APRIL'S POV
" Calma non era la parola giusta in quella situazione. Sia io che Justin eravamo terrorizzati all'idea che qualcuno potesse sfiorare l'intenzione di ucciderci e dai passi provenienti dal piano di sotto di certo non cercavano altro che lui. Lo sentivo ansimare e potevo dire di vederlo così per la prima volta in tutti questi giorni rimasta con lui. Ero dell'idea che per lui la paura fosse qualcosa di assolutamente sconosciuto, ma quello che vedevano i miei occhi andava oltre la mia immaginazione. Justin aveva paura, era chiaro. Rimasi immobile cercando, ma non volutamente di sentire ciò che quelle persone a noi sconosciute cercavano di dire, ma l'unica cosa che riuscivamo a stento a sentire erano piccoli bisbigli e rumorosi passi pesanti e li sentivo sempre più vicini. Non ero conscia del mio aspetto ma sentivo ogni mio piccolo battito del cuore, i palmi delle mani sudavano caldo e a stento riuscivo a reggermi in piedi. Non avevo mai provato nulla di tutto ciò e mi sentivo strana, mi sentivo totalmente una nuova persona in grado di provare sensazioni o percepire emozioni mai provate prima. Se in passato ero stata una codarda ora doveva uscire fuori il mio coraggio, quello più nascosto. Credevo che sarei morta, che quelle persone al piano di sotto volessero uccidere sia me che Justin; almeno sarei morta in compagnia e per quanto stavo cercando di farmi andare a genio Justin sarebbe morto anche lui, un assassino che - a malincuore- doveva essere già morto precedentemente. - Cosa intendi fare?- chiesi alquanto preoccupata... e lo ero davvero. - Non lo so, resta ferma- non avevo mai sentito questo suono di voce così angosciante, mi faceva preoccupare il doppio. Preferivo di più essere vicina al Justin coraggioso che a questo, se entrambi avevamo paura della morte niente c'avrebbe fatto sopravvivere a lungo e forse era vero, stavo facendo la paranoica ma l'essere positiva non faceva parte del mio DNA e tutto ciò che potevo sperare era di voler morire velocemente, senza dolore. Ancora i rumori non erano cessati ma anzi, si erano amplificati il triplo e le mie orecchie degustavano intimorite quel baccano. Si avvertivano spostamenti di mobili, di tavoli e di oggetti e qualcosa cadde a terra. Se prima ero spaventata ora ero terrorizzata e non c'era alcuna percezione positiva in quel momento. - Justin, sappiamo che sei in casa- era una voce maschile, piuttosto grossa e fredda. Justin si mosse e lo potei capire dai movimenti bagnati dei suoi piedi dentro la doccia - abbiamo visto la macchina nera davanti a casa tua- si mosse di nuovo pronunciando qualcosa che a fatica sono riuscivata a comprendere - sei tornato e non ti fai vivo nemmeno? Cattivo da parte tua- aprì le ante della doccia senza uscire, socchiusi gli occhi per non vedere oltre ciò che già vedevo ed infine prese da per terra i suoi boxer viola per poi uscire bagnato da essa. Inutile dire che Justin era un brutto ragazzo, aveva degli addominali ben scolpiti, sinonimo di lavoro sodo e anni in palestra. Era affascinante vedere tutto ciò anche perchè ero io la sfigata che non aveva quasi mai visto un ragazzo tutto bagnato fuori dalla doccia se non in piscina, ma da tempo non mettevo piede nemmeno li. Mi fece segno di stare zitta posando l'indice sul labbro. Raccolse da terra i jeans e l'infilò furtivamente. Era più calmo e respirava normalmente, senza affanni. - Hai intenzione di uscire da qui?- chiesi nuovamente abbassando il tono di voce. - E' Freddy- disse con un tono di voce normale aprendo la porta del bagno - vieni ma non aprirebocca-Ok, lui era tornato calmo ma chi si poteva fidare dei suoi amici? Insomma, era stato via anni; chi diceva che quei ragazzi erano gli stessi di una volta? Scesi le scale insieme a lui stando attenta a non provocare troppo rumore. Respiravo troppo velocemente e il diaframma si inalzava e abbassava ogni due secondi, avrei dovuto calmarmi e pensare positivo. - Neanche una doccia mi fate fare?- incominciò Justin non appena fu sceso dalla scale. Rise alle sue parole e andò ad abbracciare un ragazzo, forse lo stesso che ore prima stava al ristorante. Ne ero sicura, era lui. Stesso taglio di capelli e stazza grossa. L'aria in quella casa minuti prima odorava di morto e adesso solo puzza di fumo e alcool, era disgustoso. - Non ti facevo così in forma Bieber- disse Freddy, suppongo - lei chi è? La solita prostituta da una botta e via? Strano che te ne sei portato solo una, di solito il sabato sera ne avevi massimo due se non tre e sai chi è il re delle orgie qua. Ancora non smettono di parlare di te a Bainville- quella parole erano nauseanti e mi provocarono un senso di inferiorità. Sentirle dette da un suo amico era piuttosto spiacevole e questi di Bainville non mi andavano particolarmente a genio. Mi mancava il Canada, Toronto e Cody. Indietreggiai non appena Justin si voltò verso di me. - Non farci caso a lei, è ancora una piccola verginella-disse ridendo di gusto. Vomitevole era l'aggettivo giusto per lui. Non capivo il perchè del comportamento di Justin quando stava con i suoi amici, diventava quello stronzo e arrogante con una percentuale di presunzione sopra le stelle. Non avrei mai potuto trovare qualcosa di lui che potesse piacermi, era davvero schifoso quell'attegiamento da primo uomo. Indietreggiai ancora salendo su uno scalino e stetti li, sentivo troppi sguardi addosso. Notai solamente ora che accanto a Freddy sostavano in piedi altri due ragazzi con tre bottiglie di acolico in mano; uno di questi si fece avanti verso Justin. - Beh amico, se volevi sverginare una ragazza avresti potuto sceglierne una migliore, sai che intendo!- e fece gesti con le braccia per indicare una ragazza più in forma e con meno sedere. Odiavo anche lui, odiavo tutti. Mi stavo sentendo uno schifo e provavo una vergogna pazzesca, forse mai provata prima. Odiavo il mio corpo in questo momento e avrei voluto sotterrarmi sotto terra e sparire dalla faccia del pianeta, non meritavo di vivere evidentemente e presto mi sarei ammazzata se non fossi tornata a casa. Justin non piegò ciglio, non disse niente per difendermi o almeno provare a compiacermi anzi, afferrò dalle mani dell'amico dalla battuta pronta la bottiglia di Canadian Whisky, così diceva l'etichetta sull'oggetto. Ne bevve un sorso molto lungo e si passò il dorso della mano sulla bocca per pulirsi. Non l'avevo mai visto bere prima d'ora. - Nick, da quanto tempo tutto questo sarcasmo?- gli porse nuovamente la bottiglia. Infine salutò l'ultimo ragazzo che stava dietro a tutti. Era strano, aveva una guancia messa male, come se qualcosa l'avesse bruciata. Sorrise a fatica e mi degnò di uno sguardo, rabbrividì non appena incontrai i suoi occhi color ghiaccio - e comunque non voglio portarmela a letto, non è il mio stereotipo di ragazza da scopare preferito- concluse Justin facendomi sentire ridicola. - Allora possiamo pensarci noi?- chiese l'ultimo ragazzo, massaggiandosi la nuca. Mi sentivo un oggetto, di quelli usa e getta. Avevo il timore di essere toccata, come quella volta al lago e forse questa volta non sarei stata salvata da Justin, mi dava l'idea di un ragazzo che doveva farsi valere per quello che era stato in questa cittadina e da quanto ho capito lui era uno che ci sapeva fare con le donne,seneportava a letto più di una e questa volta non mi avrebbe risparmiata ai suoi amici. Per mia fortuna/sfortuna non disse niente ai ragazzi che costantemente fissavano il mio seno. Mi coprì all'istante chiudendo il cardigan. Non ero una puttana. - Jason, Sam e James che fine hanno fatto?- chiese turbato nel non vederli nel salotto insieme agli altri. Il ragazzo dalla guancia bruciata si fece avanti sorpassando anche Freddy e si mise davanti a Justin così da poterlo vedere bene, suppongo abbia anche problemi di vista. - Jason e Sam sono al solito ritrovo, quello di anni fa-Justin annuì e chinò il capo come per dirgli di continuare - e James non c'è più. Mesi fa ha fatto un incidente-- Com'è successo?-- Sai come siamo fatti, no? Il sabato sera ci si sballa e si fuma troppo. Siamo andati nella strada di campagna, quella tutta dritta e ghiaiosa,avevamodeciso difare una gara a chi andava più veloce ma James continuava a dire che lui voleva batterci tutti quanti così era salito sulla sua macchina da solo. Io guidavo, ero quello messo meno peggio e beh, stava vincendo ma non teneva gli occhi sulla strada, ci guardava, rideva e continuava a bere. Ad un tratto non ha visto ciò che c'era davanti a lui ed è andato a sbattere contro un palo sbattendo fortemente la testa sul volante, poco dopo la macchina ha preso fuoco e noi siamo scappati o ci saremmo rimasti secchi tutti noi-Rimasi concentrata per quei pochi secondi di racconto e spostai il mio sguardo verso Justin che abbassò lo sguardo per poi abbracciare il suo amico, lo stesso che aveva raccontanto la vicenda. Rimasi paralizzata, quello che era accaduto era stato tragico e quella era la vita che conduceva Justin, forse ora era anche migliorato ma non immaginai gli anni in cui anche lui era stato obbligato a fare questa vita. Le catastrofi sono agli ordini del giorno e lui avrebbe potuto rimanerci secco sempre. - Mi dispiace Eddy- disse Justin dandogli una pacca sulla schiena. Eddy si ritrasse e alzò spallucce. - Vieni a sballarti un po' con noi al ritrovo? A Sam e a Jason farà piacere vederti- disse Freddyfacendogli l'occhiolino. Il verbo che aveva usato non era di certo il mio preferito e la paura si fece di nuovo viva. Mi alzai non appena Justin fece un passo idientro e si volse verso di me. Lo guardai passiva, non avevo emozioni perchè non sapevo quali avere e non stavo provando niente se non solo terrore, ma non sapevo come comunciargli questo mio stato d'animo. I tre ragazzi uscirono fuori tenendo socchiusa la porta d'entrata. - Vieni o preferisci rimanere qui da sola? Con la casa tutta spenta, televisione non funzionante e rumori sospetti?- rise ma io ero seria, non volevo che andasse nemmeno lui. - Dobbiamo andare per forza?-- Se non vuoi venire vado solamente io, sai che puoi rimanere qui- disse facendo spallucce. Alzai gli occhi al cielo, non riusciva a capire. - Non mi convincono e scusa se te lo dico ma sono preoccupata per te, fino a ore fa non volevi vederli e ora vuoi andarti a sballare con loro-- Chi ha detto che voglio sballarmi anche io? E poi sono venuti a cercarmi loro, se non volevano vedermi non l'avrebbero fatto. Sono pur sempre miei amici e mi dispiace ma non sei tu quella che mi deve dire cosa fare o non fare, questo già te l'ho detto e ti ripeto che se vuoi puoi rimanere qua da sola-Sentivo di non avere scelta perciò mi alzai andando dietro a Justin. Non era mia intenzione rimanere in una casa senza televisione con un divano a malapena intatto. Mi chiusi la porta alla spalle e seguì Justin che salì nella macchina con i tre ragazzi. Mi sedetti dietro a fianco a Justin e Freddy era al volante, mise in moto e poi da abitudine suppongo, accese una sigaretta offrendola a tutti tranne che a me. - Non la offri all'ospite, Freddy?- chiese Nick voltandosi verso di me, abbassai lo sguardo dalla vergogna. - Tranquilli, non tocca fumo- disse Justin ridendo. - Più fumo per noi... Comunquenon c'hai detto ancora come si chiama- chiese Freddy guardandomi attraverso lo spiecchietto dell'auto. - Si chiama April- disse Justin guardandomi. - Ma è muta?- chiese Eddy sporgendosi per fissarmi, lui davvero mi faceva paura. - Nah, è solo timida ma credetemi se vi dico che appena inizia a fare comunella non smette più di parlare e diventa asfissiante- tutti risero provocando un forte baccano, ma qua l'unica presa per il culo ero io. Volevo tornare a Toronto, da Cody e dagli altri. - Quante volte hai tentanto di ucciderla?- chiese ridendo Nick. - Troppe che ho perso il conto- avrei voluto avere una pistola a portata di mano e avrei voluto sparare nel culo di questi quattro stronzi, compreso Justin. Mi sentivo una nullità, una senza potere di dire qualcosa o almeno provare a farsi valere ma no, io ero troppo impegnata a fare la stupida e comportarmi da bambina. Mi odiavo fin troppo. Mi accorsi poco dopo che c'eravamo allontanati di qualche chilometro da Bainville ed entrammo in un piccolo bosco con alberi fitti e alti. Odiavo i boschi."
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DESTROY
FanfictionPochi sapevano chi era, tanti conoscevano il suo nome, Justin. Annientava, uccideva e provava ad amare.