CAPITOLO 26

1.6K 45 0
                                    

APRIL'S POV
" Dovevo trovare la forza per raccontare la mia vita e Justin sembrava veramente preso che mi fissava come se dovessi confessare un reato. Non mi sentivo particolarmente pronta per affrontare quel momento ma ormai mi sembrava anche troppo tardi per tirarmi indietro. Avevo lasciato correre questo attimo per troppo tempo forse e riuscire a parlare mi rientrava difficile, le parole a stento mi uscivano dalla bocca ma dovevo trovare la poca forza che avevo dentro di me. Ero un tutt'uno di emozioni e sensazioni, percepivo che anche se avessi raccontato parte di me a Justin, lui non avrebbe capito. Troppe persone mesi fa avevano tentato di capirmi senza riuscirci, era un fallimento anche per me perchè mi sentivo sola ed incapace di piacere alla gente. Forse m'individuano come la depressa, come quella ragazza non all'altezza di vivere la sua adolescenza e io stessa non riuscivo a sentirmi come quella ragazza di diciassette anni. La mia mente era affollata di ricordi passati, avevo messo una pietra sopra a quella che era la mia vita prima di adesso e mi sembrava una pazzia far tornare quei ricordi così improvvisamente. Avevo paura di quello che avrei detto a Justin, ho sempre avuto paura dellemie paroleperchèle reputavo come demoni e la sensazione di far uscire qualcosa di segreto e privato mi dava la nausea quasi. Justin mi prese le mani e le intrecciò con le sue, lo guardai e feci un respiro profondo prima di poter incominciare quel racconto troppo privato. Avevo un nodo in gola che si sarebbe "snodato" solo dopo aver confessato e mi saliva l'ansia di rivelare la mia verità. Lo guardai, con uno sguardo preoccupato e timido. Questa era la ingenua April che emergeva e questo lato di me lo conoscevano tutti. Era difficile poter trovare il coraggio in quella situazione, anche perchè io stessa mi sentivo imbarazzata. Era un argomento delicato per entrambi ed ero terrorizzata da una sua reazione. - E' partito tutto dalla separazione dei miei genitori-incominciai a raccontare e sembrò realmente interessato -adoravo il loro rapporto, era così semplice e perfetto. Poi un giorno è cambiato tutto, mio padre tradì mia madre e da lì le cose si sono capovolte. Si sono separati, non legalmente però, non avevano voglia di mettersi contro avvocati e tribunali. Per me fu un colpo devastante perchè sapere che non li avrei più rivisti in casa insieme era terribile. Non voglio annoiarti con la loro storia perciò vengo subito al dunque. Litigavano continuamente, perfino al telefono e io non ne potevo più... In quel periodo c'era anche la scuola di mezzo e non dico che ero la sfigata di turno o robe così anzi, ero molto votata dal comitato studentesco per l'organizzazione degli eventi ecc... ma c'era sempre qualcosa che non andava. Ero sempre concentrata sul giudizio degli altri e quei giudizi verso i miei confronti non erano molto positivi. Mi chiamavano " la pagnotta", avevo e ho le gambe grosse come anche la pancia. Presi quei commenti come un vero e proprio incubo, mi svegliavo con l'idea di dimagrire ma non ce l'ho mai fatta. Ho incominciato a tagliarmi all'età di sedici anni perchè non sopportavo più nessuno, odiavo chi mi circondava a partire dalla mia famiglia. Piangevo ogni sera ma mi resi conto che piangere non seriviva niente e dovevo fare qualcosa di più concreto per ammazzare quel dolore che ogni giorno era presente. Così incominciai a tagliarmi, i primi giorni erano tagli piccoli poi diventavano sempre più grandi e più profondi. Non ci crederai maima riuscivo a stare bene, a tranquillizzarmi e in qualche modo potevo sentirmi libera, è folle ma per me era così. Non ero mai accettata da questo lato, venivo usata solo ed esclusivamente per organizzare eventi e io non volevo essere questa. Volevo essere quella ragazza invitata alle feste in piscina o cose così, ma da questo lato sono sempre stata rifiutata e mi sentivo un grosso peso. Non mi sono mai sentita in pace con me stessa e tagliarmi era l'unica soluzione che avevo trovato in quel momento, certo avrei potuto fare altro ma al momento quella era l'unica soluzione. Dovevo far scomparire il senso di vergogna e la preoccupazione di sentirmi invisibile davanti a tutti. Era una mia richiesta d'aiuto, facendo così mi sentivo al centro dell'attenzione ma non capivo come mai nessuno si rendeva conto di quanto io stessi male- durante tutto quel racconto piansi, piansi dal dolore per aver fatto uscire quei dannati ricordi ormai chiusi dentro di me. Justin mi strinse ancora piùforte lemani,la sua espressione era quasi passiva. Non riuscivo a comprendere che cosa stesse pensando. Presi dalla tasca dei pantaloncini le gocce per l'ansia e passai sotto la lingua quattro o cinque gocce. Mi rilassai per qualche minuto pronta a continuare ma Justin intervenne prima di me. - Chi ha scoperto che ti facevi del male?