte, sulla storia di due ragazze di soli 17 anni, vittime in modo diverso della vita.
< non sono un grande scrittore, ripeto non mi sono mai gettato in storie simili, specialmente in fatti realmente accaduti. Mi sono sempre chiesto se ne fossi capace, e questa storia più di altre ha destato in me interessa già dalle prime notizie. Certo c'è n'è voluto un po e il primo approccio con la signorina che io mi permetto ormai di chiamare Courtney, non è stato dei migliori. Ma posso dire in piena franchezza che ne è valsa la pena, a più di 30 anni sono riuscito a crescere e imparare molto da una ragazza, che ha soli 20 anni è riuscita a farsi giustizia da sola e per questo avrà sempre tutto il mio rispetto. Sentirla raccontare mi ha colpito molto, emotivamente soprattutto perché mi sono immedesimato nei fatti e più volte ho pensato di non poter essere in grado di scrivere al meglio l'accaduto ma più volte lei mi ha fatto credere in me , con i suoi racconti e la sua vita e spero di essere stato in grado di dar voce nel modo migliore alla sua verità , e come dice il libro, al ricordo di Melissa Hepery >
Guardai lo scrittore, scioccata dalle sue parole quando udì un'altra domanda, inaspettata all'apparenza, ma sapevo mi sarebbe stata porsa.
< avete parlato anche del ragazzo comparso all' udienza? Che valore ha nella sua vita ? >
< un valore immenso per andare avanti e per questo gliene sarò eternamente grata, ma ahimè lui non ha avuto la fortuna di conoscere Melissa >

Il dibattito duró ancora per un pó. Quando finimmo c'era la firma dei libri e poi il rinfresco.
Sfilai il cellulare dalla tasca e vidi un Sms di Melik. Ero infuriata con lui, al contrario tra la folla vidi Savannah che mi salutó appena terminata la discussione sul libro.
Non aveva detto nulla, semplicemente si era congratulata con me ed era andata via.
I genitori di Melissa, volevano stare fuori dai riflettori ma anche loro si erano congratulati con me al cellulare nel pomeriggio.
Il bastardo di Melik invece mi aveva promesso di essere presente.
< Scusami tesorino, mi sono addormentato, mi farò perdonare > alzai gli occhi al cielo ed ecco che vidi qualcuno porgermi un libro.

Era il ragazzo, o meglio Steven.
< posso avere l'onore di essere il primo ? >
' A Steven ' scrissi con la mia firma.
< vedo ricordi il mio nome > disse quasi soddisfatto. Era alto e slanciato e di bella presenza, e poteva avere la mia età più o meno.
< la memoria non mi manca >
Si formó dietro di lui una fila lunghissima e così si spostò di lato per far spazio al prossimo.
< Arrivedeci allora > lo guardai allontanarsi non notando che c'era un altro libro pronto per essere firmato difronte a me. Kleim mi sedette vivono e la lunga fila si divise in due.

Secret Memories ( Secret Silence 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora