APRIL'S POV
" Mi svegliai tremendamente assonnata, la notte stessa avevo dormito poco e non su un qualunque letto o brandina, ma appoggiata ad un tronco, se il collo avesse preso vita credo mi avrebbe strangolata, erano i momenti come questi che non rimpiangevo mia madre per tutto le volte che sbagliava cuscino, almeno il suo era morbido. Quasi facevo fatica a muoverlo, sentivo delle leggere fitte dolenti mentre lo muovevo sia a destra che a sinistra, in alto e in basso; il risultato di questa notte? Collo incriccato completamente. Mi alzai in piedi tenendo una mano sulla parte sinistra del collo, cercai di non muoverlo troppo o avrei potuto urlare e non intendevo svegliare i tre ragazzi che ancora dormivano beati dentro il sacco a pelo. Il fuoco era spento, solo legno bruciato circondava i ragazzi, ma non lo sapevano che appiccare il fuoco in un bosco era pericoloso? Ancora mi chiedevo se avevano smesso di frequentare gli studi alle elementari, queste erano cose basilari per la soppravivenza, forse troppo canne e troppo fumo. Era strano come Justin tenesse particolarmente alle sue sigarette, dormiva così beatamente che al posto di un normale peluche teneva stretto a sè il suo pacchetto di sigarette, come se fosse questione di vita o di morte o come se avesse paura che qualcuno potesse rubargliele. M'incuoteva terrore quel comportamento. Non avevo idea di che ore potessero essere, il sole era alto ed emetteva un certo calore, stavo incominciando a sudare parecchio, non era più tardi delledieci ed era strano che Justin stesse ancora dormendo. Avevo un assoluto bisogno di un bagno, in quella folta foresta avevo tanti spazi per poter urinare, sentivo la mia vescica pulsare. M'incamminai timidamente per quel luogo da me sconosciuto alla ricerca di un posto abbastanza coperto. Mi sentivo un po' una ragazza selvaggia, come quelle dei film, nate per sopravvivere alla natura, non avevo mai fatto pipì in un luogo così e non avevo fazzoletti, una foglia era la mia carta igenica, che schifo. Sentivo continuamente il rumore del lago, la solitudine di quel posto, il canto degli uccelli liberi nel cielo e quanto l'invidiavo, loro non avevo un posto stabile, erano esseri migratori, si spostavano quando volevano, non avevano i miei stessi problemi e li fissavo con tanta invidia che sembravo una vera stupida con qualche problema mentale. Divulgai i miei pensieri e tornai alla macchina, ancora dormivano e sembrava che nessun rumore potesse disturbarli. Frugai nel baule dell'auto, fra i sacchetti del mangiare, avevo un languorino che solo uno snak avrebbe potuto saziare. Dentro di essi c'erano solamente cartacce varie, frugai più velocemente in altri sacchetti facendo volutamente ogni rumore possibile. Era dannatamente impossibile che in mezzo a tutto quel casino non c'era qualcosa da sgranocchiare. Non ero abituata a tutto questo, non ero abituata a mangiare poche volte al giorno, a Stratford ingoiavo ogni cosa commestibile sotto ai miei occhi, aprivo ad ogni ora del giorno il frigorifero e le dispense, inventavo le ricette più schifose e caloriche mai esistite sulla faccia della terra, mangiavo per poi sentirmi in colpa. Era una vera tortura dover convivere con quell'ingordo peso, dover vivere e avere sempre fame, forse un giorno li avrei ringraziati per avermi fatto mangiare così poco. Alla mia destra c'era un piccolo sacchetto, per quanto dovessi farmi i cazzi miei la curiosità mi stava divorando viva, mi voltai fissando per tre secondi ognuno di loro, sembravano dormire ancora, la mia vista tornò al sacchetto, aprendolo notai un pacchetto di sigarette, forse le più pesanti mai viste prima, troppi accendini vecchi ormai consumati, veri pacchetti di preservativi ancora nuovi, forse presi da pochi giorni, un senso di nausea provocò dolori alla pancia, mi piegai in due dal mal di pancia, cercai di non urlare troppo tappandomi la bocca, lacrime innoque rigavano il mio viso, quel dolore così acido e focoso mi dava troppo fastidio, durava pochi attimi,ma quegliattimi sembravano ore, respirai trattenendo ogni suono possibili, evitai la comunicazione paraverbale fra me e i ragazzi. Ritornai in posizione eretta per rimettere a posto quei preservativi e notai la boccetta appartenente a Chris piena di Ecstasy, conteneva pasticche di vario colore, dal giallo al blu, dal rosso al viola, sembravano caramelle, ma dentro ognuna di loro c'era quella sostanza dannatamente micidiale. Presi in mano quella boccetta e fissai per interminabili secondi il contenuto, come poteva provocare benessere e allo stesso tempo rabbia? Come potevano impasticcarsi di quella roba fino allo scoppiare di un polmone, non augurerei la morte a nessuno, tanto meno a dei teppisti come loro. Aprì annusandone il contenuto, non ameneva nessun odore eppure a loro piaceva drogarsi, feci per richiudere il tappo quando feci due passi indietro e andai a sbattere contro qualcosa liscio e duro, un petto. Caddi, facendo uscire dalla boccetta quasi tutte le pasticche dentro, mi maledissi all'istante per quell'accaduto, mi avrebbero uccisa. - Che cazzo hai fatto?- Chris mi prese per il colletto della maglia e mi sbattè contro il cofano dell'auto - sei una lurida troia, come le recupero le pasticche?- il mio volto era freddo come il ghiaccio, la paura mi stava uccidendo e lo sguardo di Chris anche, avrebbe voluto puntarmi una pisolta addosso e premere il grilletto se solo ne avesse avuta una. Avevo fatto una tremenda cazzata a prendere le pasticche e ad aprire il coperchio, ne erano rimaste solo tre dentro, le altre erano disperse per terra. Non avevo il coraggio di scusarmi, avevo paura cheognimia parola potesse provocare qualche errore, ogni tentativo di parlare era vano, gli occhi di Chris erano marroni, marroni come il tronco di un albero, e ora quel colore mi terrorizava parecchio. Mi spinse ancora più forte facendomi piegare con la schiena e farmi urlare di dolore. - M-mi disp-dispiace- tirai fuori in minima parte la mia piccola voce. - Non me ne fotte delle tue scuse stronza, come cazzo le recupero le pasticche?- odiavo lesuedomandeperchènon avevano risposta, non sapevo come avrebbe fatto a recuperarle, ormai erano andate, odiavo quel ragazzo più della mia stessa vita. Mi capovolse e piegò la mia faccia facendo sbattare la mia gota sinistra contro il cofano, con le sue mani afferrò la lampo dei miei jeans, cercai di divincolarmi ad ogni suo sporco gesto, ma ero incastrata, sentivo la sua protuberanza - ancora dentro i pantaloni-sbattere contro il mio sedere, le lacrime scendevano a dirotto, le pesanti mani fecero scendere i suoi pantaloni fino alle caviglie, ora sentivo la sua parte intima ancora meglio, avevo paura, paura di perdere la verginità in quel modo così brutale, non ero pronta, ero spaventata e cercai di urlare, ma la sua mano spiaccicata contro la mia guancia m'impediva di farlo. Sentivo ancora i mie jeans addosso, ma presto anche quelli sarebbero scesi fino alle caviglie. Riuscivo a sentire i suoi scattanti movimenti, la sua presa era stretta, mi stava facendo male, le sue mani afferrarono i miei jeans ormai aperti, li fece scendere fino a quando non sentì mollare la presa. - Sei diventato scemo, porca troia?- Justin lo prese da dietro e gli sferrò un pugno in pieno stomaco, Chris si accasciò per terra con i pantaloni ancora abbassati, fortunatamente non era arrivato a farmi vedere il resto -che intenzioni avevi con lei? Ti uccido se provi a rifarlo, non provo pietà per nessuno, tanto meno per un morto di figa come te- lo tirò su da terra e si scagliò contro di lui, dandogli nuovamente un pugno sulla guancia sinistra e facendogli sanguinare il labbro. Chris a fatica riuscì a tirarsi su da terra, si appoggiò ad un ramo e subito dopo notai che Cody e Dylan stavano osservando la scena, non facevano niente per fermare quei due, ero sicura che se Justin avesse continuato lo avrebbe ammazzato di sicuro. Chris si prese il viso fra le mani, straripava di sangue, dal naso e dalla bocca, mi faceva schifo quanto ribrezzo. - Vaffanculo a te e a quella puttana- disse per poi prendere una sigaretta da terra e dirigersi verso il lago. Ero incredula, ancora lo sentivo dietro di me che avanzava con i suoi modi, sentivo ancora la paura divorarmi, i mieiocchi erano spalancati e ansiamavo a fatica, piansi accasciandomi a terra. - Uccido per fino te se ti avvicini ancora alla roba, ok?-mi disse Justin andando dalla parte opposta di Chris, lo guardai e cercai di annuire ma non ci riuscì, ero spaventata per fino da lui, i suoi toni di voce mi mettevano sempre in una tremenda soggezione. Sfregai gli occhi ma le lacrime non cessavano, portai le gambe al petto e singhiozzai a più non posso, buttai fuori troppe lacrime che ne rimasi priva. Guardai avanti a me, Cody era tranquillo che mi fissava, anzi forse provava solo un po' di pena. Si alzò in piedi quando notò che il mio sguardo era rivolto verso di lui. - Ti giuro che mi dispiace, non volevo farle cadere- gli dissi continuando a far fuoriscire le lacrime - è stato un incidente, devi credermi-- Ti credo April, ma devi stare più attenta a ciò che fai, non è un gioco la droga. Non so perchè abbia reagito così, di solito l'effetto svanisce in una notte, devi calmarti-Aveva ragione, dovevo calmarmi o l'ansia avrebbe preso il comando e prendendo ciò avrebbecausato di nuovo i crampi e non potevo permetterlo. Cody mi asciugò le lacrime con i pollici delle mani e mi tirò su, mi sembrava avere male dappertutto, alla schiena, alla gambe fragili e al collo, bruciavo dentro e ogni emozione si faceva sempre più intensa, guardavo ciò che mi stava intorno con spavento, il terrore aveva fatto di nuovo capolino in me. Cody mi portò a sedere su un sacco a pelo, mi coprì con la sua felpa pesante e si sedette di fronte a me. - Cosa cercavi?- cominciò guardandominegliocchi. - Da mangiare, avevo fame- tremai mentre pronunciavo ogni parola - non volevo fare la ficcanaso,ilsacchettomi è capitato davanti e pensavo ci fosse qualcosa da mangiare, non volevo causare quello che è successo-parlavo troppo velocemente che a fatica riuscivo a comprendermi, mi mangiavo le parole e a stento riuscivo a formulare un discorso - mi credi?- chiesi a Cody, lui annui sorridendomi, si alzò e fece per andarsene - aspetta, ti prego dillo a Justin, digli quello che è successo veramente- annuì di nuovo e andò a cercarlo. Restai seduta, accovacciata su me stessa con la felpa calda di Cody addosso."
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DESTROY
FanfictionPochi sapevano chi era, tanti conoscevano il suo nome, Justin. Annientava, uccideva e provava ad amare.