CAPITOLO 16

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APRIL'S POV

" Non appena accese il motore dell'auto fece sgommare le ruote posteriori e accellerò immediatamente la presa sul pedale, sbattei la schiena contro il sedile del veicolo. In quel momento aveva davvero bisogno di calmarsi e l'unica cosa che lo faceva rilassare mancava. Aveva finito ore prima la sua ultima sigaretta ed era rimasto senza pacchetti in tasca, per quanto odiassi il fumo o comunque chiunque toccasse tabacco aveva un assoluto bisogno di quella maligna sostanza, vederlo così feroce non solo nei miei confronti era spaventoso, quasi micidiale. Ero davvero terrorizzata nel sapere che dovevo passare ancora molto tempo con loro e mi chiedevo dov'era mio fratello, ero convinta e consapevole che mi stesse cercando ma dov'era veramente? Stava superando nuovamente il limite di velocità ed eravamo in pieno centro, avrebbe potuto fare del male a qualcuno ma sembrava che i suoi pensieri fossero altrove. Fissava un punto fisso davanti a lui ma non ero certa fosse davvero concentrato sulla strada, una sola distrazione e avremmo potuto fare un incidente. Troppi incroci e troppe persone spavalde attraversavano la strada senza nemmeno guardare se qualche possibile macchina stava passando e Justin non era da meno, non prestava nessuna attenzione ai pedonio ai semafori ma anzi, se c'era un semaforo arancione non rallentava, aumentava ancora di più la velocità sul pedale e sfrecciava come non aveva mai fatto. I cartelli stradali segnavano che la centrale, ovvero la nostra destinazione era sempre dritta e siccome la strada era continua a Justin non gliene importava niente di frenare tanto che all'ultimo semaforo era scattato il rosso e Justin non affrettò ad inchiodare facendomi piegare in avanti, ormai finivamo addosso ad un camion rosso che aveva la precedenza. Ansimai fortemente cercando di guardare Justin ma, impavido com'era non mi prestò nessuna attenzione e aspettò che il semaforo divenne verde per poi partire di nuovo. - Sei un coglione cavolo, ormai lo tamponavamo- gli dissi attirando la sua incompleta attenzione, sembrava non ascoltarmi. - Ma non è successo- mi disse volgendomi uno sguardo di vincita - non è il momento giusto per farmi la ramanzina da mamma adulta, devo cercare un modo per tirare fuori quei tre sfigati-- Perchè parli così di loro?- chiesi nuovamente senza chiudere bocca, cosa che avrei dovuto fare - sono sempre tuoi amici e ti hanno salvato molte volte la vita-- Sono degli sfigati e basta al di là che siano miei amici o no, ok?-Mi misi a braccia conserte e fissai fuori dal finestrino. Non mi convinceva nessuna sua frase, sapevo benissimo che lui avrebbe dato di tutto pur di riavere i suoi amici con lui. Pochi istanti dopo arrivammo in centrale e Justin parcheggiò l'auto in una zona vietata, come se l'unico che viveva sul pianeta terra fosse lui. Avrei voluto dire qualcosa ma forse aveva ragione, quella troppo pignola e fiscale ero io perciò decisi di stare zitta, tanto la multa l'avrebbe presa lui. Scesi chiudendomi la portiera alle spalle e m'incamminai verso Justin che teneva le mani in tasca e lo sguardo abbassato. Non appena entrammo all'interno, un uomo dalla grande stazza ci venne incontro, quasi sorpreso di vedere due giovani ragazzi in un posto come quello e non lo biasimavo. Per quanto al sicuro mi sentivo lì dentro, quell'aria da prigione mi faceva ribrezzo e non poco. Justin si avvicinò senza paura all'uomo davanti a noi. - Devo prendere i miei amici- esordì con questa frase e forse non sapeva che quello non era il modo di parlare ad un agente della polizia. - Sei maggiorenne?- chiese l'uomo fissandolo e squadrandolo dalla testa ai piedi. - Ho diciannove anni- concluse Justin e l'uomo annuì. - Vieni con me, devo farti firmareun modulo dirilascio per loro- l'uomo ci condusse in una stanza al quanto piccola, sembrava davvero di essere imprigionati e quelle quattro mura bianco sporco erano schifose. Diede carta e penna a Justin che prima di incominciare a scrivere lesse bene ogni frase di quel foglio scritto e arrestò i suoi movimenti per un secondo. - Cosa vuol dire rilascio di cauzione?- chiese alzando lo sguardo verso l'agente che rimase basito davanti a tutto ciò. - Ragazzo, per rilasciare i tuoi amici devi darci qualcosa in cambio... soldi, oggetti di valore- proprio in quel momento serrai i denti, non ci voleva. Justin mi fissò titubante, forse cercava una soluzione ma era impossibile trovarla, feci spallucce e abbassai lo sguardo. - Può scusarci un attimo?- chiese Justin rivolto all'agente che acconsentì subito per poi uscire e lasciarci soli. Fissai anche io il foglio e mi arresi nella speranza di tirarli fuori da lì, non avevamo niente con noi. - Come facciamo Justin?- chiesi incrociando le braccia, ero allo stremo delle mie forze ma avevo intenzione di pensare ad una soluzione, non avrei retto all'idea di lasciare Cody una sola notte di più qui dentro. - Non ho un cazzo di soldi porca troia- si mise le mani fra i capelli scuotendo la testa - non so comefare- concluse poi sedendosi su una sedia a fianco a lui. Scossi la testa, ormai avevo perso le speranze anche io. Tenni lo sguardo rivolto verso il basso fissando i miei polsi e mi venne l'illuminazione del giorno. Sfilai dal polso sinistro l'orologio in argento regalato al mio diciassettesimo compleanno da mio padre. Glielo porsi e Justin alzò lo sguardo. - Non posso accettarlo, è tuo- disse rifiutandolo. - No davvero prendilo, non è importante- eccome se lo era. Tenevo a quell'orologio più della mia stessa vita ma non vedevo nessuna soluzione. Justin osservò dettagliatamente l'oggetto e lo toccò in ogni sua parte e subito dopo la porta della stanza si aprì. L'agente fece il suo ingresso e si compose sistemandosi la divisa. - Allora, avete trovato un accordo?- chiese rivolgendosi a Justin. - Veramente n...- lo interruppi prima che potesse finire la frase. - Si, se va bene abbiamo quell'orologio. E' puro argento-dissi. L'agente prese dalle mani di Justin il mio prezioso oggetto e lo osservò nei minimi dettagli per poi annuire con la testa. Mi doleva moltissimo dare via quell'oggetto. Era una parte fondamentale di me, mio padre aveva fatto sacrifici per regalarmelo e io lo stavo dando via come un oggetto senza valore e non era da me. Justin firmò nuovamente il foglio sotto di lui e consegnò il tutto all'agente. - Tieniti stretta la ragazza, nessuno avrebbe dato via un oggetto così- disse l'uomo che dalla targhetta possedeva il nome J.Jones. Justin mi fissò e abbozzò ad un innocente sorriso ed abbassò lo sguardo, mi morsi il labbro inferiore. Mi aspettavo un grazie ma il suo orgoglio era troppo persistente. Restammo nella saletta centrale in attesa di vedere i ragazzi arrivare ma Justin affrettò i movimenti e uscì dalla centrale per restare fuori da solo. Non capivo il perchè di quegli atteggiamenti bruschi e decisivi, lontani dal mondo ma troppi vicini all'anima. Ero quasi intenta ad andare da lui ma mi sentì chiamare da dietro e la voce era familiare. - Cody!- urlai andandogli in contro, lo abbracciai per due secondi e mi staccai subito per il movimento troppo azzardato - scusami-- Per un abbraccio?- era evidente il carattere troppo diverso di Cody da Justin. Justin avrebbe potuto ammazzarmi per un abbraccio mentre Cody era felice di riceverne uno. Ero contenta di vederlo fuori, ma soprattutto ero contenta di vederlo. Sorrisi agli altri due ragazzi che ricambiarono. - Come avete fatto a tirarci fuori?- chiese Dylan tirando fuori una sigaretta dalla tasca. - Non importa- gli dissi e alzò un sopracciglio. Non avevo voglia di dargli spiegazioni, volevo solo uscire da quel posto cupo. - Justin dov'è finito?