APRIL'S POV
" Mi svegliai di soppiatto come se avessi appena fatto un brutto sogno. Sentivo chiaramente che qualcosa mi stava mangiando viva e il terrore di morire era davanti ai miei occhi. Mi alzai stando ancora nel letto e mi piegai in due dal forte dolore che proveniva dalla pancia, era maligno, stronzo e faceva male. Strinsi le labbra, gli occhi, i denti e dalla bocca riuscii solo ad emettere bassi suoni che nessuno avrebbe sentito. Le lacrime incominciarono a scendere senza tregua, quel silenzio era così tombale che Justin continuava a dormire beato senza porsi alcun problema. Sembravo un' idiota in preda al panico ma in quel momento mi accorsi che non avevo più con me le mie medicine e non ricordavo l'ultima volta che le avevo prese, chissà da quanto tempo non erano più con me. Avrei dato sicuramente la colpa alle mestruazioni siccome ero all'apice del mio periodo ma quei crampi erano qualcosa di più e li associai all'alcool, ne avevo bevuto troppo e l'intestino non mi aveva risparmiata. Se non avessi accettato quella stupida scommessa ora starei serenamente dormendo senza preoccuparmi di tutto questo dolore ed era da tanto che non provavo ciò. Mi alzai velocemente dal letto prendendo dal comodino un assorbente e andai in bagno cercando di essere il meno rumorosa possibile, non avevo voglia di svegliare Justin per paura di una sua brusca reazione e le cose stavano andando bene tra di noi. Una volta in bagno feci pipì tenendo stretta la pancia per paura che scoppiasse. Era un misto di dolore, i crampi all'intestino e il dolore delle mestruazioni, non stavo proprio a meraviglia. Mi cambiai l'assorbente gettando quello vecchio nella spazzatura e poi mi guardaiallo specchio, situato sopra il lavandino. Ero oscena, i capelli spenti e mossi mi ricadevano sporchi sulle spalle e il mio viso, così secco e brutto. Non mi ero mai vista così spenta e stanca, parevo un cadavere e l'aver smesso di mangiare per giorni non aveva di certo aiutato la situazione siccome il mio viso era più magro di come ricordavo. Mi sciacquai la faccia così da sentirne la pelle secca e quasi consumata, lo stare con questi ragazzi mi stava consumando letteralmentee mimancava fare unbagno caldo anche perchè puzzavo, puzzavo come non mai. Da quanto tempo non facevo una doccia calda? Da quanto i miei capelli non sentivano l'acqua penetrare dentro di essi? Mi sentivo sporca e malata. Continuavo a sentire male e l'unica cosa che mi avrebbe fatta stare bene erano le mie medicine, che oggi mancavano. Mi piegai in due dal male cercando di trattenere le grida per non disturbare il sonno di Justin che sembrava particolarmente pesante. Ero in una situazione drastica e mi sentivo più sola che mai. Se ci fosse stato mio fratello o comunque uno dei miei genitori mi avrebbero portata subito in ospedale mentre adesso me la dovevo cavare da sola, incominciare a fare la ragazza responsabile e sicura di se stessa e non lo ero al cento per cento. Dovetti per forza uscire dal quel bagno e trovare una soluzione, non sarei rimasta in quella stanza per altro tempo o sarei scoppiata. Justin dormiva ancora come se i miei movimenti fossero nulli e invisibili. Le lenzuola non lo coprivano del tutto e gli si vedeva la schiena nuda. Teneva le mani intorno al cuscino e la testa piegata da unlato,gli occhi erano chiusi e i respiri regolari. Era vero, gli stavo creando mille problemi e questo per lui era secondario mentre per me primario. Credevo di non avere altra scelta e forse era così, mi avvicinai a lui sentendo i suoi respiri addosso a me. Con una mano scostai la sua spalle senza ricevere nient'altro che piccoli mugugnii. - Justin mi sento male, mi fa male pancia- dissi facendo fuoriuscire le lacrime attirando la sua attenzione. Con occhi spenti mi guardò. - April saranno le tue cose, torna a dormire- mi disse con tanta semplicità che non mi fece stare bene. - No, credo che sia qualcosa di peggio. I crampi mi stanno massacrando e ho perso le medicine. Justin aiutami- dissi pregandolo ma continuando a versare lacrime sulle lenzuola. Si tirò su molto incerto sul da farsi e non lo criticavo, era una situazione abbastanza difficile e in poco tempo entrambi dovevamo trovare una soluzione. Accese la piccola lampada che c'era sul comodino e mi guardò nuovamente fissando la mia pancia. Mi prese la mano e mi avvicinò a sè premendo il suo petto contro la sua schiena. Le sue intenzioni non mi facevano paura ma ero un tantino preoccupata, non sapevo che cosa avesse potuto farmi e lui non era un medico. Mi accinghiò più strettamente a sè per poi portare le sue due mani attorno alla mia pancia ed incominciare a massaggiare con movimenti lenti ma piacevoli. Guardai avanti a me portando anche le mie mani sulle sue e seguirne i movimenti, mi vergognavo e non poco. Io non ero magra e mi sentivo così in imbarazzo mentre stava massaggiando proprio li, dove c'era ciò che volevo mandare via, il grasso. Le sue mani erano così calde e quasi miracolose, stavano facendo effetto ancheseildoloreera diminuto solo di pochissimo. Mandai giù la saliva e mi sentii in dovere di togliere le sue mani dalla mia pancia e mi voltai verso di lui che mi guardò con aria colpita. - Non faceva effetto?