CAPITOLO 29

1.6K 54 0
                                    

JUSTIN'S POV

" La guardavo con una certa leggerezza, avevo sputatofuori quella maledetta frase che non avrei mai pensato di dire. Era rimasta quasi spaventata dalle mie parole e purtroppo non c'era altra verità che quella. Le avevo detto in pochi secondi quello che realmente sentivo e avevo confessato quel sentimento smielato che tanto odiavo. Mi guardava senza proferire parola e ad essere sincero perfino io ero rimasto senza. Avrei potuto negare, dicendole che era tutto uno scherzo a che avevo parlato senza pensare ma negare qualcosa di evidentente non era più nel mio stile. Rimasi folgorato dalla scena che entrambi stavamo vivendo e per una volta quello che rimaneva senza parole ero io. Ricordavo ancora il nostro primo bacio sotto la piogga, quasi una scena da film. April si era pentita amaramente e ora le cose si erano capovolte, quello pentito ero io per aver sputtanato ciò che dovevo tenere segreto. Sapevo che non avrei mai dovuto rivelare ciò perchè appena dicevi qualcosa di carino e sincero ad April, lei pensava stessi scherzando o ancora peggio la stavi prendendo per il culo ed era questo ciò che più mi faceva imbestialire. Farle capire che non scherzavo quando mi complimentavo con lei, era un obbiettivo arduo perchè puntualmente non ci credeva quasi mai. Anche se c'erano così tanti difetti in lei, non riuscivo a non volerle bene e preferivo una ragazza con più difetti che una perfetta come Shila e lei era così. Al solo ricordo di lei mi si gelava il cuore, purtroppo il primo "amore" difficilmente si scordava e appena nominavo quella ragazza partivano i ricordi. Non ragionavo più ormai, era notte - quasi mattina- e tenevo gli occhi dritti su quelli di April. Mi guardava come se volesse provare a dire qualcosa ma aveva troppa paura e la colpa di tutto ero io. Mi tenevo ancora aggrappato a lei per paura di cadere siccome non ero in gran forma e Chris chissà dov'era. Quel momento era troppo imbarazzante per fino per lei e desideravo uscirne. Quello che era successo questa sera di certo sarebbe rimasto impresso nella mente di April, subire quasi uno stupro era qualcosa di fatale e lo sapevo bene, purtroppo. Rimanevi intrappolato tra due mani e l'unica cosa che potevi fare era urlare, ma la voce era come se si fosse persa e non potevi fare altro che attendere che quel momento finisse. Potevano volerci minuti o anche ore ma faceva male, perchè le grida di una donna o semplicemente di una ragazza vergine non te le saresti mai dimenticate, soprattutto se l'agressore eri tu. Avevo fatto davvero troppi errori durante questi anni ma uno dei tanti di cui me ne pentivo fortemente era questo, anche io avevo violentato una ragazzina ed April lo sapeva, non nei dettagli. Non mi ero punito per quel gesto così crudele ma avrei dovuto farlo e anzi, forse la punizione mi era stata data. Non avevo più fiducia da nessuno, ogni persona che si avvicinava a me tremava dalla paura ed era questo quello che piò odiavo. La gente mi vedeva come un mostro, come un qualcuno che voleva far per forza del male e guai a stargli accanto. Non ero un mostro, lo ero stato. Se guardavo gli occhi di April, dentro i suoi vedevo la stessa ragazzina a cui le avevo strappato la vita facendole del male anni fa. Stessi occhi gonfi, stesse lacrime che rigavano le guance, stesso terrore che potesse capitare ancora e stessa paura di morire. Se April si definiva un mostro perchè non si vedeva bella e abbastanza guardabile, io ero un mostro per avere fatto del male a chiunque. La differenza era che io ero un mostro veramente mentre April aveva bisogno di essere amata e far sparire la convinzione di essere qualcosa di brutto per la società. C'ero riuscito