CAPITOLO 18

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JUSTIN'S POV

" Eravamo in viaggio per Burlington, la nostra prossima meta. Mi ero segnato su un foglio settimane fa tutto il nostro percorso, ero munito di cartine geografiche. Ero ancora sotto pressione da ciò che era capitato ore prima. Avevamo lasciato il Motel senza pagare e un gruppo di poliziotti ormai fermava il nostro viaggio. Ma si sa, Justin Bieber era molto più furbo di qualsiasi agente di polizia e nessuno doveva cercare di compromettere il mio viaggio. Non mangiavo da un giorno intero quasi e sentivo la sensazione di voler sgranocchiare qualcosa. Il sole era alto nel cielo, segno che ormai era mezzo giorno e noi avevamo bisogno di mangiare. Guardai April che non sembrava affatto convinta di tutto ciò che le stava capitando attorno ma era davvero convinta che io l'avrei riportata a casa? Le avevo sempre detto e più volte che tornare a Stratford era l'ultima cosa da fare ma per lei sembrava quasi un gioco tutto questo. Avevamo a che fare con gli sbirri ogni giorno, con la droga e il fumo. In più Mark rischiava di beccarci e non mi andava di finire in galera. A fine viaggio avrei detto volentieri ad April il perchè del suo rapimento ma questo solo quando io e i miei amici avremmo concluso il viaggio, per adesso doveva rimanere un segreto. - Passami un sigaretta, April- le dissi facendole segno di aprire il cruscotto ma lei non mi diede retta e continuò a guardare fuori dal finestrino - hai sentito o no? Ti ho detto di passarmi le sigaretta- continuò a fare la sostenuta e quel comportamento mi stava irritando particolarmente soprattutto perchè avevo bisogno di fumare. Accellerai con la macchina per circa tre metri e poi frenai bruscamente da mandarla in avanti con la testa, quasi facendole sbattere il capo contro il cruscotto. Mi guardò con gli occhi spalancati e i capelli davanti agli occhi. - Ma sei diventato pazzo?- mi urlò addosso provocandomi un certo disgusto verso la sua voce - vuoiuccidermi?-- Ti ho chiesto di passarmi una cazzo di sigaretta- tentai di dirle nuovamente cercando di tenere il tono di voce calmo. - E io ti ho chiesto di portarmi a Stratford!- mi rispose a tono scostandosi i capelli dalla fronte. - Davvero credevi che ti avrei riportata a casa? Quel bacio non mi ha intenerito per tua informazione, perciò siccome sei con me devi fare quello che ti dico- sbattei le mani contro il volante per poi guardarla nuovamente in attesa della mia sigaretta ma sembrava che avessi parlato a vuoto. Continuava a tenere lo sguardo fisso in avanti, come se guardasse il vuoto e quel comportamento da bambina mi aveva leggermente rotto i coglioni. Mi sporsi verso di lei per poi aprire lo sportello con la mano destra. - Vuoi tornare a Stratford? Esci e vattene- dissi con aria tanto arrabbiata da farla spaventare. - Non farai sul serio Justin?- mi riprese Cody sporgendosi in avanti. - Stai zitto, se ci tiene veramente è capace di farlo-risposi più a lei che a lui. April guardò fuori, guardò lo sportello aperto ma non mosse un piede. - Non so nemmeno dove siamo- rispose chiudendo di fretta lo sportello. - Me ne fotto, se ci tieni veramente saresti già scappata ma non l'hai fatto. Sei ridicola quanto stupida e ora passami una sigaretta o potrei violentarti in mezzo alla strada- conclusi a voce alta e lei finalmente fece quello che le avevo detto minuti prima. Estrasse dal cruscotto un pacchetto di sigarette per poi passarmene una, la portai alla bocca e l'accesi per poi mandare giù ad ogni tiro di quella pesante sostanza. Abbassai il finestrino alla mia sinistra per buttare fuori quel poco fumo che usciva dalla mia bocca e misi in moto l'auto per poi ripartire e proseguire il viaggio. D'inconvenienti ne capitavano troppi e io ero stanco di fare la parte del cattivo.

