CAPITOLO 1

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APRIL'S POV

" Non c'era spazio per una come me, quella sera riordinavo a modo mio la scrivania. Pagine, forse troppe pagine di Diario strappate, piene di sangue secco e sbavatura di matita nera; troppe lacrime versate su uno stupido pezzo di carta. Che senso aveva vivere una vita così? Avevo giurato a me stessa che sarei cambiata, o almeno avrei provato ad essere quel qualcuno migliore, più bella e più in forma. Che senso aveva sprecare un'adolescenza così? I miei sedici anni sono stato uno schifo, io sono uno schifo.

Caro Diario, Comincio a non intravedere una via d'uscita, vedo tutto nero, come se ci fosse solo un buco buio senza via d'uscita. Faccio finta di essere normale, ma io non lo sono, sono ribelle e felicemente triste allo stesso tempo; ho una doppia faccia. Sono inadatta a questa merda, non nego di non avere amici; sono contenta di essere stata votata per il comitato studentesco del ballo d'estate, d'altronde, chi riuscirebbe ad organizzare una vera festa se non io? Ma non è questo il punto, sono stanca di essere sempre messa sotto pressione da tutti, sono stanca di sentirmi ogni sguardo addosso da parte della gente, sono stanca di tutte quelle ragazzine di prima superiore che continuano a dirmi di quanto sia bello mio fratello e sono stanca di ogni domanda che mi viene posta. Sono stanca. Hai presente gli arcobaleni? Vorrei essere come loro, vengono fuori solo quando ne sentono il bisogno, solo quando il cielo ne sente la necessità e vorrei anche io essere così, uno spirito libero; vorrei poter scappare senza dire niente a nessuno e tornare solo quando mi sentirei pronta. E' tardi, ormai è l'una di notte, domani ho la sveglia puntata alle sei, ancora una volta sono costretta ad entrare a scuola un ora prima di tutti, sempre per colpa del ballo da organizzare; ma l'ho scelto io, anzi no, mi hanno scelto gli alunni della mia scuola, i miei compagni. Stronzi.

Mi rannicchiai dolcemente sotto quelle grandi coperte e mi sentivo bruciare, avevo lasciato il computer acceso per più di tre ore sopra il letto e il calore avevo lasciato il suo segno; le mie gambe gridavano aiuto e non le biasimavo, il calore si era concentrato solo ed esclusivamente su di loro ma presto ci avrebbero fatto l'abitudine. Ancora una volta mia madre aveva sbagliato cuscino, odiavo quelli grossi, la mattina mi svegliavo sempre con qualche piccolo crampo in più e il collo mi malediceva ogni giorno per le sofferenze subite. Mi distesi nella mia solita e monotona posizione, pancia in giù e mani intorno al cuscino, stringere qualcosa mi faceva sentire al sicuro, sicura di non essere in bilico, di non essere fuori posto, di non essere caduta. Cominciai a pensare, a come sarebbero stati i giorni seguenti, a quante commissioni avrei dovuto fare per organizzare la festa più bella, chiusi gli occhi, e in meno di due secondi il cellulare sotto carica vibrò. Mi alzai di scatto dalla paura, ero totalemente avvolta dai miei pensieri che non avrei mai pensato di essere disturbata all'una di notte. Allungai il braccio verso il comodino e afferrai l'oggetto. Mio fratello. " Chiudi a chiave la porta d'ingresso o..." fu quello che riuscì a leggere prima che qualcosa di duro e tondo colpì la mia testa, caddi all'indietro attutendo la caduta sul morbido materasso e chiusi gli occhi. Mi avevano presa. Colpita e affondata."

JUSTIN'S POV

" Niente scetticismo, niente paura, niente rancore, solo egoismo era ciò che mi ero promesso oggi. Rapire ed uccidere, era questo ciò che facevo e un bel faccino non mi fermava di certo, se quello stronzo di Mark non avesse fatto l'idiota a quest'ora sarei potuto essere in un pub a scoparmi la solita puttana, ma no, ho dovuto rapire sua sorella, non che la situazione m'imbarazzasse, anzi mi eccitava eccome, io e i miei amici avremmo avuto qualcuno con cui divertirci la sera e non il solito fumo. Era svenuta, fortunatamente non era poi così pesante come la immaginavo, non che avesse un fisico perfetto, ma il seno lasciava desiderare chiunque; la presi con forza in braccio e la portai in macchina dove gli altri mi aspettavano con il motore della mia auto acceso, pronti a ripartire per non beccare il fratello che ci avrebbe fatto il culo, oppure ammazzati e io non intendevo morire, non alla mia età. Chris, Dylan e Cody erano stati dei puri codardi e come al solito avevano lasciato il compito di rapire la sorella a me, non sapevo cosa farmene di tre sfigati come loro, ma comunque sia mi sarebbero serviti un giorno o l'altro. Agisco di nascosto, lontano da ogni possibile sguardo e in pochi sanno chi sono, ma in tanti conoscono il mio nome, Justin."

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