APRIL'S POV
" Rimasi alquanto sconvolto da quella richiesta, sapevo benissimo il suo bisgno di tornare a casa e riabbracciare i genitori ma conoscevo benissimo anche i miei di bisogni. April mi serviva, era la vendetta contro Mark e ilmio compito dovevo portarlo a termine. Avevo programmato questo viaggio da mesi, il rapimento quella notte, le tappe per il Canada e tutto il resto. Era anchevero che lecosesi stavano complicando e forse tutto stava diventando più pericoloso, sia per me che per April. Avevo paura, paura che potesse accaderle qualcosa. Aveva richiasto la morte più di una volta e tutte per causa mia. Mentre la guardavo negli occhi e m'immergevo nel marrone più profondo qualcosa mi diceva di non riportarla a casa, di farla stare con me per il resto delviaggio e portarea termine quello per cui ero partito. Avevo colto la sfida in pieno, mi aveva messo con le mani nel sacco e a fatica riuscivo ad uscirne. Dovetti andare contro i miei pensieri e darle ragione nonostante avrei voluto rimanesse ma come avevo già detto la situazione stava prendendo la meglio e rischiava di rimetterci la pelle. L'avrei data vinta a Mark, a malincuore. Sospirai facendo fuori uscire l'alito che puzzava d' alcool e m'irrigidi, avevo persino paura a dirle che l'avrei riportata a Startford. D'altronde volevo solamente che lei mi perdonasse e se doveva restare con noi e avercela con me per il resto del viaggio tanto valeva lasciarla andare. Non aveva più senso combattere per qualcosa di troppo sporco, anche se la situazione mi stava mettendo alla prova. Tutto era più intrigante e coinvolgente, avrei voluto ammazzare Jason, picchiarlo a sangue. Avrei voluto uccidere qualche poliziotto ma soprattutto avrei voluto uccidere Mark sotto gli occhi di April, cosa al quanto stronza ma quel ragazzo doveva pagarmela. Mi fissai i piedi che non stavano un minuto fermi, dovevo trovare le giuste parole ma tutto quello a cui riuscivo a pensare era che lei doveva rimanere con me. Anche io avevo bisogno di sentirmi protetto e lei, nonostante la detestassi ci riusciva con ogni sua frase da perfetta ragazza saggia. - Ti riporto a casa- dissi tutto d'un fiato senza capacitarmi di quello che stavo dicendo. Ma che mi stava prendendo? Non provavo pena per nessuno e proprio in quel momento era scattato qualcosa. Doveva assolutamente andarsene o io mi sarei innamorato, come con Shila. - Cosa?- chiese perplessa alzando un sopracciglio. - Ho detto che ti riporto a casa, orahaicapito o c'è bisogno che te lo dica una terza volta?- risposi freddo, con un tono di voce abbastana alto e scontroso. La sorpassai dirigendomi verso gli altri che sembravano interdetti davanti quello che stava succedendo. Era una fase scioccante un po' per tutti e l'unica cosa che volevo veramente era che April se ne andasse definitivamente dalla mia vita. La prossima volta mi darò ai rapimenti delle vecchiette. - La lasci andare per davvero?- cominciò Cody posando una mano sulla mia spalla. - Cosa devo fare? E' chiaro che le sto sul cazzo, odia la sua vita quando sta con me e non fa altro che detestarmi. Se deve avercela con me per il resto del viaggio tanto vale portarla a casa-- E a Mark non pensi?- si avvicinò a noi Dylan che aveva ascoltato tutto. - Non me ne frega più niente di quello stronzo. Ho perso con Jason, perchè non perdere anche con Mark, comunque vada sono un fallimento lo stesso. Aveva ragione mia madre, ero e rimarrò un ragazzo dal gioco sporco, coglione e privo di speranza- dissi mettendomi le mani fra i capelli e stringendo la mandibola. - Tua madre non è mai stata nelle condizioni giuste per parlarti, sai benissimo anche tu che a malapena sapeva il tuo nome o quando era il tuo compleanno. Non sei un fallimento per nessuno, amico.Nonper darticontroma April ti ha fatto per caso il lavaggio del cervello?- dissi infine Chris dando un ultimo sorso al suo drink. - Forse si o forse no ma non la voglio più vedere, mi ha fatto cambiare idea fin troppe volte e la odio da morire. Facciamola finita una volta per tutte e chiudiamo questo capitolo- conclusi dirigendomi verso la strada che portava alla macchina. Dietro di me sentivo passi e piccolo bisbiglii, era palese il fatto che i miei amici stessero parlando di me. Non ci feci caso o avrei incominciato a sbraitare contro di loro e non era serata, specialmente perchè avevo bevuto davvero troppo e mi sentivo stanco. Non appena arrivammo alla macchina, April si sedette di dietro lasciando Cody sedersi di fianco a me nel sedile davanti. Quello era un comportamento davvero infantile. All'interno dell'auto non c'era altro che odore di alcool misto fumo, era una cosa troppo nauseante ma allo stesso tempo sentivo il corpo rilassarsi e respirai a fondo facendo entrare quell'odore nelle narici, era appagante. - Ma quante bottiglie ti sei bevuto?- cominciò a parlare April afferrando da terra le due bottiglie d'alcool rubate ore prima. Una di quelle aveva ancora un ultimo sorso e gliela presi fra le mani. Mi guardò con disgusto ma l'alcool per me era di vitale importanza come lo erano le medicine per lei. Buttai giù l'ultimo sorso e sentì la mia gola bruciare, chiedere aiuto. - Con questa sono due, ci sono problemi?- dissi buttando la bottiglia fuori dal finestrino e farla cadere per terra per vedere e sentire i pezzi di vetro lanciarsi in aria. Forse non ero nemmeno nelle condizioni giuste per guidare, ero pesantemente ubriaco ma ero l'unico ad avere la patente, falsa ma ce l'avevo. Accesi il motore non appena mi sentì pronto e presi la prima strada verso Stratford. Avevo un tale bisogno di sentire il profumo di April circondare quell'auto che apposta presi la strada più lunga e non ci pensai due volte. Si stava concludendo un ciclo e non avevo idea di cosa avrei fatto dopo. Costruirmi un futuro era l'ultimo dei miei pensieri, non avevo obbiettivi o motivazioni che mi spingevano a fare qualcosa. Non ero niente e amavo fare tutto ciò, amavo il mio essere ribelle, amavo prendere in mano una pistola e puntarla addosso alla genta per farla spaventare un po', amavo fumare, amavo drogarmi e amavo per fino fare sesso e a pensarci bene era da mesi che non lo facevo. Da quando Shila era morta o meglio, da quando avevo ammazzato Shila non avevo più toccato ragazze, non avevo più fatto del male a ragazzine e anche se i miei pensieri erano sporchi mi mancava fare il puttaniere per le discoteche o pub. Mi concentrai solo ed esclusivamente sulla strada, ad ogni kilometro ci stavamo avvicinando sempre di più a Stratford e le ore diminuivano. Barcollava la macchina perchè a fatica riuscivo a vedere la linea continua della strada e sbandavo a destra e a sinistra. Ero stanco, gli occhi a fatica restavano aperti e avevo un assoluto bisogno di un cuscino e sdraiarmi per poi non risvegliarmi più. Era una sensazione strana, era come se fossi in coma da sveglio. Il mio cervello era privo di cellule, di neuroni, come se fosse vuoto. La strada che stavamo percorrendo era una specie di autostrada se non più piccola, priva di veicoli e gli unici che vagavano per quel luogo eravamo noi. Ci affiancavano solo dei lampioni per far luce a quella via buia e smarrita. - Non è il caso di fermarsi?- disse Dylan affacciandosi nell'incavo dei due sedili davanti rivolgendomi uno sguardo -mi sta venendo il voltastomaco con tuttiquesti sbandamenti che stai facendo e dire che la strada è dritta-- Sto bene e la principessina di fianco a te ha ordinato di tornare a casa- cercai di concludere con quella frase ma mi sbagliai. - Non voglio morire in un incidente stradale quindi la principessina ti ordina di fermarti al prossimo motel sulla strada- concluse lei, o quasi. - Da quanto avevo capito volevi tornare a casa-continuai fregandomene delle sue parole. - Certo ma voglio tornarci viva- concluse per poi riappoggiarsi al sedile. Mi guardai intorno stando attento ai pochi cartelli stradali che c'erano e uno attirò la mia attenzione, a pochi metri distava un piccolo Motel che già da piccolo avevo visto insieme a mio padre, difatti ricordavo la strada che stavo percorrendo. - Vuoi fermarti?- chiese Cody voltando il suo sguardo verso il mio. - Tu no? Mi è sembrato di capire che tutti vogliamo riposare-- Con quali soldi? Te li caghi dal culo?- concluse. Aveva ragione, in tasca avevo giusto qualche spicciolo ma di contanti eravamo senza. Stavamo viaggiando con bottiglie d'alcool vuote, patente falsa e nemmeno un soldo. Eravamo nella merda e forse anche di più. Diedi un pugno al volante facendo sobbalzare la piccola April. - Venderesti la tua verginità per tre camere?- risi rivolgendomi ad April che non sembrava cogliere la battuta sarcastica, come non detto. - Ma pensi sempre e solo al sesso? Fai schifo- alzò gli occhi al cielo per poi fissare fuori il motel. - No sennò a quest'ora ce l'avresti sfondata- risi insieme agli altri che invece, a discapito di April avevano colto volentieri il mio umorismo senza fare troppe storie. Quella ragazza era una santa. Svoltai l'angolo non appena vidi il Motel sulla mia destra, era piccolo ma ben equipaggiato. Avremmo trovato una soluzione per i soldi, io la trovo sempre. Parcheggiai l'auto in un posto abbastanza isolato e scendemmo tutti quanti per avviarci verso la specie di reception dove ci attendeva un uomo dall'aria stanca. Ci squadrò com'è solito fare nel vedere dei ragazzi a quell'ora di notte e poi prese carta e penna. - Di cosa avete bisogno?- ci chiese per poi guardare April con faccia curiosa. Questa scena l'avevo già vista la prima volta che c'eravamo fermati a dormire nel primo motel. Morti di figa. - Di camere- gli feci spostare lo sguardo su di me - quattro camere, una doppia e tre singole- conclusi. - Sono 60 dollari- disse aprendo la piccola cassa davanti a lui. Ora entrava in gioco la mia scusa e la mia abilità nel parlare. - E' un problema se paghiamo domani mattina? Ancora deve arrivare un nostro amico e nonsappiamose arriva stasera o direttamente domani mattina. I soldi li ha lui-- Alle sette vi voglio qua sennò vi vengo a cercare io-disse per poi darci le chiavi delle stanze, tutte e tre vicine. Ringraziai l'uomo seduto di fronte a noi e ci avviammo verso le camere. Diedi ad ognuno di loro le proprie stanze e Cody si tirò indietro. - Perchè io ho la doppia e tu la singola?- chiese socchiudendo gli occhi. - Semplice, non voglio dormire con April e siccome vuoi due avete una particolare sintonia ho pensato non fosse un problema- alzai le mani in segno di difesa. - Sei per caso geloso?- si mise in mezzo April che ancora non avevo capito che quei provocamenti erano asfissianti. - No bambolina, non lo sono. Non potrei mai innamorarmi di una che porta la 42, senza offesa- e invece l'avevo offesa perchè abbassò lo sguardo prendendo dalle mani di Cody le chiavi e dirigersi verso la stanza con ancora la testa abbassata. Ancora una volta ero stato uno stronzo. Avevo beccato il suo punto debole nuovamente. - Perchè non te ne stai zitto una volta per tutte?- disse Cody sbattendo le mani contro i jeans. - Lo sai, prendere in giro le persone è ciò che so fare meglio-- No a te rode il fatto di lasciarla andare, ecco cosa-concluse voltandosi e lasciandomi da solo fuori. Sospirai tirando le punte dei capelli e aprendo la mia stanza. Mi buttai subito nel letto affondando la testa sul cuscino morbido e chiusi gli occhi. Non ne combinavo una giusta, mi chiedevo se davvero ci fosse una parte buona di me, odiavo che la gente mi vedesse solo come il cattivo di turno senza sentimenti ma forse era vero, l'unica cosa che provavo verso gli altri era odio e l'amore si allontava parecchio da me. Mia madre prima di lasciarmi mi disse " come figlio fai schifo ma come uomo, cerca di essere migliore". Quella frase ce l'avevo in testa da anni ormai e faceva fatica ad uscire. Dovevo fare l'uomo e mi sentivo ancora un bambino di quindici anni che bramava voglia di uccidere la gente. Mia madre poteva avere anche problemi mentali ma a volte sapeva ragione meglio di chiunque altro e chissà come stava adesso. Mi spogliai rimanendo in boxer, la temperatura era caldissima."
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DESTROY
FanfictionPochi sapevano chi era, tanti conoscevano il suo nome, Justin. Annientava, uccideva e provava ad amare.