Capitolo 8

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Una volta a casa provai a richiamare, ma non ebbi alcuna risposta. Squilló a vuoto per tutto il tempo.
Non insistetti perché avevo perso la condizione del tempo e dovevo correre a lavoro.
Quella sera lavorava anche Ashley con me e fui contenta di avere qualcuno.
Volevo chiamare Melik per sapere se sarebbe passato ma avevo paura che fosse ancora con Ethan anche se aveva affermato che sarebbero andati via nel pomeriggio lui e Josef.
In ogni caso evitai.
Avrei anche voluto chiamare Steven, dopo la figura madornale come minimo avrei dovuto chiamarlo, no che mi interessasse più di tanto ma mi sembrava giusto.

Diciamo che però non ce ne fu bisogno. Erano circa le undici di sera quando lo vidi entrare e avvicinarsi al bancone. Era in compagnia di due amici.
Si sedette difronte a me e ordinó un campari per lui e i suoi amici.
Aveva anche un bigliettino in tasca con il suo numero.
Risi quando vidi che avevamo lo stesso modo di scrivere.
Una bella scrittura tonda tonda.
Lui la buttó sul banale o sullo scontato dicendo che eravamo fatti l'uno per l'altro.
< oggi non vedo molta gente>
< il sabato sballoni e la domenica coglioni > risposi, infatti era propio così.
La domenica di solito i ragazzi tendevano a rimanere sobri e il solo odore gli mandava in bestia.
Il loro stomaco era ancora sotto sopra per quello che avevano bevuto il sabato.
< a che ora finisci ?>
Guardai l'orologio.
< di questo passo sicuramente non tardi >
Il locale si sarebbe svuotato a breve, o almeno speravo.

Ashley mi venne vicino. I due si presentarono, poi mi mostrò il display del cellulare con un messaggio di Melik.
< ha detto che tra poco passa di qui >
Guardai l'orologio che avevo al polso per controllare l'ora e vidi Ashley notarlo.
< bell'orologio> mi disse mentre di spostarsi dalla sua parte.

Guardai il bancone e le striature del legno e ci passai un dito sopra, non sapendo bene che rispondere a quella affermazione.
Una ragazza che lavora in un locale con un Rolex al polso. Al quanto contraddittorio vista la cifra esuberante di quel aggeggio.
Infatti non lo mettevo mai propio per quel motivo.
Non sentivo l'esigenza di mostrarlo, l'avevo acquistato solo per la mia entrata in scesa in tribunale ma quella sera, senza pensarci lo indossai.

Steven era seduto a un tavolo poco distante con  i due amici e da poco si erano uniti a loro anche delle ragazze.
Non sembravano essere delle poco di buono, fino a quando non vedi una di loro, forse quella con l'aria più da santarellina far scorrere la sua mano nell'interno coscia di uno degli amici di Steven mentre continuavano a parlare disinvolti.
Arriciai il naso e inclinai il capo. Ma Vabbe.

Erano le dodici, o forse anche qualcosina in più quando vidi entrare Melik.
Aspettai  e fui felice quando la porta dietro di lui si richiuse.
Venne al bancone e mentre lo faceva vidi che notó la presenza di Steven. Anche lui lo stava guardando.
Melik venne verso di me senza degnare neanche di uno sguardo Ashley e il che mi fece capire che qualcosa non andava.
E non mi ci volle molto per rendermi conto che il problema che lo affliggeva stava entrando da quella porta.
Josef alzó subito la mano per salutarmi mentre ad Ethan bastó fissarmi per tutto il tempo.
< si trovavano qui e volevano bere qualcosa e fare un giro > disse accelerando il passo e poggiando le mani sul bancone.

Le vidi, le amichetta di Steven guardare verso l'entrata e Ashley guardarmi e spalancare gli occhi.
Odiavo la sua totale perfezione, e odiavo il fatto che tutti la notassero.
< guarda guarda, una barista > Josef si sedette allo sgabello e si lasciò girare attorno, bloccandosi poi davanti a me poggiando le mani sul bancone.

Ethan gli si mise vicino e cercó in tutti i modi il mio sguardo fino a trovarlo.
< a che ora stacchi ? >
Mi girai e inizia a sistemare i cucchiaini e le tazzine negli appositi contenitori per farli gocciolare.
< sai che non sarà l'indifferenza a farti liberare di me >
Continuai a sistemare, quando ebbi finito mi voltai poggiando i gomiti su uno scaffale alle mie spalle.
< che stavi dicendo ? >
Melik era vicino Ashley e sorseggiava un cocktail. Sicuramente Josef stava aspettando che anch'io gliene preparassi uno.
< aspetterò che tu finisca di lavorare >
< non ne vedo la ragione >
Ignoró la mia affermazione e si sedette anche lui.
< allora Courtney > Josef mise la mano in tasca ma Ethan lo battete sul tempo poggiando una banconota sul bancone e spostandola con il dito verso di me.
Josef ritrasse la mano dalla tasca e continuó.
< stasera offre Ethan, preparaci quello che vuoi >
Caleb stava passando dietro di me e poggió una mano sul mio fianco per spostarmi in avanti.
Vidi Ethan osservare quel piccolo e ridicolo gesto ma senza alcuna ombra di gelosia o altro, come se l'avesse semplicemente notato perché mi stava guardando.

Secret Memories ( Secret Silence 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora