CAPITOLO 2

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APRIL'S POV

" Mi girava la testa, sentivo rumore di ruote e puzza di fumo, tutto questo s'intensificava sempre di più quando realizzai di non essere più a casa mia sotto le coperte e sentirmi sempre più sola; forse ora ero in trappola, mi massaggiai le tempie cercando di capire qualcosa di più, cercavo indizi e cercavo la mia memoria dispersa chissà dove; vedevo sfocato, ancora i miei occhi dovevano cercare di mettere a fuoco l'immagine o la persona che avevo di fianco a me. Ero sopressa, confusa e persa. C'era un ragazzo, dagli occhi azzurri e capelli biondi, fumava e beveva, tutto questo in macchina, fortunatamente non era al volante ma faceva paura ugualmente, mi fissava con aria investigativa; mi misi in posizione più eretta accorgendomi di altri due ragazzi nei sedili davanti, mi dimenai cercando inutilmente il mio cellulare in tasca, mi aveva abbandonato per fino lui, fottuto oggetto. Ansimavo e quasi soffocavo dai miei respiri. Giuro, non avevo mai avuto così tanta paura in vita mia. - Puoi stare ferma, purtroppo non possiamo farti del male, ci servi-incominciò a parlare il ragazzo di fianco a me, i mie occhi straripavano lacrime, nonostante mi avesse appena detto che non mi avrebbero fatto del male avevo il terrore che potesse succedermi qualcosa, un uragano di sensazioni e pensieri che non avevo mai provato prima si erano impossessati del mio fragile corpo. Proprio nel momento in cui dovevo far domande, farmi dare spiegazioni le parole non mi uscivano, il terrore, quello cattivo era dentro di me, un demone che per minuti o ore mi avrebbe fatto compagnia. I due ragazzi davanti stavano zitti, non riuscivo a scorgere bene le loro facce, il buio me lo permetteva a fatica, sapevo solo che anche loro stavano fumando e quella non era una normale sigaretta; il cuore pulsava ogni secondo della mia vita, o almeno quello che ne rimane. - D-dove mi state portando?- con quella piccola forza rimasta dentro di me riuscì a spiacciare e formulare una frase anche se ero sicura di aver sprecato fiato per niente, loro non me l'avrebbero detto - riportatemi a casa, giuro che non dirò niente a nessuno, vi prego-- Potete chiuderle la bocca? O lo fate voi o lo faccio io a modo mio- se prima avevo detto di aver avuto paura del ragazzo dagli occhi azzurri e capelli biondi, quello al volante in confronto mi metteva il doppio della paura; la voce così pesante, l'odio che usciva dalle sue parole, i movimento scattanti e rigidi, non riuscivo nemmeno a guardarlo per paura che mi potesse fare qualcosa; non l'avevo ancora visto in faccia e non ne avevo intenzione ma per quel poco che riuscivo a scorgere aveva un profilo dannatamente perfetto. - Io starei zitta se fossi in te, dolcezza- un brivido mi percorse la schiena, quasi mi sembrava che la spina dorsale si fosse spezzata, il ragazzo di fianco al guidatore si ero girato dicendomi quella frase e sottolineando l'ultima parola, anche questo avevo gli occhi azzurri e in testa teneva un berretto di lana scuro, indietreggiai sbattendo la testa contro il poggia-testa e mi tappai la bocca per non gridare o il ragazzo al volante mi avrebbe uccisa e avrei voluto rimanere viva in questi ultimi secondi di vita pregando costantemente Dio per far si che nulla potesse accadermi.

Per tutto il tragitto me ne stetti zitta tenendo le dita incrociate e recitando tutte le preghiere che conoscevo; mi ero sempre detta di avere una vita troppo monotona, sveglia alla stessa ora la mattina, scuola, casa e basta, in tutti questi mesi da sedicenne volevo soddisfazioni, colpi di scena e forse questa notte ne avevo proprio avuto uno, ma per colpo di scena non avrei mai voluto questo, non avrei mai voluto essere rapita da tre teppistelli di due anni in più di me. Non sapevo dove mi trovavo, non riconoscevo quel luogo e i lampioni erano pochi e quelli che c'erano emettevano pochissima luce, mi sembrava una di quelle vie con poche case, strade da ricostruire e gente che si drogava, il ragazzo al volante voltò per una via buia e parcheggiò la macchina andando per fino a sbattare contro un muretto, avrei goduto se si fosse ammaccata. I tre ragazzi scesero, ma io rimasi seduta sul sedile posteriore, non che stessi comoda ma non volevo guardarli in faccia, non li avevo mai visti in giro, nè a scuola, nè in nessun luogo possibile e inimmaginabile, cosa c'entravo io con loro? - Scendi- il ragazzo che prima stava al volante aprì di fretta lo sportello e mi fece segno di scendere, non lo guardai nemmeno per un secondo ma dovetti per forza uscire da quell'auto, non avrei voluto sapere e vedere le conseguenze, volevo solo rimanere viva; seguì gli altri due ragazzi che mi facevano strada e dietro mi sentivo osservata dall'unico ragazzo che mi terrorizzava più degli altri, non conoscevo niente di lui eppure tremavo a sentire i suoi passi sulla ghiaia dietro di me, sentivo per fino il rumore dell'accendino, questo non sarebbe arrivato ai quarant'anni. Mi fermai davanti ad una piccola casa, una mini villetta un po' ammaccata ai muri, non facevo altro che seguire gli stessi movimenti dei due ragazzi davanti a me, non sapevo quello che mi sarebbe aspettato una volta dentro, ed ero terrorizzata, la paura che potesse succedermi qualcosa era enorme; quante volte si sente al telegiornale che una ragazza muore per stupramento da parte di ragazzi ubriachi? Io ero una ragazza con affianco tre ragazzi, non messi molto bene. Fantastico. Non mi sarebbe nemmeno servito a nulla gridare aiuto, le possibilità che io venissi uccisa erano alle stelle, credo che il ragazzo dietro di me non avesse timore a farlo. Entrai dentro quella casa e un altro brivido si fece avanti, dentro si moriva di freddo, il riscaldamento sembrava non esserci, in che razza di posto vivevano? I i miei piedi nonostante fossero piccoli e fragili facevano scricchiolare il pavimento in legno, quella casa prima o poi sarebbe caduta a pezzi se non l'avrebbero ristrutturata. Non avevo idea di dove appoggiarmi, vedevo il vuoto, il buio più totale. - Vaffanculo, la lampadina è fulminata- il ragazzo dagli occhi azzurri e capelli biondi al pronunciare quella frase sbattè un pugno contro il tavolo, non sapevo nemmeno se mi trovato in salotto o in cucina; sobbalzai a sentire quel rumore, la paura stava diventando sempre più intensa. - Sai dove sono le candele, Cody, prendi quelle e smettila di fare il cazzone- il ragazzo che prima stava al volante e di cui ancora non conoscevo il nome entrò chiudendosi la porta alle spalle e sorpassandomi, lasciandomi respirare il profumo di sigaretta che emaneva da ogni parte del corpo - io voglio andare a dormire, domani sarà una giornata intensa- concluse la frase lanciando i fimmiferi all'amico Cody per poi raggiungere l'altro ragazzo. - E la ragazza dove la mettiamo?- chiese l'altro ragazzo sedendosi su qualcosa di morbido, suppongo sul divano. - Si adatterà, non abbiamo altri letti-concluse il ragazzo che stava al volante e di cui presto avrei conosciuto il nome. Mi sarei dovuta adattare, non conoscevo nulla di quella casa e mi sarei dovuta adattare? Era uno stronzo senza cuore, che non gli importava un cazzo di nessuno, neppure dei suoi amici. Mi sedetti sul divano dove prima era seduto il ragazzo e stetti lì immobile. Eravamo rimasti in due, io e il ragazzo dagli occhi azzurri e capelli biondi, Cody. Stetti seduta su quel divano senza spiaccicare parola. - Veramente lì è dove dovrei dormire io- Cody fece un passo in avanti per raggiungermi, mi alzai senza ribattere, quel posto apparteneva a lui, avrei cercato qualcos'altro di altrettanto comodo per dormire - puoi restare li se vuoi, cercherò un altro posto dove dormire-concluse con quelle parole per poi andare via, ma lo fermai prima. - Scusa...- sentì il suo corpo voltarsi nonostante io non lo vedessi - avresti carta e penna?-- Per fare cosa?-- Per scrivere-Cody tornò indietro e frugò in qualche strano cassetto per poi pormi l'occorrente necessario per scrivere, lo ringraziai per avermi ceduto il suo posto e se ne andò dicendomi che le candele e i fiammiferi erano sul tavolo davanti a me; presi anche quelli e accesi una candela per illuminare l'esterno davanti a me. Per quel poco di luce che emaneva la candela riuscì a vedere il centro della casa, un salotto abbastanza moderno e ampio, io mi trovavo al centro di esso, il divano dove prima ero seduta, a pochi passi più in la s'intravedeva la cucina e poi partiva un corridoio, dove sicuramente c'erano le stanze da letto, non sapevo che fine avesse fatto Cody, era andato dalla parte opposta delle stanze, ma non m'importava molto.

Caro Diario,

Ti farà piacere sentirti dire che non sono a casa mia. No, non sono andata a dormire a casa di un'amica, ma ben si mi hanno rapita, se così si può dire. Tre ragazzi di cui conosco il nome di uno di loro, Cody, mi hanno rapita stanotte in casa mia. Non chiedermi cosa centro con loro perchè credimi, vorrei saperlo anche io. Non ho più il mio Diario, sto scrivendo su un pezzo di carta stropicciato con una penna che a malapena funziona e poi è blu e sai benissimo che odio scrivere con la penna blu. Credimi, non l'avrei mai detto ma in questo momento sono in pensiero per i miei genitori, stanno beatamente dormendo nei loro letti separati, per rinfrescarti la memoria, i miei sono separati, faranno presto le pratiche per il divorzio e non me ne importa nulla. Domani mia madre non mi vedrà come tutti i giorni sotto il piumino, domani andrà in panico, come sono io in questo momento. Ci sarà un modo per fuggire no? Lo troverò, anche andando in contro alla morte, se c'è una cosa di cui ho paura adesso è quella di morire, tra questi ragazzi ce nè uno che mi fa davvero terrore, non avrebbe paura di puntarmi una pistola addosso e premere il grilletto, la cosa che gli manca a lui è proprio la paura, beh gliene darei giusto un po' della mia, sono sommersa. Ho talmente paura da non prendere sonno, in questa casa fa veramente troppo freddo e non ho lenzuola per dormire, sono anche vestita poco. Credo che finirò male, non ho nemmeno con me le medicine che mi fanno sopravvivere, loro non lo sanno, loro non sanno niente di me e m'impediscono di poter parlare o fare domande. E mio fratello, l'unica persona che amo di più al mondo mi ha avverita troppo tardi, forse. Mi manca, mi manca chiedergli aiuto, vorrei che fosse qui, vorrei che potesse trovarmi e portarmi a casa.

Piegai in quattro il foglio che mi era stato dato, mi misi comodamente sul divano e provai a chiudere gli occhi."

JUSTIN'S POV

" Finalmente avevo compiuto la missione, ancora una volta da solo; posso finalmente stare bene, senza sensi di colpa e provare a dormire. Ancora non capacito di aver rapito la sorella di Mark, l'ultima volta che avevo rapito una persona quella non era finita bene, morta per poi aver buttato il cadavere nel fiume. La gente non doveva provocarmi. Con la coda dell'occhio potevo vedere la luce ofuscata della candela accesa, Cody non l'aveva spenta e io non riuscivo a dormire con quella luce. Mi alzai e andai in salotto, l'avrei preso a calci in faccia, sapeva benissimo che quando volevo dormire non volevo vedere nessuna luce e sentire nessun rumore. - Cazzo amico, quante volte t'ho detto di spegnere la cande... ah sei tu...- la ragazza si prese un accidenti a balzò in piedi putandomi l'accendino adosso - che intenzione hai?-- Stammi lontano o giuro che brucio qualcosa- con quella frase mi fece ridere, era da una vita che non usciva una risata del genere, era buffa tanto quanto ridicola. - Pensi che con uno stupido accendino tu possa fare danni? Non sai quanti ne ho fatti io, allora. Non voglio farti del male anche perchè dopo il mio piano andrebbe a puttane, mi servi viva quindi non fare cazzate-- Di che piano stai parlando?-- Troppe domande, riposa bene che domani abbiamo un viaggio da fare-Spensi la candela e tornai in camera mia. Proprio a me doveva capitare una situazione del genere? Non solo dovevo fare i conti con suo fratello prima o poi, ma adesso avrei dovuto per forza portarla con me nelle mie missioni, ottimo. Avrei dovuto preparare una borsa per metterci dentro qualche vestito, avrei pensato tutto domani mattina. Volevo riposarmi e basta. Prima di spegnere il cellulare avevo un messaggio non letto. Mark. " Se fai del male a mia sorella giuro che me la paghi e ti ucciderò come tu non hai mai fatto, cioè con sofferenza" Sorrisi alla vista di quel messaggio, lo cancellai e spensi l'oggetto. "

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