- mi disse cercando di capire il mio gesto. - No affatto ma mi stavo vergognando- dissi lasciando trapelare odio da quella frase - mi da fastidio quando la gente mi tocca la pancia, mi vergogno- dissi infine nascondendo la faccia fra i capelli e vergognandomi da morire di me stessa. Justin aveva l'aria confusa, quasi come uno che provava pena per le persone. - Non hai motivo di vergognarti adesso- disse nuovamente riprendendomi la mano e attirandomi a sè, ma mi tirai indietro. - E invece si, sai come si sento riguardo al mio corpo e trovo disgustoso che qualcuno possa toccarle. So che non mi hai presa in giro adesso ma so quello che pensi di me e...- m'interruppe prima che io potessi sputargli addosso quanto potessi odiare ciò che ero. Per la terza volta mi prese la mano e mi attirò a sè, come se le mie parole fossero solo inutili. Tornammo nella posizione iniziale, forse più vicini e sentivo i suoi respiri farsi sempre più vicini e intensi. - Smettila di dire cose che non sono vere. Stai soffocando nell'odio che provi verso di te pensando che io possa prenderti in giro ma non è così, non più. April, so quanto tu stia male per questo ma se c'è una cosa a cui tengo è la tua salute. Stavi meglio quando ti massaggiavo la pancia?- mi chiese sussurandomi in un orecchio e detestavo quando lo faceva perchè era maledettamente sexy. Annuii sperando che continuasse a massaggiarmi la pancia ma si alzò dal letto prendendo la maglia situata all'angolo del letto. Noncapiiquelmovimento deciso perciò lo guardai confusa. - Piaceva anche a me ma saresti stata bene per poco tempo, vestiti che andiamo in ospedale- disse di nuovo convinto e mi lanciò la mia maglietta. Confusa me la infilai guardando fuori, era buio e saranno state le quattro del mattino se non prima. Odiavo gli ospedali per il semplice motivo che per un mese mi avevano tenuto dentro dal gran che stavo male. Era stato quel periodo dove la malattia era in fase acuta e rischiavo una grave infezione all'intestino. I medici erano stati chiari, se non mi fossi curata avrei rischiato il cancro e non ero pronta a morire, come non lo sono adesso. Presi le scarpe da fuori dalla finestra e una volta infilate seguii Justin che al posto di andare ad avvertire gli altri s'incamminò subito verso la hall di quella locanda. Al banco c'era un uomo che sicuramente era li per fare il turno di notte, Justin si avvicinò per chiedere informazioni, forse. - Mi scusi, c'è un ospedale nei dintorni?- chiese preoccupandosi di più per me che per lui. Stavo ancora malissimo e ormai urlavo dal dolore, pregavo mentalmente Justin di fare in fretta. - Si, è a cinque minuti con la macchina da qui. Esci e prosegui sempre diritto per entrare a Burlington, al primoincrociogira a destrae te lo trovi subito davanti- disse per poi guardarmi, visibilmente sembravo un cadavere e sentirmi osservata così mi faceva rabbrividire. Una volta usciti dalla locanda e saliti in macchina, Justin accellerò la presa sul pedale e superò il limite di velocità. Per una volta speravo andasse più veloce, mi sembrava di star per perdere la vita per il troppo dolore che avevo e i respiri si facevano sempre più affannati. L'orario nella macchina segnava le 3.30 del mattino e fuori era buio pesto, in circolazione c'eravamo solamente noi e il viaggio sembrò durare ore. Arrivati alla rotonda Justin svoltò a destra per l'ospedale e per fortuna non avevamo avuto difficoltà nel trovarlo. Una volta parcheggiata l'auto scesi tenendomi stretta la pancia, ero stanca e malata. Justin mi prese per mano e accellerò i suoi passi ed entrò in ospedale andando a cercare un' infermiera. Avevo solo bisogno di sdraiarmi e mandare giù la mia medicina. Quel posto mi metteva i brividi, c'era un via vai di dottori ed infermiere, persone che stavano dormendo sulle sedie e troppo silenzio, quel posto non mi piaceva affatto. Justin fermò un infermiera e subito incominciò a parlare con lei. Mi piaceva come s'interessasse a me pur non sapendo nemmeno il nome della mia malattia. Si agitava con le mani spiegando la mia situazione ma l'infermiera non riusciva a capire e quasi si mise a ridere. - Ragazzo ho capito che la tua amica ha delle ulcere ma se non mi dici dove e come si chiama la presunta malattia faccio fatica a portarla nel reparto giusto-disse poi guardandomi. - Ma la metta anche su quella sedia, ha bisogno delle sue medicine e io non la riporto a casa in queste condizioni-disse Justin continuando nella sua convinzione. - La parola medicina è generale e se non mi dici il tipo di medicine di cui ha bisogno la ragazza non posso aiutarti, mi capisci? Posso parlare con lei per favore?-continuò l'infermiera per poi guardarmi e venire verso di me -riesci a parlare? Mi dici perfettamente che cos'hai così ti aiutiamo?- annuii guardando Justin che m'incitò a parlare non pensando al dolore causato dai crampi. - Anni fa mi hanno diagnosticato ilmorbo diCrohnma con esattezza non ricordo il nome delle medicine che devo prendere, penso inizino con la A... Aza qualcosa-conclusi. L'infermiera annuì e mi prese per mano per poi portarmi dentro una stanza con un solo letto all'interno. Justin era dietro di noi piuttosto frastornato da quella situazione e non deciso su cosa fare. - Ti faremo degli esami del sangue adesso, ok? Mi dici da quanto tempo non prendi le tue medicine?- incominciò a parlare di nuovo l'infermiera facendomi distendere sul letto e preparando l'occorrente per farmi la puntura al braccio. - Credo da un paio di giorni, le ho perse e non le ho più ricomprate- dissi guardando Justin che si posizionò di fianco a me. - Sai cosa comporta il non prendere le medicine vero? Questa è una malattia che non si cura e non sai quando ti possono venire i crampi o quant'altro. Devi essere costante con il prenderle, ora non le hai con te quindi?-negai con il capo sperando che potesse procurarmele lei. Si avvicinò a me prendendomi il braccio e sentendo con un dito la vena. Avevo sempre avuto il problema delle vene, ogni infermiera diceva che era difficile trovarle perchè le avevo piccolissime e a volte dovevano bucarmi il braccio più di due volte. Tentò per più di qualche secondo e quando trovò la vena mi fece la piccola puntura, esitai un secondo perchè era da troppo tempo che non facevo un esame del sangue ma non era poi così tanto doloroso. - Gli esiti ci saranno domani mattina, ora vado a controllare in archivio se mi sono rimaste le medicine-disse l'infermiera non appena buttò l'ago nella spazzatura. Mi alzai tenendo premuto il cotone nel braccio. - Devo restare qui stanotte? Io non voglio...- cominciai cercando di convincere Justin a portarmi via ma non disse nulla - Justin io non voglio rimanere qui-- Si tratta solo di poche ore e poi tornerai a casa... potrà uscire la mattina?- chiese Justin rivolgendosi all'infermiera che era sulla soglia della porta. - Certo, ma ora ha davvero bisogno di riposarsi ed è meglio che stia qua. Vai a casa a riposarti e dopo le otto potrai venirla a riprendere- disse lei rivolgendosi a Justin -è minorenne? Perchè se è così ho bisogno di un suo documento per rilasciarla- io e Justin a quella affermazione ci guardammo e subito dopo abbassai lo sguardo. Ero senza documenti, non avevo niente che potesse riconoscermi e per uscire da quel posto avevo bisogno di un documento. Speravo che Justin trovasse una soluzione a tutto questo e mi fidavo particolarmente di lui in queste situazioni. - Certo, domani porto i documenti- disse Justin facendomi l'occhiolino. Una volta che l'infermiera uscì dalla stanza Justin venne di fianco a me. - Justin ti prego non andartene. Odio gli ospedali e non voglio rimanere in stanza da sola- lo pregai afferrandogli un braccio - e poi con i documenti comefacciamo? Non ho niente con me-- Dov'è finita l'April sicura di ieri in macchina? Guarda che non ti succede niente se stai qua dentro e si tratta solo di qualche ora, non di più.Dormie promettoche domani alle otto sarò qui puntuale. Per i documenti non ti preoccupare, ho tutto sotto controllo e poi devo per forza tornare alla locanda, devo avvertire gli altri-annuii a quella frase e lasciai il braccio di Justin per poi mettermi comoda nel letto. Mi lasciò un bacio sulla fronte e rabbrividì a quel gesto, era nuovo per me. Abbozzai ad un sorriso e lo vidi uscire dalla stanza. Minuti dopo entrò dentro l'infermiera con in mano un pacchetto delle mie medicine, ero salva. - Se non sbaglio sono queste e non lo dovrei fare ma puoi tenerti la scatola, ora prendine una- mi disse porgendomi anche un bicchiere d'acqua. Mi sentivo rinata una volta mandata giù la pastiglia e tutto il dolore così inteso era diminuito poco a poco. Spensila luce,sistemaiilcuscino sotto di me e chiusi gli occhi provando a dormire. "
STAI LEGGENDO
DESTROY
FanfictionPochi sapevano chi era, tanti conoscevano il suo nome, Justin. Annientava, uccideva e provava ad amare.