- chiese Chris e indicai l'uscita col dito. C'incamminammo tutti fuori, Justin era appoggiato al cofano della macchina e non appena ci vide si alzò e ci venne incontro. Il suo sguardo non prometteva nulla di buono ma evidentemente solo io me ne ero accorta. - Ehi Bro- disse Cody allargando le braccia. Justin affrettò il passo, serrò la mandibola e tirò fuori le mani da entrambe le tasche. Serrò i pugni e strinse i denti per poi sferrare un pugno sulla gote di Cody che cadde a terrà dal male. Che gli era preso? Spalancai gli occhi per quella scena e Dylan mi mise una mano sul petto per non farmi avanzare a fermare la scena, era troppo pericoloso. - Sei un fottuto idiota, cazzo- disse Justin tirandolo su per il colletto e sferrargli un altro colpo in faccia ma tenendolo ancora in piedi con le sue forti mani - un idiota comequegli altri due sfigati. Ma che cazzo vi salta in mene di drogarvi dentro un albergo, mi mettete sempre nei casini- gli urlò contro Justin facendolo cadere a terra e colpirlo in pieno stomaco. Mi misi una mano sulla bocca trattenendo ogni possibile rumore. Picchiava Cody senza pietà, come se fosse il suo giocattolopreferito e Chrise Dylan non facevano niente ma anzi, assistevano a quella scena senza mettersi in mezzo. Rimasi sbalordita dai movimenti aggressivi di Justin nei confronti del suo migliore amico e mi chiedevo se fosse normale o no. - Justin mi dispiace, ok? Non pensavo ci scoprissero, abbiamo sbagliato- disse Cody con voce smorzata che a stento riusciva a tenersi in piedi dal gran che aveva male allo stomaco. - Me ne fregasse qualcosa delle tue stupide parole, Cody-gli andò di nuovo incontro prendendolo a calci nello stomaco, possibile che da dentro nessuno riusciva a notare la scena che si stava svolgendo fuori? Possibile che nessuno faceva niente per fermare quello schifo? Spinsi con tutte le forze che potevo Dylan liberando la presa dal mio petto e mi fiondai subito verso Justin. - Smettila Justin, gli stai facendo del male- gli dissi guardandolo negli occhi ed afferrai con le mani la sua maglietta toccandone anche i perfetti addominali. I suoi occhi erano pieni di ira e rabbia, i miei colmi di lacrime - smettila ti prego- ovviamente come ogni volta non mi ascoltò e col dorso della mano mi prese in piena guancia con uno schiaffo. Voltò lo sguardo verso Cody che era in piedi a fianco agli altri e si diresse verso l'auto aprendo lo sportello. Mi massaggiai la guancia facendo scendere le lacrime dagli occhi e seguendo ogni movimento di Justin. Cominciai ad avanzare per andargli incontro ma qualcuno arrestò i miei passi e mi fermò facendomi voltare verso di lui. Cody mi guardò e mi asciugò le lacrime. - Non andare da lui, peggioreresti solo le cose- il viso di Cody era messo male, gli usciva il sangue dal labbro e dal naso - non andrà molto lontano, non ha un soldo con sè-mi disse quasi volendomi rassicurare. - Dove andrà?- chiesi guardando Justin mettere in moto e andarsene lasciandoci a piedi. - Non molto lontano, starà nei dintorni e fidati che l'incazzo gli passerà, fa sempre così- si avvicinò a noi Dylan seguito da Chris. - Piuttosto April... Cos'è successo a Bainville? Justin non può essere così solo perchè siamo finiti nei guai per una cazzata, non è da lui- e Dylan aveva ragione, non era da Justin arrabbiarsi per delle cavolate come quella commessa da loro e forse avrei dovuto dirgli davvero cos'era successo durante il viaggio e il nostro soggiorno a Bainville. - Ce lo racconta mentre ci mangiamoqualcosa,ok? Per nostra fortuna abbiamo i soldi, fidati che Justin non tarda a tornare- disse Cody prendendomi sotto braccio. Camminammo per quella strada dritta incamminandoci verso un bar o qualcosa che vendeva del cibo, avevo davvero tanto fame, forse troppa. Senza Justin l'aria era quasi migliore, non avevo paura di essere uccisa o quant'altro. Con Cody e gli altri mi sentivo un'amica ed eravamo una semplice combriccola senza istinti omicida o robe simili.

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