CAPITOLO 8

1.8K 61 2
                                    

APRIL'S POV

" Era di vitale importanza che io, quella mattina prendessi una pastiglia delle mie medicine. Ero quasigrata a Justindel gesto che stava per compiere. Il mio sguardo era alla ricerca di una farmacia, quella città era davvero troppo grande e Justin non faceva altro che curvare in ogni angolo senza sostare un paio di minuti e guardare i cartelli stradali. Vedevo il suo volto che si faceva sempre più teso, era un ragazzo che riusciva a perdere la pazienza davvero facilmente. - Se magari ti fermi cinque minuti possiamo provare a chiedere a qualcuno se nei dintorni c'è una farmacia al posto di girarovagare per la città- incominciai a parlare notando le sue nocche della mano farsi più bianche, segno che stava stringendo con forza il volante, evidentemente ogni mia frase lo irritava parecchio o forse era solo la mia presenza a provocare danni. Voltai il mio sguardo verso il finestrino e guardai fuori, vedevo ogni cosa che aspettavo da tanto tempo, la libertà. I miei occhi si spostavano a destra e a sinistra, vedevo bambini che giocavano con i propri genitori, ragazzi che si scambiavano droga, avvocati indaffarati nel chiamare un taxy, macchine in preda al panico, continui e assordanti clacson che non appagavano di certo questo silenzio, mi mancava da morire il lago anche se poter uscire da questa macchina era il mio obbiettivo principale. Ero intenta se abbassare o no il finestrino, stavo incominciando a sudare parecchio dentro quell'auto, sentivo le mie cosce straripare sudore e appiccicarsi al sedile in pelle, era una sensazione che odiavo. Justin accostò la macchina vicino ad un bar ed abbassò il finestrino subito dopo aver spento il motore. Scese senza degnarmi di un minimo sguardo, mi chiuse a chiave dentro l'auto ed entrò all'interno del bar chiudendosi la porta alle spalle. Fissai nuovamente fuori, ricordo che ogni mattina prima di recarmi a scuola passavo sempre dal bar vicino a casa mia, mi sedevo al solito posto, sempre nel tavolino all'angolo a bere il mio cappuccino con panna e una brioche alla crema calda, era una delle cose che preferivo fare la mattina, e guardare quelle persone sedute dove magari dovrei esserci io mi faceva invidia,ridevano e sentivo leloro risate nonostante fossi chiusa all'interno di un auto. Ero gelosa del mondo esterno, sembrava che io non potessi farne parte. Ero talmente assorta nei miei pensieri che non mi accorsi che Justin entrò sbattendo forte la portiera, quel rumore mi distolse da tutto quanto. Mi voltai di scatto per vedere i suoi occhi e la loro espressione, non capivo perchè tutta quella rabbia dentro. - E' successo qualcosa?- continuai a fissarlo volutamente negli occhi ma non ricevetti risposta - ti ho fatto una domanda-- C'è una legge che obbliga a rispondere ad ogni domanda che viene posta? Se c'è portamela e ti risponderò- Era irritante quel comportamento da ragazzo superiore, a volte avevo istinti omicidi verso di lui, cercavo di provare a rapportarmi con quel ragazzo, ma sembrava che ogni tentativo fosse vano, non riuscivo a trovare un punto d'insieme, un punto in comune dove comunicare sarebbe stato meno complicato ma a quanto parte ogni mia parola era dannatamente sbagliata e scorretta, ponevo domande nelle situazioni meno opportune, era sempre stato un mio punto debole. Lo scopo di tutto ciò era trovare al più presto possibile una farmacia e Justin stava ancora vagando per la città fino a quando non sostò davanti ad una piccola insegna rossa, mi sembrava di aver visto la madonna, quella insegna di colore rosso che dettava le parole che tanto avevo desiderato vedere in questi ultimi giorni, la farmacia. Afferrai in meno di due secondi la maniglia e feci per aprirla quando mi sentì presa per il polso, voltai il mio sguardo verso Justin. - Prendi questi, non vorrai uscire senza aver pagato-aprì il palmo della mia mano con cautela e lo richiuse non appena arrotolò una banconota da venti dollari su di essa, era stato un gesto piuttosto ambiguo che forse non mi sarei mai aspettata. La mia immaginazione era ancora tale, credevo che avesse intenzione di derubarla o quant'altro, invece si è dimostrato... altruista. Non era facile da capire quel ragazzo. - per la cronaca, questa è l'ultima volta che ti do i miei soldi, non intendo sprecarli per delle medicine e sbrigati, non mi va di stare qua, ho fame- Ero quasi pronta per dire che Justin aveva anche dei pro e adesso l'unica cosa che potevo affermare era che non li aveva, amavo contraddire ogni cosa che dicevo ma almeno i miei dubbi erano spariti. Chiusi velocemente la portiera e feci un paio di passi in avanti prima di entrare dentro il negozio, mi voltai un attimo indietro e Justin aprì il finestrino accendendo una sigaretta. Per mia fortuna a quell'ora del giorno c'erano poche persone, ormai era ora di pranzo e anche il negozio stava per segnare la chiusura e andare in pausa. Andai velocemente al banco e chiesi il tipo di medicinale che mi serviva, la commessa mi sorrise e pochi minuti dopo tornò con una confezione. Presi il restante dei soldi e uscì da quel negozio, mi sembrava che in mano tenessi dell'oro o comunque qualcosa di tanto importante, si trattava della mia salute e non vedevo l'ora di poter mandare giù una pastiglia con un sorso d'acqua. Non appena entrai in macchina porsi il resto a Justin che lo mise subito in tasca e poi mise in moto l'automezzo. Fissai continuamente la confezione bianca e la rigirai più volte fra le mie mani, successivamente fissai davanti a me e mi accorsi che non eravamo più in città o per lo meno, eravamo ancora a Toronto ma non in piena centro leggermente più fuori, verso la periferia e mi chiedevo che strane intenzioni avesse Justin, non ero molto preoccupata, sapevo perfettamente che lui non era come Chris e un tentativo di stupro in pieno giorno nonl'avrebbemaifatto. Un paio di minuti dopo accostò la macchina in un piccolo parcheggio con altre macchine a fianco, eravamo a due metri da un piccolo fast-food. Non capivo perchè non eravamo passati a prendere anch gli altri tre ragazzi e infatti prima, quando Justin aveva riferito che ci saremmo ritrovati fra un ora nello stesso punto in cui li aveva scaricati mi sembrava un tempo un po' troppo eccessivo data la fretta con cui dovevamo dirigerci in farmacia. Spense il motore della macchina e non appena Justin aprì lo sportello lo feci anche io, copiandone i suoi movimenti. Tenevo stretta a me la confezione di medicine. Non appena fummo dentro il fast-food ci sedemmo in un tavolino a parte, anche a Justin piaceva la solitudine, anche lui come me era una persona un po' solitaria, era una parte di lui che non mi aspettavo, pensavo fosse uno di quei ragazzi pronti ad essere al centro dell'attenzione inogni momentoe invece ogni giorno scoprivo cose di lui che non mi sarei mai aspettata. Ordinammo due hamburger, ma io lo presi vegetariano per questione di autostima verso il mio corpo e due lattine di cocacola. Per quanto detestassi quella bevanda oggi avevo particolarmente bisogno di sentirmi diversa in qualche modo, forse l'aver in mano le mie medicine mi faceva sentire un'altra persona e tutto ciò era soddisfacente. Pochi minuti dopo arrivò la cameriera con le nostre bibite e a scatto felino riempì fino all'orlo il bicchiere per poi mandare giù un paio di sorsi di cocacola con la mia medicina che a parere mio era quasi una pozione magica perchè mi faceva stare bene in un batter d'occhio. - Perchè devi prenderle?- Justin mi fissò confuso e prese fra le mani la confezione e ne lesse il contenuto senza capirci niente, non lo biasimavo, nemmeno io capivo il libretto delle "istruzioni", avevano tutti dei termini strani che solo i medici sapevano riconoscere. - Non c'è una legge dove dice che devo rispondere ad ogni domanda che mi viene posta- quella volta avevo vinto e per quanto fossi contenta di averlo messo al tappeto un po' mi sentivo in colpa, c'era quel leggero senso di colpa che ogni volta s'impossessava di me e odiavo sentirmi così, non ero mai stata brava a mentire, nemmeno una volta. Odiavo ciò che era il mio carattere ma detestavo ancora di più il fatto di dover raccontare la mia vita a Justin e io di lui sapevo solamente il nome - ho delle ulcere all'intestino-- Com'è successo?