APRIL'S POV
" La freddezza dell'acqua s'impregnava sulla mia pelle morbida e il bagno schiuma al muschio bianco scendeva delicatamente da ogni parte del mio corpo. Mi massaggiavo lentamente la cute sotto i capelli per far passare in ogni spazio lo shampoo. Sentivo i miei capelli sporchi come non mai ma la delicatezza dello shampoo rendeva i miei lunghi capelli più morbidi. Se mettevo le mani dietro la schiena, riuscivo con esse a toccarne fin sopra le punte, erano definitvamente troppo lunghi. Durante quelle settimane erano cresciuti notevolmente e non appena sarei tornata a casa - se ci fossi tornata- non mi sarei risparmiata una spuntatina per tagliare le doppie punte dalla parrucchiera e magari avrei potuto tingermeli di biondo e provare a fare una pazzia. Ogni tanto mi ero chiesta come fossi stata se avrei tinto i capelli di biondo ma mai avevo azzardato a farlo per paura di stare peggio. Passai in pochi secondi dall'acqua fredda a quella calda, volevo sentire il mio corpo bruciare e sentirne subito dopo la freschezza. Deglutii guardandomii polsie notando che sotto quella luce le ormai cicatrici erano visibili anche ad una lunga distanza. Passai un dito lungo le linee orizzontali dei tagli e quelle cicatrici erano ormai spente. Molte volte avrei voluto riaprirle per il semplice motivo che mi mancava farlo e forse questa era pura pazzia ma quando stavo male avevo bisogno di sentirmi bene facendomidel male. Era come dare una punizione a me stessa, dandomi la colpa dell'essere viva ma ero abbastanza lucida da capire che quel gesto era sbagliato. Ricordi, solo quelli piombavano dentro la mia testa nei momenti silenziosi come questi. Per il più delle volte, quando ero sotto la doccia a casa mia grattavo via le croste per vedere nuovamente il sangue uscire ed era un modo per tenerle aperte. Non volevo che si chiudessero, perché una cicatrice chiusa era un momento passato e odiavo pensarla così. Con gli occhi mi spostai verso l'interno coscia, forse la parte del mio corpo che odiavo di più. Ero stata una vera sciocca a pensare che tagliarmi le smagliature potesse essere una buona idea, non lo era stato. Avevo deisegnibenevidenti e rispetto al polso, quelli sull'interno coscia erano piùlunghi e marcati. Il dolore che provavo a tagliarmi i polsi e le cosce era ben diverso, dove faceva più male stavo meglio e nelle cosce era quasi come un piacere. Provavo ribrezzo nel pensare a questo, i miei pensieri erano demoni e nonostante avessi smesso con l'autolesionismo la pensavo sempre allo stesso modo come se volessi ricominciare. Contai i tagli, come se me ne fossi dimenticata quando in realtà li conoscevo a memoria. Sul polso ne avevo sei mentre sulle cosce cinque su ambe i latie quei cinque mi facevano veramente schifo. Li coprii, passandoci del bagnoschiuma sopra e aspettai vari minuti prima di sciacquarmi nuovamente. Strinsi i capelli lasciando che l'acqua di troppo uscisse da essi e in meno di due secondi ero fuori, avvolta intorno ad un accappatoio, forse di Garret. Raccolsi i vestiti da terra notando che erano sporchi, la maglia presentava macchie scure e stessa cosa i pantaloni. Lasciai scorrere l'acqua dal rubinetto e con un po' di sapone e una spugna bagnata passai sopra quelle macchie sperando andassero via. Cominciai ad aprire ogni sportello possibile per trovarci un phone e dentro ad essi ci trovavi ogni cosa, fino a pacchetti finiti di sigarette. Non appena lo trovai cominciai ad asciugare i miei capelli passandoci le dita in mezzo e distruggere i nodi. Non li asciugai del tutto, era estate e fuori faceva troppo caldo e il calore del phone non aiutava quella situazione. Li lasciai cadere naturalmente lungo la schiena ed entrai nella stanza dove trovai Justin disteso sul letto a guardarela mini televisione. Distolse lo sguardo dal programma e posò il suo sguardo su di me, sembrava volesse identificarmi e quello sguardo così intenso mi faceva impazzire. Notai subito dopo che ero senza intimo sotto e coperta solo da un accappatoio ma non facevo troppo scandalo, ero coperta. - Ho trovato questo accappatoio- cominciai a giustificarmi - e dovevo lavare i miei vestiti, spero non ti dispiaccia-- Quello che deve essere dispiaciuto è Garret siccome l'accappatoio è suo, ti sta piuttosto bene- disse ridendo. - Certo, mi fa da vestaglia ormai- risposi sedendomi a gambe incrociate stando attenta a non far vedere troppo -dov'è Chris?-- Penso stia ancora dormendo, di solito si lamenta che ha fame-- Che ore sono?- chiesi spavalda. - Pomeriggio, le due passate- rispose guardando fuori dalla finestra. - Abbiamo dormito tutta la mattina- dissi quasi sconvolta, era una delle prime volte che mi svegliavo a quest'ora. - Siamo andati a letto all'alba, penso sia normale non credi?- disse tirandosi su e lamentandosi del male alla gamba. Notai che il ginocchio sinistro era piuttosto gonfio rispetto a quello destro. - Come va la gamba?- chiesi sapendo già la risposta ma dovevo sentirmelo dire. - Come sempre, a fatica riesco a muoverla ma sono convinto che in pochi giorni il dolore passerà-- E se non fosse cosi? Saresti dovutorimanerein ospedale-- No, decido io quello che voglio fare...non sono gli altri che decidono per me e se ho voluto uscire ci sarà un motivo- rispose quasi seccato ma era comprensibile. Appena sentiva la parola ospedale diventava piuttosto irritabile e quella che doveva rimanere calma ero io per non avere uno scontro come spesso accadeva. - Aspettami qua- dissi uscendo dalla stanza tornandoin bagno. Il mio obbiettivo era quello di farlo sentire meglio perciò presi da terra una piccola bacinella blu e aspettai che l'acqua del rubinetto diventasse bollente. Presi la spugnetta, la lavai nuovamente e la buttai nella bacinella non troppo piena d'acqua. Stando attenta a non farla uscire fuori, camminai lentamente fino a rientrare nella stanza. Justin mi guardò stranito e subito dopo osservò la bacinella che sembrava fumare. La posai nel letto, di fianco a lui e mi guardò ancora più confuso di prima. - Bagnerò un po' il lenzuolo- gli dissi salendo ancheio sopra il letto - distendi le gambe- quasi glielo imposi e fece subito quello che gli avevo chiesto. - Cosa vuoi fare?- mi chiese. - Provo a farti stare meglio- risposi prendendo la spugnetta calda - Justin rilassati, non ti uccido- rilassò i polpacci e mi guardò senza sbattere ciglio. Passai la spugna sulla gamba e il bruciore lo fece sussultare due secondi. Strinse gli occhi e io risi. La sua espressione divenne rigida, ero sicura che quel calore gli stesse dando fastidio ma doveva resistere e sopportare. Aveva piccole croste sul ginocchio e con la spugna calda le sfregai attenta a nonfarglitroppo male ma dopo pochi minuti si era già abituato e il corpo era rilassato insieme alla sua mente. Passaiperpiùvolte la spugna sulla gamba e massaggiai con più cautela i suoi polpacci. Aveva bisogno di sentire la pressione e io con quel massaggio gli stavo provocando piacere. Respirò a fondo tenendo chiusi gli occhi e la bocca semi aperta, mi faceva ridere perchè sembrava su un mondo a parte. Passai le mie mani bagnate su tutta la gamba come per dare un tocco finale a quella gioia. - Perchè fai questo?- mi chiese con voce cupa - dovresti fare questo come lavoro- risi a quella banale frase. - Ma come? Non dovevo fare l'infermiera che toglieva flebo dalle braccia?- aprì gli occhi e si lasciò scappare un sorriso. - Mi prendi troppo sul serio. Comunque sei brava, è stato piacevole- concluse tirando su entrambe le gambe -hai fatto il miracolo April, non sento più niente- rise e sapevo che stava scherzando ma apprezzavo il suo umorismo. Appoggiai per terra la bacinella e ritornai a sedermi sul letto guardando Justin. Era più solare, la sua pelle era visibilmente più rosea e il suo uomore era piacevole. Si morse le labbra per poi avvicinarsi a me, mi prese il viso fra le mani e continuò a guardarmi per interminabili secondi negli occhi. Mi sentivo fissata, forse troppo e con forza tirai via le sue mani dal mio viso. - Ehi, no- cominciò Justin afferrandomi il viso e costringendomi a guardarlo negli occhi - che c'èche non va?-- Lo sai, mi sento in imbarazzo quando la gente mi guarda per troppo tempo- dissi timidamente - non ce la faccio-- Non ti guardo per prenderti in giro- continuò - ti guardo perchè sei carina- concluse mettendomi i capelli dietro le orecchie. Sorrisi ma non riuscivo a guardarlo negli occhi per la vergogna, non mi piaceva essere guardata troppo - ok, chiudi gli occhi- mi disse e lo feci. Chiusi gli occhi e quello che sentivo era il suo respiro su di me, sapevo che mi stava guardando ma non ne ero certa. L'unica certezza che avevo era quella di averlo davanti a me, sentivo l'odore di tabacco odorare nell'aria, sentivo il suo respiro sempre più presente e mi sentivo completamente viva, pronta a vivere una nuova esperienza. Pochi secondi dopo sentii una leggera presenza sulmio collo, le sue labbra morbide si appoggiarono su di esso ed incominciò a succhiare la mia pelle fino a lasciarci visibili segni. Tenni gli occhi chiusi perché quel momento era piacevole così. Justin continuò a baciarmi il collo, a volte succhiava mentre altre baciava e basta. Cambiò lato facendo lo stesso procedimento e dovevo essere più rilassata, sentivo leggere pressioni sul collo e tutto questo portava ad un leggero solletico. Con le sue grandi mani mi accarezzò le guance continuando a baciarmi nello stesso punto per più minuti. Volevo che quel momento durasse in eterno perché la sensazione non era solo piacevole ma anche unica. Era la prima volta per me e forse Justin poteva essere abituato ma io no ed ero nelle mani di un esperto e stranamente mi fidavo particolarmente. Conosceva i miei punti deboli e sapeva dove andare a toccare senza farmi intimidire troppo. La situazione era strana, sentivo che quello era il momento e che Justin voleva andare fino in fondo partendo dall'inizio e mettendomi a mio agio. Mi conosceva meglio di chiunque altro e sapeva quando era il momento di accellerare. Per il momento le cose stavano andando a meraviglia, quel momento era appagante e Justin era perfetto. Continuava nel suo intento e piano, piano sentivo che la mia agitazione e timidezza stava scomparendo, forse non del tutto. Prese fra le mani i miei capelli e cominciò a giocarci attorcigliandomi delle ciocche. Respirai a fondo cercando di trovare la giusta pace e senza pensare a nient'altro. Volevo solo sentire il sapore dei suoi baci sulla mia pelle, volevo sentire solo le sue labbra sul mio corpo quel giorno. Se la mia timidezza doveva cessare, avrebbe fatto meglio a svanire in quel momento perché stranamente mi sentivo pronta e volevo che quello fosse il momento giusto. Eravamo in quella situazione da almeno cinque minuti, quasi dieci e non mi ero ancora stancata. Delicatamente si staccò dal mio collo, avevo ancora gli occhi chiusi ma sentivo il suo sguardo addosso al mio. Il suo respiro era sempre più caldo e il mio sempre più leggero. - Apri gli occhi- mi disse e per realizzare quello che mi aveva appena chiesto ci misi parecchi secondi fino ad aprirli. Amavo fissare quel color miele così a fondo, eravamo a pochi centimentri di distanza e io volevo spezzarla. Era bello, bello da vivere e il cuore mi batteva veramente forte, quasi da farmi venire un attacco di panico in quel preciso istante ma la voglia di farlo superava anche le mie malattie - cometi senti?- finì per chiedermi. Sapevo la risposta e volevo dirgliela, la voglia era troppa. - Mi sento bene, benissimo- risposi convinta ed era la prima volta che mi rendevo conto di quanto le mie parole fossero vere. Justin sorrise e continuò a guardarmi senza distogliere lo sguardo dal mio viso, visibilmente imbarazzato. Fissò il mio collo e con tanta delicatezza e manualità lo accarezzò con i polpastrelli della dita. Passò le sue mani su di esso, tracciando linee curve e ben definite. Mi sarei voluta guardare allo specchio per vedere quanti segni mi aveva lasciato ma ero troppo contenta perfermare quell'attimo così vivo. Cambiò posizione mettendosi di fronte a me, lasciandomi con la schiena contro il muro del letto e conunbacio mispinse all'indietro facendomi cadere. Continuò quel bacio e la sensazione di sapere se stava venendo il momento era alle stelle, c'eravamo quasi. L'accappatoio era ancora saldo al mio corpo, l'avevo stretto abbastanza da non far trasparire niente. Forse lasciava desiderare soltanto il seno, quell'indumento si era leggermente spostato da far vedere una piccola parte del mio seno ma Justin non se ne era accorto. Era sopra di me, sentivo il suo peso sopra al mio, le sue gambe che si sfioravano dolcemente insieme alle mie. Le muoveva come muoveva le sue labbra, delicatamente ma con tanta passione. La sua lingua era entrata già da tempo dentro la mia bocca e non esitai a far entrare in gioco anche la mia. Non ero molto capace in questo ma il modo in cui mi baciava mi portava in paradiso. Era capace e quel modo di baciare era unico, lo faceva con tanta dolcezza e bramava la voglia di baciarmi. Le sue labbra erano così morbide, da sempre lo erano state e te ne accorgevi soltanto a guardarle. Non erano troppo carnose, erano quelle labbra che non avevi mai visto prima. Il labbro superiore era leggermente più sottile e il colore, il colore era di un rosa scuro che avevi voglia di assaporare. Si distaccò giusto un minuto e capii il suo movimento. Si tolse la maglietta bianca e subito lasciò venire fuori i suoi addominali scolpiti. Rimasi quasi sbalordita da tutto questo e non era la prima volta che lo vedevo senza maglia ma in quel momento era tutto più intenso e solo a vedere il suo corpo mi venivano le farfalle allo stomaco. Guardai il suo petto con la voglia di toccarlo e Justin precedette i miei timidi movimenti. Prese entrambe le mie mani e le posò sul suo petto nudo. Cominciai come per esplorare quella zona e con tanta meraviglia sentii il suo petto così duro per via degli addominali. Passai dalle costole fino ad arrivare all'ombelico e tutto questo mi sembrava magico. Justin mi guardava con sguardo passivo, per lui quello non era niente ma per me significava il mondo. Io, April stavo diventando finalmente donna e da ragazza piena di paranoie quello era il momento giusto per dire che di paranoie non ne avevo e Justin stava rendendo quel momento migliore di come me lo ero immaginata. Sospirai fino a togliere le mani dal suo petto ma non distolsi lo sguardo da esso. - Ti sei già stancata?- mi chiese sottovoce ma con quel tono da farmi capire che eravamo solo all'inizio. Lo guardai quasi tremante, quel momento stava diventando troppo lungo e l'attesa era asfissiante che volevo già farla finita. - No è che... io non sono abituata e...- dissi timidamente -ho paura- conclusi guardandolo negli occhi e potevo vedere il suo viso più teso. - Di cosa hai paura?- chiese. - Che faccia male- risposi atona e la sua faccia era visibilmente preoccupata ma felice allo stesso tempo perchè evidentemente si aspettava una risposta di quel genere. Si piegò fino ad arrivare a poca distanza dal mio viso e quello sguardo mi uccideva particolarmente. - Prometto che farò piano- disse con un filo di voce da farmi rassicurare. Sapevo che era sincero e che non voleva farmi male ma ero troppo preoccupata - te la senti, adesso?-deglutii sentendo il cuore battere a mille. Non mi aspettavo quella domanda e non avrei mai voluto rispondere ma se era il momento dovevo dire sì o no. Ero come paralizzata, il mio viso e le mie emozioni non dicevano niente e avevo paura che Justin potesse tirarsi indietro data la mia stupidità. Ero stata io a dirgli di volerlo fare siccome avevo una vaga idea che la mia vita stava per finire. Sapevo che Justin era la persona giusta con cui farlo, mi piaceva e questo si sapeva da tempo. La prima volta era la più "pericolosa", c'era la paura che qualcosa andasse storto, la paura che facesse male e la paura di essere una frana. Guardai il soffitto per poi riportare il mio sguardo su Justin che attendeva una mia risposta. - E' che...- m'interruppe lui riprendendo la maglietta lasciata sul letto. - Non ci devono essere dubbi o te ne pentirai. Non importa April, quando te la senti sai dove sono- concluse rimettendosi la maglietta ma gliela tolsi prima che potesse rimettersela. Mi misi a sedere e lo guardai, io ero pronta e volevo esserlo. - No Justin, sono pronta credimi. E' che tutta questa timidezza non mi porta da nessuna parte ma ti prego di non farmi male, è la mia unica paura- continuai con la mia teoria e sorrise. - Ti ho detto che farò piano, fidatidime- concluse e annuii a quella risposta che mi mise tanta sicurezza. Mi sdraiai nuovamente fissando ogni suo comportamento e movimento. Lasciò cadere la maglietta dal letto e senza distogliermi lo sguardo di dosso incominciò a slacciarsi i pantaloni. Stando attento alla gamba "malata" li sfilò da esse per poi buttarli giù dal letto. Teneva solo i boxer neri e vedere le sue gambe mi portava in un altro mondo, non che fossero attraenti ma era una sensazione unica. Si mise ancora pià sopra di me fino ad arrivare all'allacciatura dell'accappatoio e posò una mano su di essa. M'irrigidii sapendo che il mio momento era ormai vicino, mi dovevo spogliare per la prima volta davanti a lui e speravo che quel momento ritardasse ancora. La vergogna stava salendo perchè pensavo potesse avere pensieri negativi su quello che avrebbe visto e mi sarei sentita uno schifo. Justin vide la mia espressione sempre più incerta e non esitò a tranquillizzarmi. - Mi riesce difficile farlo con l'accappatoio addosso- rise alla sua battuta - sapevi che questo momento doveva arrivare prima o poi. Che importa se ho fatto sesso con ragazze più magre di te? Non farti paranoie adesso, non è il momento. Se sono arrivato a questo non è di certo per prenderti in giro. Farò tutto io, devi soltanto metterti a tuo agio- concluse e respirai a fondo fino ad annuire e chiudere gli occhi. Se chiudevo gli occhi non pensavo a niente, non vedevo i suoi sguardi, le sue espressioni e non vedevo me stessa. Continuai a respirare fino a quando non sentii Justin cominciare a disfare il nodo. Mi sentivo spoglia e nuda, nonostante non me l'avesse tolto del tutto sentivo che la mia pancia era scoperta. Mandai giù la saliva di troppo e non so con quale coraggio aprii gli occhi. Vidi Justin spostare il suo sguardo sulle mie spalle per togliere definitivamente quell'indumento di troppo e la sua espressione non era certo schifata. Guardai il mio corpo e vidi il mio seno scoperto e perfino la parte più intima. Ormai non dovevo più provare vergogna per me stessa perché Justin mi stava facendo capire che non ne avevo bisogno. Alzai di poco la schiena per lasciare che l'indumento sisfilasseda solo fino a rimanere sotto di me. Justin abbozzò ad un piccolo sorriso fino a scannerizzarmi il corpo e da lì capii che non dovevo più avere paura. Mi stava apprezzando e io stavo ammirando il suo comportamento. Settimane fa mi avrebbe solamente derisa. Posò le sue labbra sulle mie ancora una volta e con le sue mani incominciò a toccarmi stando attendo. Le lasciava passare con finezza dal collo fino al seno e con garbo cominciò a contornarlo. Sentivo ogni emozione trafiggere il mio cervello, era tutto troppo perfetto che quasi mi sembrava un sogno. Toccava ma con tatto, come se volesse farmi capire che lui c'era e che voleva prendersi cura di me senza farmi esitare un solo secondo. Continuava a fare due cose in una volta, mi baciava e toccava ogni parte del mio corpo. Cominciò a premere sui miei fianchi e spostò i suoi baci sul mio petto, come aveva detto stava facendo tutto lui. Gemetti a quel dolce movimento e lui notò scuotendo la testa e continuando per la sua strada. Strinsi le mie mani contro le lenzuola sapendo che quello non era niente in confronto a quando sarebbe entrato dentro di me. Era tutto troppo piacevole per finire ma era appena incominciato e Justin stava facendo la parte di quello sicuro di sé, sapeva quello che voleva fare senza provocarmi dolore e ci stava riuscendo. Avevo aspettato questo momento da mesi, segnando sul mio Diario quando sarebbe arrivato il mio momento e con chi. Justin era l'ultima persona che mi sarei aspettata di vedere sopra di me ma avidentemente le cose erano cambiate."
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DESTROY
FanfictionPochi sapevano chi era, tanti conoscevano il suo nome, Justin. Annientava, uccideva e provava ad amare.