Era da ore che non vedevo destinazione. Burlington distava parecchio da Toronto e la mia situazione in fatto di fame si stava scatenando e volevo fermarmi giusto un oretta prima di ripartire. Un cartello davanti a me segnava che mancavano dieci minuti a Brampton. Ero quasi deciso di sostare lì. Accellerai nuovamente per arrivare prima. Svoltai a destra per la piccola cittadina ed entrai nel paese. - Voglio pranzare e per arrivare a Burligton ci vorranno ancora due ore- dissi voltandomi verso i ragazzi che acconsentirono. Svoltai per un sacco di strade fino ad avere di fronte una specie di Fast-food, accostai la macchina e insieme agli altri scendemmo. Stetti dietro April per aver maggiore sicurezza ed entrammo dentro il locale. Ci sistemammo in un angolino più lontano dagli altri e aspettammo la cameriera. - Cosa prendete?- ci chiese. Era davvero carina. Portava degli shorts fino all'inguine lasciando instravedere le lunghe e liscie gambe, una camicia scollata con attaccato al seno il cartellino con il suo nome: Katie. Teneva raccolti in una coda i suoi lunghi e biondi capelli che le ricadevano sulla spalla. - Quattro toast e tu April cosa vuoi?- la guardai distraendola. - Niente- rispose atona e dall'aria triste. - Fai cinque toast e cinque lattine di coca- conclusi facendole l'occhiolino. Mi sorrise guardando la porta del bagno alla mia destra, voltai lo sguardo e accennai facendole segno con la mano di aspettare cinque minuti. Si piegò per prendere i menù sopra il tavolo e potei chiaramente vedere il panorama prosperoso di quel seno che sembrava rifatto, ma poco importava era bello lo stesso. Deglutì mordendomi il labbro inferiore ed avendo la completa approvazione da parte di Cody e gli altri. April sembrava guardare quella situazione con disgusto. Più sante di lei non c'erano. Katie lasciò il tavolo per poi portare l'ordine in cucina e avviarsi in bagno. - Te la vuoi fare, amico?- chiese Dylan aggrottando le sopracciglia. - Ma l'hai vista? Ovvio che me la voglio fare. Torno tra cinque minuti o forse di più- conclusi alzandomi e avviandomi verso il bagno. Trovai la ragazza appoggiata al muro con la camicetta ancora più scollata di prima. Mi avvicinani con sguardo incuriosito verso di lei che mi prese il collo e incominciò a succhiare, gemettei a quei movimenti decisi. - Come ti chiami?- chiese sussurrandomi in un orecchio. La sua voce mi pareva quella di Shila, morbida e sensuale. Le palpai il culo mentre mi mordeva ancora la pelle e lasciava segni ben evidenti sul collo. - Non importa il mio nome- risposi slacciandole i bottoni della camica per poi intravedere il reggiseno in pizzo nero. Fissai le sue labbra, carnose e morbide quasi come le miei. Mi ci fiondai e inziai a baciarla con foga per poi infilarle direttamente la lingua in bocca e avere la padronanza dei suoi movimenti. Mi toccava i capelli, tirandone le punte e palpava ovunque, anche doveva non doveva ma ci feci poco caso. Era come se anche io fossi sotto incantesimo, il suo corpo lasciava desiderare chiunque. Le baciai il collo, leccandolo e succhiandolo fino a morderlo, sussultò a bassa voce per poi tornare a mordermi le labbra. Le toccai la schiena fino ad arrivare all'allacciatura del reggiseno e senza staccarmi dalle sue labbra glielo slacciai facendolo cadere per terra. Era quasi priva di vesti e non avevo voglia di farlo, volevo solamente baciarla fino allo sfinimento. Mi staccai osservando con pace quel seno prorompete e voglioso. Mi concentrai solo ed esclusivamente su quello per poi affondare le mie labbra sul collo e lasciarle un ultimo succhiotto. Mi staccai completamente raccogliendo la parte sopra dell'intimo da terra e glielo porsi per poi uscire dal bagno e sistemarmi i capelli. Al tavolo c'era già l'ordine e non sapevo esattamente quanto tempo avessi perso dentro il bagno conla ragazza ma nonci pensai più di tanto e soddisfatto incominciai a mordere il panino caldo sopra il piatto. - Non ci dici niente?- attirò la mia attenzione Chrisintento a fare un drum. - Niente di troppo eccitante- risposi. - Te la sei solo fatta? Comunque ha un lato da vampira. I segni nel collo ci sono-- Si, non avevo voglia di tirarmi giù i pantaloni- risi alla mia affermazione quasi sarcastica e notai che April aveva un' espressione quasi di disgusto verso i discorsi che stavamo facendo - April verrà anche il tuo momento- mi guardò con disprezzo e gli altri risero, sapevano che stavo scherzando. - Credi che lo voglia? Non ci entrerei neanche se mi pagassero oro in un bagno con un coglione come te-- Credi che io sia disposto a farlo con te? Ti sbagli e mangia quel panino, l'ho pagato-- So che usciremo di qui senza pagare quindi non l'hai pagato e sono stata chiara... non volevo niente da mangiare- concluse per poi guardare da un'altra parte. Se avrebbe continuato così si sarebbe ammazzata da sola e in parte era colpa mia. Finì di bere la coca cola che avevo sul tavolo notando che almeno quella, April l'aveva bevuta. Attirai l'attenzione su Katie che come un cagnolino venne verso di noi. - Avete bisogno di qualcos'altro?- disse raggiante e pronta a scrivere sul suo libretto. - No dolcezza. Dovresti aiutarci a uscire da qui senza pagare- dissi fissandola dritta negli occhi. Mi guardò aggrottando le sopracciglia come se non avesse inteso quello che le avevo appena detto. - Mi dispiace, non posso farlo- disse per poi andarsene. - Allora questo non lo riavrai- presi dalla tasca il suo braccialetto d'oro che teneva al polso. Glielo avevo fregato prima mentre era impegnata a succhiarmi il collo. Guardò il suo braccialetto pronta a riprenderselo ma i miei movimenti furono più agili e scattanti e chiusiilpugno contententeil bracciale. Mi guardò con aria di sfida e poi si arrese, sospirando e dandomi dello stronzo. Ci alzammo e seguimmo i suoi movimenti fino ad arrivare ad un uscita di sicurezza. Le lasciai il braccialetto sulla mano. - Grazie dolcezza, sei stata utile- avevo programmato tutto fin dall'inizio. Quello era il mio modo per fottere le gente e ogni volta ci riuscivo alla grande. Tutte stranamente cadevano ai miei piedi e l'unica ancora che ancora non l'aveva fatto era stata April. "

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