CAPITOLO 19

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JUSTIN'S POV

" Quella mattina era una sensazione piacevole svegliarsi perchè non sapevo a cosa sarei andato incontro. Non mi ero fatto programmi la sera precedente, non mi ero costruito piani subdoli da fare la mattina e tutto sarà un piacevole mistero. Dalla tapparella della finestra entravano dentro la stanza spiragli di luce, segno che fuori il cielo splendeva. Tenevo stretto a me il corpo di April che sembrava dormire ancora. Era leggera sdraiata sul quel letto. Aveva la pelle liscia come quella di un bambino, un odore non al quanto pulito ma non la biasimavo, non faceva una doccia da un sacco di giorni e io pure. I capelli castano scuro le ricadevano sulle spalle e sul viso. Le sue gambe erano incrociate e potevo sentirle perchè i miei piedi toccavano dolcemente i suoi polpacci. Teneva le mani congiunte come se stesse pregando e respirava piano. Il suo addome si alzava e abbassa lentamente, normalmente. Era una sensazione strana sentire il suo corpo così vicino al mio, sentirne il suo calore e quasi ne ero turbato. Credevo di star tradendo Shila e anche se non era più con me in qualche modo mi stava guardando ed avevo giurato a me stesso mesi fa che nessuna ragazza mi sarebbe piaciuta come Shila. Guardai il soffitto bianco e non percepivo altro che odio verso me e la mia vita, era una monotonia tutto questo viaggio ormai. Pericoli, solo quelli mi stavano alterando e per quanto possa essere innocente April, ogni giorno mi faceva andare su tutte le furie. Non c'era giorno dove non m'incazzavo con lei o dove non la prendevo in giro per il suo corpo. Ero stato io a farla smettere di mangiare e dovevo rimediare a questo casino, le avevo procurato già tantissimi danni al corpo con gratuite offese che farla morire di fame mi sembrava alquanto eccessivo. Volevo alzarmi da quel letto e prepararmi ma allo stesso tempo mi piaceva osservarla e delinearne le sue imperfezioni. Mi stavo rendendo conto che cercavo di essere perfetto in tutti i modi possibili, sapevo di essere sexy e affascinante ma non per questo dovevo sentirmi importante. Non ero perfetto, ero egoista, egocentrico, stronzo, affamato d'insulti, pigro, bastardo, cattivo, arrogante, combattivo, distruttivo, estroverso, odioso, bipolare e lunatico. Diffamavo gli altri quando magari dovevo concentrarmi anche sulle mie d'imperfezioni e gli altri non mi facevano mai notare quanto io sia così imperfetto per paura che potessi ucciderli. Ero davvero bipolare e solo ora me ne rendevo conto. La mattina e la sera erano quei momenti dove riuscivo a rimanere calmo con un assoluta paceaddosso che ero in grano di mantenermi sereno senza sputare insulti addosso a tutti, soprattutto ad April che forse non meritava niente di tutto ciò che le dicevo. Sentii April muoversi spostando scordinatamente tutte le lenzuola. Distese le gambe sfiorando le mie ed accorgendosi subito dopo che di fianco a lei c'ero io si girò spalancando leggermente gli occhi. - Non ricordavo di essere venuta qua stanotte- disse con voce sottile quasi per paura che potessi respingerla. - Evidentemente sei sonnambula- dissi io togliendo la mano dal suo fianco. Rise storcendo il naso e tornò a fissarmi. I suoi occhi da vicino brillavano di un colore unico che non avevo mai notato prima. Quel marrone, così cupo e monotono era di una bellezza unica. - Da quanto sei sveglio?- chiese per poi leccarsi il labbro inferiore - potevi alzarti, scusa se stavo occupando metà letto- risi talmento tanto da far vedere anche i denti. - Perchè pensi sempre che sia colpa tua? - dissi senza smettere di guardare le sue pupille così scure. - Perchè è quello che mi fai credereogni giorno- a quella risposta serrai gli occhi e mi convinsi del fatto che aveva totalmente ragione. Ogni giorno la convincevo del fatto che era la colpa di tutto, la capacitavo del fatto che tutto ciò che sbagliavo era colpa sua e indurla a pensarlo mi sembrava sbagliato e in momenti come questi riuscivo a pensarlo ma non a metterlo in pratica. Come potevo amare me stesso se anche gli altri non riuscivano a farlo? - Scusa non volevo dire questo- disse spostandosi i capelli all'indietro. - No è giusto che tu lo dica invece...- risposi coscente di quello che stavo per dire - se lo dici vuoldire che lo pensi-- Allora tutti gli insulti che mi hai detto li pensavi sul serio?- mi aveva messo alle strette conquella domanda ma sapevo già la risposta, non mi preoccupai. - No è diverso con me. Non li penso veramente, t'insulto solo perchè è un tuo punto debole e faccio così con tutti ma non le penso quelle cose- conclusi quella frase ma sembrava non ci credesse più di tanto e di fatti avrei continuato ad offenderla quando mi avrebbe fatto alterare. - Cos'è successo a tua madre? Non ne abbiamo mai parlato- mi chiese spostando lo sguardo sui miei occhi. Era un argomento di cui avrei preferito non parlare ma mi fidavo di lei quella mattina - anche Mark si drogava- quello che non sapeva April era che Mark lo faceva ancora, questo era uno dei motivi per cui l'avevamo rapita. Non dissi nulla a riguardo per non provocarle dispiacere. - E ha smesso adesso?- chiesi disinvolto come seio non sapessi niente. - Certo e per fortuna. Tornava sempre a casa che era fatto e io dovevo coprirlo ogni volta, era davvero stressante- disse chiudendo gli occhi. - Lo immagino. Comunque non so molto di mia madre o meglio, non me lo ricordo. E' stata allontanata da me quando avevo 10 o 11 anni perchè abusava di me. Fino a quando ero piccolo mi picchiava infatti il tatuaggio che ho sul fianco ricopre una cicatrice. Mio padre era sempre via quando restavo solo con mia madre e non potevo dire niente, ero piccolo e restavo in silenzio. Ha avuto anche problemi mentali dati dalla troppa droga e alcool. Adesso la stanno ricoverando in un centro di cura ma non so quanto servi in realtà- conlcusi con voce strozzata. Quel piccolo racconto era un pezzo di vita, era difficile perfino da dire. - Non sei più andato a trovarla?- mi chiese socchiudendo gli occhi. - Ho paura, paura che non mi riconosca o che possa odiarmi. Non ha mai voluto avere un figlio e per sbaglio sono nato io-- Nessun figlio è uno sbaglio e se non ti voleva poteva benissimo abortire ma non l'ha fatto. Al di là dei suoi problemi mentali, nella parte più sana che c'è in lei, ti vuole bene- disse sorridendo. Abbozzai ad un sorriso e con il palmo della mano le accarezzei una guancia in segno di ringraziamento e sembrò apprezzare. La porta della camera si spalancò e Cody fece capolino dentro. Mi alzai togliendo la mano dal viso di April che a sua volta si alzò toccandosi i capelli. - Justin abbiamo un problema- disse apertamente per poi fissare April. Scavalcai April per poi raggiungere Cody ed infilarmi la maglietta posta all'angolo del letto. April tirò via le coperte e ci raggiunse con passi pesanti. - Che tipo di problema?- chiese April rivolgendo un piccolo sguardo a Cody. - Venite con me e guardate voi stessi- disse per poi condurci al piano di sotto. Strabuzzai gli occhi quando vidi che l'uomo teneva stretto a sè Chris puntadogli alle tempie una pistola. Fermai i miei passi una volta giunto davanti a lui. Avrei dovuto immaginarlo da ieri sera che in una casa così grande con all'interno un solo uomo non poteva portare qualcosa di buono. Mi avviciani senza pensare alle conseguenze. - Fermati o gli sparo- disse lui con voce grossa spingendo ancora più forte quella pistola sulle tempie di Chris - ho bisogno di soldi e voi ne avete. Datemi tutti i soldi che portate con voi e vi lascerò andare- si sabagliava di grosso, eravamo senza soldi con noi. Mi preoccupavo molto di questo, senza soldi non ci avrebbe consegnato Chris e io avevo bisogno di lui. Abbassai lo sguardo cercando di trovare una credibile soluzione ma tutto sembrava girare intorno ai soldi e in quel momento noi eravamo a secco. Tirai fuori dalla tasca che tenevo dietro ai Jeans il mio portafoglio e glielo porsi. L'uomo mi guardò perplesso come se non si aspettasse quella mossa così codarda ma non sapeva che azione avrei fatto dopo. - Lascia il mio amico e avrai i soldi- dissi stringendo i pugni e recitando la parte del paladino della situazione. - Prima voglio il portafoglio e poi lascerò il tuo amico-concluse. Mi avvicinai ancora di più fino ad arrivare a pochi centimetri da lui. Allungai il braccio con il portafoglio verso la sua mano. I suoi occhi erano così concentrati sul portafoglio che con tanta furbizia riuscìì a sferragli un calcio nello stinco. Mollò la presa su Chris che potè afferrargli la pistola dalla mano. Lasciai il portafoglio atterra, non avevo nulla all'interno e sferrai un pugno nello stomaco da farlo cadere a terra dal male. - Cody portala fuori e salite in macchina, è aperta- dissi rivolgendomi a Cody e agli altri. Uscirono svelti da quella casa mentre io guardai per l'ultima volta l'uomo a terra - mai mettersi contro Justin Bieber- conclusi per poi uscire dalla casa anche io e chiudermi la porta alla spalle. In fretta salì in macchina accendendo il motore, mi accorsi che eravamo anche a secco di benzina quasi. Accellerai la presa sul volante e presi la strada di ieri sera, Burlington era la prossima meta. Eravamo su una piccola strada con attorno un campo di grano e il panorama era ottimo. Faceva davvero troppo caldo, i primi giorni di luglio si facevano davvero sentire. Respirai a fondo e fissai in avanti concentrandomi sulla strada e sul contatore della benzina. Speravo cifosseun rifornitore a pochi minuti perchè sennò saremmo rimasti a piedi. Fortunatamente Burlington non era poi così distante da Brampton, avevamo confuso solo le strade e a pochi metri da noi c'era una rifornitore di benzina. Voltai a destra e mi fermai. Non potevo scassinare ancora una volta il rifornitore perchè a quell'ora molte macchine passavano di li. - Ho 20 dollari Justin, non possono farti il pieno ma un buon viaggio si- disse Dylan dandomi i soldi. Lo ringraziai e diedi i soldi al ragazzo davanti a noi. Due minuti dopo ripartimmo e non vedevo l'ora di arrivare a destinazione. Avremmo dovuto rapinare qualcosa e prenderci un po' di soldi e questo compito spettava a Cody, il migliore in fatto di intelligenza dopo di me.

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