- sembrava che quella conversazione prendesse il via, ma soprattutto lui sembrava interessato a ciò che stavo per raccontargli, ovvero la mia storia, se non tutta, in parte. - Circa un anno fa se non di più mi lamentavo sempre di questi crampi alla pancia, quelli che hai notato anche tu il pomeriggio al motel, pensavofosseun dolore passeggero e invece si manifestava ognigiorno così andai a fare un sacco di esami e mi diagnosticarono questo problema-Durante quella chiacchierata arrivarono anche i nostri panini, dall'aspetto sembravano davvero deliziosi, anche il mio con solo insalata. Addentai il panino in attesa della domanda di Justin. - E non passano?- feci segno di no con la testa e addentai il panino - mai?- sembrava quasi incredulo alle mie parole e aveva ragione, come potevano quelle ulcere rimanermi per sempre? Beh, era così, sarebbero rimaste ma se prendevo le medicine era come se il problema non ci fosse. - mi è davvero difficile dirlo ma scusami se non siamo passati a prenderle prima di oggi, non pensavo che la situazione fosse così grave- Sorrisi a quella risposta, non mi capacitavo del fatto che Justin in un primo momento era quella persona senza un cuore con solo del nervoso addosso e in un'altro momento cambiava umore, capivo cosa intendeva la gente quando diceva che molti di noi hanno la doppia faccia e Justin era uno di questi. - Non devi scusarti, non lo sapevi e poi non amo parlarne- chi amarebbe parlare di una malattia? Un pazzo. Abbassai lo sguardo sorseggiando un altro sorso di cocacola e poi tornai a fissare Justin che mangiava il panino con gusto. Più lo guardavo più mi accorgevo della sua bellezza, era strano dirlo ma era affascinante. Nonostantefosse maledettamente stronzo quel suo carattere lo faceva diventare sexy. Avevo uno sguardo serio, non sorrideva quasi mai e quando lo faceva aveva un sorriso che in pochi avevano, ti lasciava a bocca aperta, era uno dei più belli mai visti prima e aveva degli occhi color miele pazzeschi, alla luce del sole potevi vederne le sfumaturemarroni,sembravano finti o come se avesse le lenti a contatto a discapito dei miei che erano di un unico colore. Aveva il colore dei capelli simile a quello del grano se non un po' più scuro e teneva la frangia rivolta verso l'alto. Justin si alzò facendomi distrarre dai miei pensieri verso di lui, aveva finito di mangiare e i ragazzi ci aspettavano al punto d'incontro. Mi sorpassò per andare alla cassa a pagare e poi uscimmo da quel posto. - Strano, hai pagato. Cos'è, oggi sei in vena di cacciare via i tuoi soldi?- sottolineai per bene la parola tuoi. - Credimi April, c'ho pensato ad uscire da quel posto senza passare dalla cassa, ma era inevitabile dato che per passare dalla porta di sicurezza dovevi passare da dietro la cassa- era bello sentirsi chiamare per nome da lui, lo pronunciava con un suono modulare e aveva un tono maledettamente provocante. Risalimmo in macchina senza accorgerci che eravamo in estremo ritardo infatti Justin mandò a Cody un messaggio per avvertirli e poi mise in moto. Per quanto fosse breve quel viaggio non accettavo il fatto di restarmene in silenzio a fissare il vuoto e sentire il rumore delle macchina sfrecciarci di fianco, così di mia spontanea volontà accesi la radio e mi lasciai travolgere dalla voce di Bob Dylan, amavo lasciarmi coinvolgere dalle canzoni degli anni 70, avevano un suono melodico e spensierato, mi appoggiai delicatamente allo schienale del sedile e chiusi gli occhi ma subito dopo la musica si spense, Justin aveva interrotto il mio momento di pace. Lo guardai perplessa e mi limitai a chiedere scusa per aver acceso la radio e guardai nuovamente verso il finestrino. Era tornato quel ragazzo stronzo senza un minimo di cuore."

DESTROYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora