CAPITOLO 15

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JUSTIN'S POV

" Feci retromarcia rovinando sicuramente le gomme dell'auto, ero troppo preso male che usavo la mia rabbia non solo su April ma anche su i miei movimenti troppo impulsivi. Accellerai la presa sul pedale tanto da sfiorare nuovamente il limite di velocità. Le gomme si stavano rovinando a causa di tutta quella ghiaia e io non le aiutavo minimamente, lasciavo che inalzassero un enorme polverone da non vedere niente ma avevo una questione in sospeso con un pezzo di merda e dovevo farla finita. Vedevo April visibilmente preoccupata e arrabbiata, ancora non aveva capito come stavano le cose. Quando era con me doveva percepire che io ero imprevedibile, non ero affatto un tipo affidabile o quant'altro, io cambiavo strada continuamente. Afferai velocemente una nuova sigaretta dal pacchetto accorgendomi che era l'ultima, l'accesi a la portai alla bocca. Durante quel viaggio, dalla mia partenza dal Canada all'arrivo a Bainville avevo fumato troppe sigarette e avevo smesso col fumarne così tante, ma un abitudine quando la riprendi difficilmente se ne va. Vedevo in lontananza piccole e ben distinte case, la mia via era visibile e non appena arrivai all'incrocio svoltai per andare a casa di Jason, ero abbastanza sicuro che fosse in casa. Abitava con il padre, ma era sempre fuori a sballarsi con stupefacenti e non tornava a casa quasi mai. Non appena arrivammo davanti al cancello accostai la macchina spegnendo il motore, fissai furtivamente le finestre ma non c'era alcuna luce proveniredall'interno,sembrava tutto deserto e nemmeno la sua macchina era parcheggiata di fronte al garage. Aveva l'aria di essere un trabocchetto o forse era solamente fuori con gli altri, in fondo ogni pomeriggio usciva insieme ai miei amici. Presi la busta dalle mani di April e aprì lo sportello ma mi afferrò per un braccio. Mi venne un brivido, per quale motivo? - Cambia idea ti prego, non ricominciare a fare il gioco che faceva tua padre- mi disse mollando la presa sul mio braccio. Era scioccata o forse solamente impaurita che potesse succedermi qualcosa ma andiamo, in tutti i miei anni di vita avevo passato cose peggiori che vedermela con un ragazzino era abbastanza scontato e facile da affrontare. - Io il gioco lo sto chiudendo. Non ti consiglio di restare in macchina, guardati intorno, da ogni porta può sbucare un maniaco del cazzo, questa era ed è ancora la via più temuta di Bainville, non a caso ci abita Jason. Dai scendi- fece come le avevo detto e sichiuse la porta alla spalle per poi raggiungermi. Il luogo era veramente deserto e non era solo una mia impressione. Il cancello della casa però era semi aperto segno che qualcuno in casa doveva per forza esserci. Jason non era tanto scemo da lasciarlo aperto sapendo che dentro teneva un armadio pieno di droga. Spinsi la porta di metallo in avanti provocando un leggero rumore, quasi stridulo. Mi morsi il labbro sperando di non aver causato troppo baccano. Era evidente l'odore di fumo che si sentiva anche a un metro dall'entrata, quella casa non era affatto cambiata, era la stessa di sempre. Fissai intorno cercando di scrutare movimenti sospetti ma gli unici che avevano messo piede in quel territorio eravamo io ed April. Mi avvicinai con cautela alla porta seguito da April che respirava a fatica tenendo le mani in tasca. Guardai oltre la finestra posta subito a fianco alla porta, dentro era deserto quanto fuori. Jason lasciava sempre la chiave di riserva sotto lo zerbino e sapendo ciò mi chinai alzando lo zerbino prendendo la chiave. Furtivamente la infilai nella serratura dando tre giri ma anche solo al primo si aprì, segno che la casa non era stata chiusa a chiave. Misi piede dentro non appena aprì la porta e mi trascinai dietro April che sembrava non volesse entrare, le feci segno che non c'era nessuno e si tranquillizzò. - Come fai a sapere che non c'ènessuno?- mi disse a bassa voce. - Lo so e basta- risposi addentrandomi in quella sala da me conosciuta. Ci venivo spesso da ragazzino, giocavamo a chi si drogava per primo e non era un bel gioco, finivamo col farci del male a vicenda. Ma era soddisfacente risvegliarsi da una specie di coma. Il pavimento sotto ai miei piedi scricchiolava di continuo, quella casa era il terrore. Avevo una certa fame, per tutto il giorno non avevamo mangiato niente e sapevo che April moriva dalla voglia di addentare qualcosa. Conoscevo quella casa a memoria e sapevo ancora dove stava la cucina, feci segno ad April di seguirmi e così fece. - Prendila, sei un po' pallida e hai bisogno di mangiare-le disse lanciandole una mela. Presi dal frigorifero una bottigli di Vodka fresca e ne bevvi qualche sorso. - Justin, a stomaco vuoto ti metti a bere?- mi rimproverò. Se c'era un ruolo che sapeva fare ma non doveva era la madre e non sopportavo il fatto che mi volesse comandare a bacchetta come se non sapessi quello che facevo. La detestavo, aveva sempre la ramanzina pronta. Alzai spallucce senza degnarla di una risposta e tornai in salotto a cercare quello che mi spettava, l'eroina. Posai la busta sul tavolo e incominciai le mie ricerce. Sapevo perfettamente dove teneva tutta la roba, il fumo, l'alcool, la droga e per fino i preservativi. Tutto in un unico armadio in camera sua. Lasciai April in cucina e andai solamente io. Ad ogni passo che facevo sentivo l'odore di droga sempre più vicino e costante. Mi sentivo vivo e appagato. Aprì cautamente la porta pur sapendo che eravamo solamente noi in casa, la sua stanza non era cambiata di una virgola. I muri erano ancora crepati e sulla scrivania teneva le foto di quando eravamo ragazzini. Presi una cornice e vedevo me, l'immagine riflessa era qualcosa di spaventoso, non mi riconoscevo e questo perchè in quella foto ero felice, avevo un sorriso mai visto prima e quel ragazzino di quindici anni mi mancava, zero responsabilità e tanto divertimento. Eravamo migliori amici, tutto ciò a cui facevamo attenzione era la droga e collaboravamo da veri duri che ci sembrava quasi un gioco, dall'aspetto terrorizzante ma avventuroso. Avevo vaghi ricordi di quegli anni e detestavo non ricordare ciò che mi faceva stare bene, anche con Shila era così, ricordavo poco di lei se non il suo sorriso e i suoi occhi marrone cioccolato. Posai la cornice sulla scrivania ed andai ad aprire le ante dell'armadio dove sapevo teneva la roba. Rimasi quasi di stucco nel vedere che oltre a ciò che immaginavo c'era qualcos'altro di più pericoloso: esplosivi, circa tre esplosivi dentro quell'armadio. Non avevo idea a cosa potessero servire ma in tutti questi anni c'eravamo promessi che avremmo giocato solo con i petardi e se volevamo far esplodere qualcosa l'avremmo fatto con gli accendini e i fiammiferi. Gli esplosivi erano roba da grandi, roba da morti e a vedere quegli oggetti ordinati dentro l'armadio mi provocò un attimo di terrore. Jason non era più un ragazzino e me ne accorsi osservando quell'armadio. Non aveva più quattordici anni, ora giocava pesante e forse quello per lui non era più un gioco, era diventato un lavoro. Prima di chiudere l'armadio presi ogni esplosivo all'interno, dovevo farli sparire assolutamente o avrebbe causato seri danni non solo a Bainville, ma ancheai pesivicinie unconto era quando giocavamo da ragazzi e ci facevamo del male noi, un conto era fare del male a persone innocenti anche se ero il primo ad uccidere persone che meritavano ancora di vivere. - April andiamocene di qui- non mi rispose, la casa era di nuovo deserta e mi sentivo solo, i movimenti di April non si sentivano e neanche respiri affannati- April?- urlaiancora più forte per farmi sentire ma niente. Corsi andando in cucina e ciò che trovai era ancora peggio di quello che avevo visto dentro l'armadio. Jason teneva April stretta a lui puntandole una pistole sulle tempie. I suoi occhi straripavano rabbia e odio mentre April provava terrore e sapeva di rischiare la morte. - Lasciala andare- incominciai a parlare tenendo un tono di voce abbastanza calmo - lei non c'entra assolutamente niente con noi, piuttosto uccidi me-- Oh lei c'entra eccome Justin- disse premendo l'oggetto sulle sue tempie e facendole stringere il labbro dal male - sai anche tu che non te ne andrai senza di lei e so che farei bene ad ucciderla-- Perchè non uccidi me?-- Perchè non voglio uccidere te porca puttana, l'avrei già fatto sfigato. Voglio uccidere lei così avrai un'altro senso di colpa, amico. In quel centro di riabilitazione oltre a tua madre dovevano mandare anche a te e dovevi marcire li dentro-- Nomina ancora mia madre e vedi che faccio saltare in aria questa cazzo di casa, così non proverò sensi di colpa perchè a morire sarai anche tu-- E fallo Justin, cosa credi che a me la morte mi preoccupa? Sei te che sei un codardo, come tuo padre-aveva toccato un tasto dolente e non aveva il diritto di nominare mio padre, non lui. - Parli tanto di mio padre quando sei il primo che se ne ritrova uno che non fa altro che pensare a drogarsi, almeno il mio mi voleva bene, il tuo? Quando mai si è preoccupato per te, quando? E chi c'era quando ti picchiava perchè non facevi bene il tuo lavoro? Io, e saresti già morto se non ti avessi accolto in casa mia per mesi. Te proprio non ne vuoi più sapere di me vero? Scusa se mi hanno trasferito in Canada e scusa se non ti ho avvertito, possiamo tornare a fare la nostra vita normale? La busta è sul tavolo, dammi l'eroina- conclusi avvicinandomi a lui ma fermandomi subito dopo che caricò la pistola, che intenzioni aveva? - Non me ne fotte un emerito cazzo della nostra amicizia, te ne sei andato Justin. Di te e delle tue scuse non me ne faccio niente quindi se ora non molli quegli esplosivi giuro si qualsiasi cosa che sparo alla tua amichetta verginella, non ci metto molto, sai che non provo pietà per nessuno. O lasci gli esplosivi dove sono o la uccido, hai una scelta- nessuno mi aveva incastrato, tanto meno Jason e sinceramente di April in quel momento me ne fregava il giusto, non mi sarebbe dispiaciuta la sua morte. La guardai un secondo, vedevo il terrore uscire dai suoi occhi, piangeva silenziosamente, facendo fuori uscire solo ed esclusivamente le lacrime. Ero un bastardo, non me ne fregava niente ma se c'era uno che doveva ucciderla quello ero io. - Justin ti prego- disse emettendo un filo di voce. Abbassai le palpebre, non potevo lasciarla morire così. Potevo sentire il suo tono di voce strozzato e malinconico. Non respirava nemmeno regolarmente. - La senti? Ti sta implorando e tu vuoi mettere fine alla sua vita così? Quanti sensi di colpa avrai dopo questo? Le notti riuscirai a dormire senza avere il pensiero fisso di questa ragazza?- era un fottuto idiota ma non avevo scelta e con me non avevo nemmeno la pistola. Posai a terra gli esplosivi e mi arresi così, senza combattere o cercare un accordo tra fratelli, ma ormainoneravamo neanche quello. - Justin Bieber che si arrende? Devi essere proprio innamorato per farlo- disse mollando la presa su April e spingendola verso di me. L'afferrai per un braccio e rimasi a fissare il volto di Jason soddisfatto, non c'era perdita più cruda di quella e io con lui non avevo mai perso. Mi sentivo insoddisfatto e non fiero. - Addio Jason, spero che il tuo piano di mandare all'aria qualcosa fallisca- tirai April e uscì da quella casa percorrendo la stessa strada fino alla macchina. Misi in moto e presi la stessa strada di prima, non ero più il benvenuto a Bainville. - Cazzo cazzo cazzo!- cominciai a sbraitare dando pugni al volante e accellerai la presa sul pedale di velocità. La campagna era ormai deserta e potevo fare quello che mi pareva - smettila di piangere- le urlaiaddosso facendola singhiozzare ancora di più. Aveva gli occhi rossi e gonfi, i capelli scompigliati che le ricadevano sulle spalle e una voce morta e sottile. - Ti prego riportami a casa- cercò di dirmi con quel poco di voce che aveva - non ci voglio più stare con te,tiprego Justin portami a casa- non potevo portarla a casa anche se pure io lo volevo ma non potevo permettermi di lasciare questo alle spalle, come potevo fidarmi di lei una volta lasciata andare?"

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