io ad amarla per come era, perchè gli altri non dovevano farcela? Perstarebene con una persona dovevi conoscerla ed era quasi ovvio che appena vedevi una ragazza come April ti mettevi in testa che non farai mai sesso con lei o non proverai mai a baciarla ed era questo uno dei tanti stereotipi che la gente doveva eliminare dalla propria testa perchè, una volta che passavi del tempo con April ti rendevi conto che persone al mondo come lei non esistavano. Mi era strano dirlo ma quell'incidente dentro l'albergo aveva fatto bene ai miei pensieri, mi sentivo totalmente un'altra persona. La morte di Dylan mi aveva fatto aprire gli occhi, se ero rimasto vivo un perché c'era, dovevo accettare e prendere come dono ciò che avevo davanti agli occhi ogni giorno. Mi voltai indietro per vedere se riuscivo a vedere Chris ma eravamo da tutt'altra parte per scorgerlo tra folla. - Voglio andare a dormire- disse d'un tratto Aprile così facendo mi voltai nuovamente verso di lei - da qualche parte ma ho paura a stare qua- concluse abbassando di poco lo sguardo. Annuii sapendo che non mi stava guardando e mi tirai indietro stando attento a non appoggiare troppo il piede al suolo. Cercai la sua spalla senza farle sapere che avevo bisogno di una mano ma lei sembrò più avanti di me e notò le mie difficoltà. Mi cinse un fianco con un braccio e posai il mio sulla sua spalla. Ci impiegammo il doppio del tempo siccome il mio peso non era un gioco per April ma apprezzavo il suo sforzo. Eravamo giunti davanti al pub e mi sembrava di vedere molta meno gente, sicuramente l'orario di chiusura era vicino dato il cielo sempre più chiaro, segno che l'alba ormai era vicina. Andammo alla macchina e fortunatamente Chris era appoggiato al cofano mentre fumava una sigaretta, non appena ci vide ci fece un segno con il capo e si avvicinò a noi per prendermi e far riposare April. In pochi secondi ero dentro l'auto e afferrai dalla tasca dei jeans di Chris una sigaretta, siccome le mie erano disperse chissà dove. Mi passò l'accendino e subito dopo ispirai a fondo quella sostanza. - Allora, l'uomo?- chiesi a Chris - che fine ha fatto?-- Non ci crederai mai ma ha duefigli e mi ha pregato di non ucciderlo- disse e rimasi quasi sbalordito da quella frase. - Violenta le donne e ha due figli,ma cherazzadi imbeccile è?- domandai - e l'hai lasciato andare? Non potevi chiamare la polizia? Insomma, ormai stuprava April-- Justin, chiamare la polizia significava fare domande anche a April e secondo te non le avrebbero chiesto che cosa ci faceva qua e perchè? L'ho lasciato andare- disse Chris e un fondo di ragione ce l'aveva. - Ha fatto bene- intervenne April ancora confusa e spaventata - non voglio avere a che fare con questa storia mai più- concluse guardandomi negli occhi e non potei farlo altro che accettare il suo pensiero. Non appena Chris finì la sigaretta si posizionò in auto accendendo il motore, lasciando definitivamente quel posto. - Che ore sono?- chiesi a Chris. - Le quattro e un quarto del mattino, che facciamo?-- Ci riposiamo, Chris. Vai a casa di Garret- dissi sicuro, ed ero l'unico siccome Chris rimase a bocca aperta. - Sei diventato pazzo? Quello forse ha ucciso Dylan e tu vuoi andare a casa sua a riposarti?- risi a quella domanda - cazzo ti ridi?-- Sono abbastanza sicuro che mio zio abbia lasciato la città dopo aver appiccato l'incendio, fidati di me. Almeno passiamoci davanti e se vediamo il furgone vuol dire che mi sono sbagliato- conclusi provando a muovere la gamba senza enormi risultati. Chris proseguì seguendo le mie indicazioni, non sentii parlare April e speravo stesse dormendo ma non volevo voltarmi per essere sicuro che stesse bene.

DESTROYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora