CAPITOLO 11

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JUSTIN'S POV

" Il rumore della pioggia echeggiava nuovamente all'esterno, potevo sentirne il rumore sul terreno fuori dal balcone. Se prima amavo sentirne l'odore ed il suono ora detestavo tutto ciò. Significava mettersi in viaggio con un tempo di merda e non mi piaceva guidare in queste condizioni. La finestra era rimasta aperta tutta la notte e lamentavo un leggero mal di gola. Sentivo un peso a fianco a me, un braccio teneva stretto il mio fianco, l'altra mano era appoggiata sulla mia spalla e avvertivo il suo leggero respiro sul mio collo. Dormiva beatamente e il suo corpo era caldissimo rispetto al mio, potevo sentirne le differenze. Io ero freddo e non solo esteriormente; lei era tutt'altro rispetto a me ma non voglio seguire il detto "gli opposti si attraggono". Afferrai furtivamente il telefono posto sopra il comodino a fianco e lo accesi per vedere se qualcuno oltre a Mark, mi aveva cercato e fu così, la prigione aveva insistito con le telefonate e c'erano due chiamate perse e un messaggio, lessi prima il messaggio da parte di Mark " Se provi a dire solo una parola di quello che abbiamo fatto a Shila non solo uccido te, ma anche i tuoi amici di merda. Tranquillo non sono molto lontano da te, guardati le spalle amico". Rabbrividì nel leggere quel messaggio, per quanto mi stesse antipatico quello stronzo dovevo stare veramente attento, non avevo idea di come e quando potesse attaccare e dovevo seriamente guardarmi alla spalle, non dovevo perdere di vista niente. Cancellai le due chiamate perse e mi concentrai ad uscire dalle lenzuola stando attendo a non svegliarla. Afferrai la sua mano posta sulla mia spalla e la scansai da me, infine afferai il suo braccio alzandolo leggermente per potermi allontanare da li. I capelli mossi e marroni le ricadevano scompostamente sul viso coprendolo totalmente, si vedevano solamente le labbra piuttosto carnose, non era coperta del tutto dalle lenzuola perciò potei vedere quelle formose curve e i piedi piccolini. Sebbene lei mi ricordasse costantemente Shila, fisicamente era l'opposto. La mia Shila era perfetta, dai capelli rosso fuoco, dal fisico perfetto e un seno particolarmente bello. Tutte le volte che facevamo l'amore mi soffermavo sempre sui particolari, sulle gambe, sulle cosce e per fino sui glutei; non solo mi faceva provare piacere nel raggiungere l'apice ma mi piaceva guardare come si muoveva col corpo quando entravo dentro di lei. Aveva quella voce sensuale e provocante che in pochi avevano e io non ne avevo mai sentite così belle, ricordo ancora la sua risata, cosìvera che mi tranquillizava, mi bastava vederla sorridere per stare bene e forse era la parte più bella di lei. Inutile dire che non mi mancava affatto perchè quando ero circondato da una ragazza nella mia mente volavano le immagini di Shila, le nostre camminate mano per mano, i nostri saporiti baci, le nostre nottate e i nostri bagni caldi. Se mi mancava così tanto per quale motivo quella notte l'avevo uccisa? Tornai alla realtà quando sentì il telefono vibrare sopra il comodino, lo afferrai velocemente ma non feci in tempo che April si mosse nel sentire quel ruomore. - Pronto?- risposi timidamente, sapevo perfettamente chi c'era dall'altra parte ma volevo esserne sicuro. - Parlo con Justin Bieber?-- Sono io-- Sei a conoscenza di quello che è successo a tuo padre? Abbiamo ricevuto una sua chiamata l'altra sera-- So cos'è successo ma non so come- mi stavo alterando, ero stanco delle cose mi stava dicendo e non capivo perchè non andava dritto al sodo. - Non possiamo dirtelo così, ragazzo-- State scherzando? Ho bisogno di sapere com'è morto mio padre porca puttana-- Capisco la tua agitazione ma devi venire qui, c'è anche una cosa per te da parte di tuo padre-- Non se ne parla, ora abito in Canada e venire di nuovo nello stato del Montana mi costerebbe ore di viaggio inutili-- Se tu stesso non vuoi venire siamo costretti a tornare a far entrambi la nostra vita ma sono sicuro che tuo padre non avrebbe voluto questo, sarebbe uscito fra pochi mesi ma qualcosa è andatostorto,midispiace-- Tu non sai che cosa voleva mio padre, non lo sa nessuno- spensi la chiamata per poi buttare il cellulare per terra e fissare il vuoto che mi circondava. Stavo di nuovo per piangere ma la rabbia non mi permise di farlo. Era inaccettabile il fatto che dovevo andare a Bainville per sapere come fosse morto mio padre e poi che cosa aveva da darmi se lui stesso non aveva un cazzo? - Cos'hai intenzione di fare?- April richiamò la mia attenzione e mi voltai guardandola. - Di certo non tornare a Bainville-- Vieni qui- mi fece segno di sedermi sul letto a fianco a lei,il mio istinto diceva di non seguire i suoi stupidi consigli ma allo stesso tempo ero curioso di sapere che cosa aveva in serbo - perchè non vuoi andare? Non sei curioso di sapere che cosa ti ha lasciato tuo padre?-- Ma se abbiamo perso tutto, non ha niente da darmi-- Tu credi, sei stato via troppo tempo per dire che non ha niente-- Sono troppe ore di viaggio, April. Non abbiamo i soldi per altri alberghi o cose varie-- Dormiremo in macchina o nei sacchi a pelo, in qualche modo una soluzione la troveremo-- Perchè insisti tanto?- non capivo davvero quell'interessamento a me e al mio passato ma era da giorni che si comportava così. - Sai, penso sempre che la famiglia sia la cosa più importante e io stessa lo sto sperimentando in questo momento, sono lontana dalla mia famiglia da un sacco di giorni e mi mancano da morire nonostante i nostri rapporti non siano dei migliori. Evidentemente tuo padre ci teneva particolarmente tanto a te per averti lasciato qualcosa ma tu continui a dire che non aveva niente e poi pensaci, partire e tornare nel Montana vorrebbe dire lasciare tracce da eventuali attacchi da parte di mio fratello-- Non eri quella che voleva tornare ad ogni costo a casa?-- Certo ma se devo essere obbligata a rimanere con voi tantovale fare qualcosa di buono, che poi se non ci fossi io non staresti cambiato idea-Mi alzai dal letto afferrando il pacchetto di sigarette posto sul comodino e presi una sigaretta posandola sulla bocca semi aperta. - Vado ad avvertire gli altri, intanto preparati e tra dieci minuti ci vediamo nella hall- accosentì e sorrise -Ah, se dovesse risuccedere guai a te se provi di nuovo a dormire come hai fatta stanotte, se avevi freddo ti coprivi di più- risi nel pronunciare quella frase, aveva capito anche lei che stavo scherzando. - Beh, se non volevi che ti stessi così addosso potevi benissimo dirmelo- mi spiazzò per la seconda volta, a volte quella ragazza sapeva come fare a zittirmi e non era cosa da poco, tantomeno perchè mi faceva alterare abbastanza ma adesso la guardavo sotto una luce diversa e chissà se questo mio atteggiamento era destinato a durare. Mi chiusi la porta alle spalle e m'incamminai nella camera a fianco. I ragazzi erano seduti sul letto a fumarsi una canna. - Io la odio, la detesto, non la sopporto- dissi incamminandomi verso di loro per poi sedermi e accendere la sigaretta. - Di chi stai parlando?- chiese Dylan facendo un piccolo tiro per poi mandare giù la sostanza. - Non è evidente? April, parlo di April- risposi facendo fuori uscire il fumo. - Ti ha fatto arrabbiare di nuovo?- chiese Chris ridendo sotto i baffi. - No, tutt'altro, mi ha fatto cambiareidea-- Non so se è il fumo che ti fa questo effetto amico ma non capisco un cazzo di quello che stai dicendo- continuò Chris - potresti gentilmente formulare una frase di senso logico?-- Sei snervante Chris, comunque stamattina mi ha chiamato la prigione di Banville per chiedermi di tornare la, mio padre avrebbe voluto darmi una cosa- a fatica riuscivo a spiegare ciò che era successo minuti prima perchè l'emozione stava prendendo la meglio - all'inizio non volevo tornare, insomma parliamo di un giorno di viaggio e non abbiamo i soldi per poter prenotare un'altro albergo siccome sono in corso delle faccende e un viaggio da compiere, poi però April mi ha fatto cambiare idea, sono deciso a partire-- Sei sicuro di tornare a Bainville?- chiese Cody. Lo fissai, era l'unico che aveva delle incertezze. Insomma,partire per tornare a Bainville era come fare un tuffo nel passato e sapevamo entrambi che io non ne avevo bisogno ma dovevo per forza tornare lì o non avrei scoperto niente. - Voglio tornare la ma partirò da solo con April, voi rimarrete qua a Toronto, Mark sta sicuramente per arrivare e non voglio sappia che siamo partiti tutti, voi rimanete-- Fammi capire, partirai da solo con la ragazza che odi?- chiese Cody spalancando gli occhi. - Si, partirò con lei. Non sei stato tu a dirmi che dovevo conoscerla? Questo è un buon modo-- Ah certo e come faremo a stare tranquilli sapendo che potresti ucciderla da un momento all'altro dati i tuoi sbalzi d'umore?-- Non la ucciderò, vi ricordo che ci serve. Intanto vi lascio dei soldi, dormiremo in macchina e poi non appena arriveremo a Bainville staremo a casa mia- Mi allontanai dal letto e da loro, posai qualche banconota nel letto e li salutai con la mano, presto saremo ritornati insieme. Nella mia camera non avevo molta roba da preparare, avevo lasciato tutti i miei vestiti in valigia e dovevo recupare solo il mio pacchetto di sigarette. April era già di sotto che ci aspettava o meglio dire, mi aspettava. Presi la chiave della stanza e lasciai quel corridoio con la valigia in mano. Non appena scesi la vidi vicino al bancone della hallche stava ridendo con il personale. Posai la valigia di fianco a lei che inarcò un sopracciglio quando vide solamente me e io sorrisi lasciando le chiavi della stanza sul bancone. - Credevo volessi partire- incominciò a parlare. - Certo e sono ancora dell'idea di farlo e quindi se non vuoi che cambi idea stai zitta e saliamo in macchina-ero tornato il solito arrogante ma lei già c'aveva fatto l'abitudine. - Scusa se insisto ma gli altri ragazzi?-- Hai preso le medicine?- inarcò nuovamente un sopracciglio per poi alzare gli occhi al cielo. Ero un maestro nel cambiare discorso e ci riuscivo davvero bene. Afferrai la valigia in una mano ed April mi seguì. Lasciammo l'hotel e fissai in alto per vedere i ragazzi che ci salutavano con una bottiglia di Vodka in mano. Stronzi. Sorrisi mandandoli a fanculo uno per uno e poi salì in macchina seguito da April che si chiuse la portiera alle spalle.

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