- il suo tono di voce era basso e teneva lo sguardo dritto sui miei polsi coperto dai braccialetti. - E' stato Mark. Di solito ogni sera usciva e tornava dopo l'una di notte e come ognisera venivaa controllare se io ero in camera e se stavo bene. Come mia abitudine dormivo sempre con le braccia fuori dalle coperte e lui aveva notato dei piccoli segni nel mio polso. La mattina seguente, prima di andare a scuola abbiamo avuto una tremenda discussione in famiglia e hanno pensato di mandarmi dalla psicologa della scuola e li è stato un'altro incubo. Sai, le voci girano e da " la pagnotta" sono diventata " la pazza problematica" e ogni volta che giravo per i corridoi mi sentivo fissata, presa in giro e per quegli sguardi era un nuovo taglio. Ho smesso di andare dalla psicologa della scuola perchè era troppo perfino per me, veniva a chiamarmi durante le lezioni e avevo ogni sguardo e risata da bastardi addosso. Ho incominciato ad intraprendere una terapia fuori dalla scuola, ogni settimana andavo da questa psicologa che finalmente mi ha aiutata a smettere, dopo un anno sono riuscita a smettere di farmi del male. Non nego che a volte mi piacerebbe riaprire le cicatrici per sentirmi viva come quando lo facevo ma sono abbastanzalucidaadesso da capire che è totalmente sbagliato- finii di parlare e Justin aveva sempre la stessa espressione passiva verso i miei confronti. - Ok, qui stiamo parlando solo dei polsi ma che mi dici delle cosce? Perchè anche li?- a quella domanda il suo sguardo si posò sulle mie gambe che in quel momento erano incrociate e si potevano benissimo vedereanchelecicatriciin dei punti ben nascosti. Fissai anche io le mie cosce prima di poter affrontare anche quell'argomento di cui me ne vergognavo parecchio. - Mi vergogno un sacco di questa cosa ma è successo che un giorno ero sotto la doccia e ho notato dei segni rossi nell'interno coscia e prima di preoccuparmi ho chiesto a mia madre il perchè di quei segni, mi disse che erano piccole smagliature e che col tempo sarebbe diventate più grandi. Andammo da un dottore specializzato nella crescita e mi disse che quei segni erano nati perchè mangiavo male. Già il cibo per me era quasi una mini ossessione, poi con la nascita delle smagliature è diventato un incubo. Ho incominciato a tagliarmi nell'interno coscia perchè pensavo sarebbero andate via e avrei preferito avere delle cicatrici piuttosto che orrende smagliature. Non riusciuvo a mandare giù l'idea di quei segni perciò mi sono fatta del male anche li e come nei polsi riuscivo a stare bene nel modo sbagliato- conclusi asciugandomi le ultime lacrime - questa è parte della mia storia, non ti chiedo di capirmi ma non prendermi per una pazza perchè non sono questo-avevo le mani sudate ma Justin continuava a tenermele strette. - Non ti sto dando della pazza ma voglio essere sincero... non condivido a pieno quello che hai fatto ma non per questo ti giudico, solo che mi è difficile capirlo- disse per poi guardarmi negli occhi. Sapevo che non avrebbe mai capito o cercato di farlo, finché non ci passavi sopra non eri in grado di capire la mia situazione e Justin era una di queste persone, ma già il fatto di non giudicarmi per questo era confortante. Ero riuscita a raccontare esplicitamente la mia vita, la parte più dolorosa e più profonda. Feci un respiro leggero per poi lasciare la mano di Justin. Dopo la conclusione del mio racconto era rimasto passivo, senza muoversi o dirmi qualcosa e questo mi preoccupava parecchio, da domani mi avrebbe vista con occhi diversi. Mi alzai e scesi dal letto per poi andare in bagno, sentivo il bisogno di farmi una doccia calda e quello era il momento giusto. Mi spogliai per poi infilarmi all'interno della doccia e mischiarmi insieme all'acqua bollente che invadeva la mia pelle. Nonostante fosse estate amavo bruciarmi la pelle con l'acqua calda per poi uscire e sentire freddo. Pensai a me stessa e a quello che era appena successo, Justin mi dava l'idea di quello che provava a capirmi senza riuscirci e purtroppo voleva restare della sua idea. Dire che il gesto che avevo fatto mesi fa era giusto mi sembrava eresia ma non capivo perchè per la gente era qualcosa di totalmente sbagliato e stupido. Passai il bagnoschiuma su tutto il corpo e poi mi sciacquai passando le mie mani sul mio fisico. Ero più magra e mi vedevo più magra, l'unica cosa che ancora non mi piaceva erano le mie gambe. Fin da piccola ero di costituzione robusta e le gambe da sempre erano state grosse e mi chiedevo se anche con del movimento fisico sarebbero dimagrite. Avrei potuto fare palestra o semplicemente camminare ogni giorno per un ora ma ero pigra e mi sarei stancata dopo neanche tre giorni. Fissai per qualche secondo le mie cosce e mi concentrai sulle cicatrici, avrei potuto farne a meno di rovinare qualcosa di già rovinato ma ero stata una stupida e mi sono lasciata trasportare dal dolore senza pensare alle conseguenze. Passai lo shampoo al miele sui capelli e massaggiai dolcemente la cute, avevo dei capelli lunghissimi e forse era l'unica cosa che amavo. Mi piaceva vederli asciugarsi al sole per poi diventare mossi al naturale, amavo il mio colore castano e non me li sarei tinti per nessun motivo al mondo. Ormai le punte superavano la metà della schiena e mi piaceva toccarli da asciutti. Spensi l'acqua e in meno di due secondi uscii dalla doccia per coprirmi con l'asciugamano. Mi guardai allo specchio posto sopra il lavandino di quel bagno e notai i miei occhi, avevano due grosse occhiaie sottostanti e nonostante avessi dormito ero comunque stanca. Il mio viso era più magro e ne toccai le guancie,nedelineavo ogni mio lineamento e si, avevo un viso normale e non più quelle guancie paffute di prima. Non mangiavo quasi niente con loro e ormai avevo preso l'abitudine, ero quasi più carina così. M'infilai l'intimo e la maglietta che avevo addosso anche prima, non avevo vestiti con me. Lasciai l'asciugamano sul pavimento e uscii per tornare sul letto. Justin era sdraiato a guardare la televisione e spostò lo sguardo su di me non appena mi avvicinai al letto. Mi sorrise e io feci lo stesso, andai a fianco a lui e mi posizionai comoda. Le punte dei miei capelli sgocciolavano ancora e a piccoli scatti si posavano sul suo petto nudo per poi scendere nelle lenzuola. Mi fece posare la testa bagnata sul suo petto, prese le mie braccia e le mise intorno alla sua vita. Chiusi gli occhi e mi accorsi che stare in quella posizione era la cosa più bella di sempre, mi sentivo finalmente accettata e Justin ci riusciva benissimo. Per quanto fosse stronzo e fin dall'inizio di questo viaggio non eravamo in bellissimi rapporti, ora le cose stavano cambiando. Sentivo il suo cuore battere e insieme a lui mi sentivo viva. Forse la vita lui me l'aveva stravolta e quel giorno che avevo detto di voler aver una vita più movimentata beh, forse Justin era l'artefice di questo e le mie preghiere erano state ascoltate. Mi prese il polso sinistro e senza neanche pensarci gli diede un piccolo ma importante bacio, alzai di poco la testa per poterlo guardare negli occhi. Fino a poco prima mi sembrava di aver capito che quel gesto non lo convinceva ma adesso mi aveva appena baciato il polso ferito e quell'azione mi aveva commossa. - Perchè l'hai fatto?- chiesi curiosa della risposta. - April, tu non sei sola e da quello che mi hai raccontato devi aver sofferto parecchio. Per quanto possa essere bastardo ho imparato a vederti sotto una luce diversa e non m'importa del tuo fisico. Me ne sarebbe importato mesi fa ma ascoltandoti ho imparato anche io a conoscerti e non lascerò che ti capiti qualcosa di brutto-concluse. Sorrisi a quella frase perfetta e tornai nella mia posizione, sentivo il suo cuore battere forte e intrecciò la mia mano con la sua. Spense la televisione e con poche mosse si sistemò anche lui. Sentivo i respiri più leggeri e il diaframma si inalzava e abbassa lentamente. Chiusi gli occhi e intuii che Justin non era più il bambino che mi aveva rapito quella notte, da solo e con il mio aiuto aveva imparato a crescere e vedeva il mondo con occhi diversi. Forse non avrebbe smesso di fumare, di bere e avrebbe continuato questa vita ma sicuramente avrebbe agito in modo diverso.

DESTROYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora