CAPITOLO 25

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JUSTIN'S POV

" Stavamo percorrendo il tragitto verso Winnipeg e il caldo mi stava quasi molestando. L'estate, per quanto fosse piacevole era anche spietata e non avevi modo di combatterla, lei era sempre più forte. Era buffo come riuscissi a pensare così bene quando mi mettevo in viaggio. All'interno dell'auto c'era sempre pace ed erano quei momenti dove regnava il silenzio che i pensieri prendevano il sopravvento su di me. Ero un totale casino, la mia testa era un totale casino che adesso facevo fatica a riconoscere ciò che ero e che cosa volevo. Ero diviso in due, come quando si spezza una mela e non capivo quale strada prendere e una di queste era assurda per non dire peggio. Ero partito con l'obbiettivo di uccidere April, ero partito con la consapevolezza di essere bastardo, cinico, stronzo e ribelle con lei e ancora non capivo il perchè era ancora viva. Avrei dovuto violentarla e poi ucciderla, questo era anche un modo per farla pagare a Mark e a tutte le sue cazzate compiute ma c'era qualcosa che fermava ogni mio movimento o pensiero. Era come se ci fosse un angelo sulla spalla destra che continuava a dirmi di smetterla con i brutti pensieri e provare a cercare di trovare qualcosa di bello e stupefacente in April e in conclusione aveva vinto l'angelo. Ero finalmente riuscito a trovare qualcosa di bello in April e come avevo già detto lei mi stava cambiando. Forse dovevo solo aprire gli occhi e accorgermi di quanto io sia innamorato di lei ma ammetterloera la partepiùdifficile perchè il mio orgoglio aveva la meglio su tutto me stesso e odiavo farmi comandare dai sentimenti. Era assurdo che potessi anche solo provare qualcosa per lei, era un bel faccino si ma io puntavo al massimo e lei non lo era. April non era magra, April non era in forma, April aveva le cosce grosse ma April aveva fatto scattare qualcosa di nuovo dentro di me e quando la guardavo vedevo le speranze per stare bene. Ero partito con la consapevolezza di morire, come se questo viaggio fosse anche la mia fine. Dopo la morte di mio padre non avevo più nessuno, nemmeno mia madre che era chiusa dentro una clinica contro l'alcool e la droga. Ero solo come non mai e non c'era motivo per continuare a fare questa vita, anche perchè era una merda vivere così. Spacciare per avere soldi ma con quei soldi comprare altra droga, perchè dovevo continuare a fare del male a me stesso? Non era questa la vita che si vedeva nei film e tutti avevano un lieto fine mentre per me non c'era speranza. Avevo bisogno di uno psicologo per rimurginare tutti i miei errori, i miei sbagli ed ero sommerso da sensi di colpa che solo uno sparo al petto avrebbe potuto colmare. Ero fottutamente stanco di pensare sempre alle stesse cose che quasi non mi accorgevo di avere diciannove anni e dovevo vivere la mia esistenza al meglio. Volevo divertirmi, ballare fino alle cinque del mattino per poi scoparmi la prima ragazza che si avvicinava a me ed era da parecchio tempo che non mi portavo a letto qualcuno. Dopo la morte di Shila ero andato a letto con delle puttane, ma dovevoinqualche modo colmare il mio odio verso il mondo intero e il sesso era l'unico motivo per cui andavo avanti. Non c'era stata volta dopo la morte di Shila che avessi fatto sesso con sentimento ed era proprio per questo che avevo paura di amare, era più forte di me e a fatica ci riuscivo. Odiavo ammettere a me stesso che per me April era quella giusta, forse. Ma lo sarebbe stata finoalla finedi questo viaggio e dopo questo io non avrei più avuto notizie di lei. Presi una sigaretta dalla tasca dei jeans e appena la portai alla bocca incominciai ad assaporare quella sostanza così malefica ma di una bontà assurda che appagava ogni mio pensiero contorto. Era quasi un dispiacere che dopo pochi tiri era già finita e la voglia di fumarne un'altra era pazzesca e quasi possessiva. - Dorme?- chiesi voltandomi due secondi verso Dylan e Cody che a loro volta voltarono il loro sguardo verso April. La ragazza era sicuramente in una posizione scomoda ma poco le importava siccome stava dormendo. La testa era appoggiata pesantemente al finestrino e con una mano quasi piegata la teneva su. Potevo vedere nel suo polso sinistro piccole cicatrici ormai vecchie, non erano molte ma abbastanza visibili. Erano di un colore quasi bianco, un bianco morto. Voltai subito lo sguardo verso la strada accorgendomi di aver sbandato un pochettino verso l'altra corsia. Strinsi le mani attorno al volante e sospirai. Avevo già notato qualcosa in lei, quella volta che le avevo preso il polso e aveva urlato dal dolore. Ora capivo per quale motivo ma non concepivo quel gesto così manesco, per quale scopo farsi del male da soli? Affrontare la situazione sarebbe stato terribile sia per me che per lei, ascoltare le motivazioni non mi sarebbe piaciuto anche perchè non avevo mai condiviso in modo positivo quel gesto. - Che succede se mi fumo un'altra sigaretta?- chiesi rivolgendomi a Chris seduto a fianco a me. - Scherzi? Perchè mi chiedi queste cose? Non eri tu quello che se ne fumava almeno tre in dieci minuti...-rispose aggrottando le sopracciglia. - Lo so ma sai, i miei polmoni non sono più quelli di una volta- risposi ridendo. - Perchè vuoi fumartene un'altra?- chiese Cody affacciandosi nell'incavo dei due sedili davanti. - Perchè sono teso e diamine, ne state a fare un dramma- dissi accellerando la presa sull'accelleratore. Mi irritavano quando facevano domande inutili e la parte peggiore di me veniva fuori nei momenti meno opportuni. - Non c'è bisogno di agitarsi, amico. Fumati questa, risveglierà la pace interiore- disse Chris offrendomi una canna. - Non fumo più quella roba- mi giustificai tirando fuori dal pacchetto un'altra normale sigaretta ma Chris la prese fra le sue mani e con un veloce movimento la ruppe in due pezzi. Serrai la mandibola e i denti per poi guardarlo, quello era uno dei gesti che più odiavo e l'avrei preso a pugni per quel movimento così azzardato in mia presenza. - Sei una testa di cazzo, era anche l'ultima. Che cazzo ti sei fumato per essere così stronzo stamattina?- chiesi senza rivolgergli uno sguardo. - Tutto tranne che normali sigarette, dai amico fatti una canna e rilassati- disse porgendomela e non potevo fare altro che accettarla. Sbagliare era ciò che più mi piaceva e anche se io stesso non mi drogavo più o mi drogavo di meno quello era il momento giusto per sentirmi in pace e non volevo starmene sulle mie ancora una volta. Sgarrare per una volta era accettabile ma non avrei ricominciato come mesi fa.

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