CAPITOLO 5

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JUSTIN'S POV

" Poche ore dopo mi svegliai, ero terribilmente stanco, sapevo di aver dormito poco che niente, tra la visita di Chris e il resto, avevo dormito veramente poco,nonche la cosa fosse una novità, stavo passando il resto della mia vita a dormire massimo quattro ore a notte, ormai ero abituato a tutto questo stress, ora capivo il fatto di essere così estremamente stronzo e odioso; o mi accettavi o eri morto. Non c'erano vincoli. Fissai le fessure delle tapparelle, il sole entrava lasciando spiragli di luce sul pavimento, saranno state le sette, il sole aveva già tramontato. Mi alzai furtivamente dal letto e presi i vestiti dentro la valigia, fissai volutamente il mio sguardo verso April che ancora stava dormendo beatamente sotto quelle lenzuola, respirava aria di bugie, respirava aria sporca, stava respirando la mia vita. Non appena fui pronto uscì da quella piccola stanza e andai a bussare da Cody, Dylan e Chris. Bussai più volte ma evidemente l'unico sveglio ero di nuovo io. Avevo i miei meccanismi per aprire una porta, una lametta in acciaio appuntita ed era fatta, la estrassi dalla mia tasca dei jeans e in pochi secondi aprì la porta. Come previsto i ragazzi ancora erano sotto le lenzuola, c'era odore di fumo, forse troppo, bottiglie di alcool per terra e puzza di vomito, tutto questo era disgustoso e l'avevano fatto senza di me. Tirai su le tapparelle e aprì la finestra per far uscire tutto quell'odore e lasciare spazio all'aria pulita, quel giorno stesso avremmo dovuto lasciare il Motel,nonavevo voglia di rimproverazioni per colpa di tre sfigati che pensavano di essere a casa loro. Mi voltai nuovamente verso di loro, entrambi s'accorsero dalla luce che emaneva la finestra e rincoglioniti com'erano si misero i cuscini sopra gli occhi. - Che cazzo avete fatto ieri notte?- incominciai togliendo i cuscini dai loro occhi - oltretutto senza di me, potrei uccidervi per questo-- Non lo faresti mai, fratello- intervenne Cody che, una volta non avendo più il cuscino davanti agli occhi si alzò sedendosi sul letto - e ci siamo divertiti giusto un pochino, tu eri alle prese con April-Era fottutamente vero, io avevo deciso di rapire April, io avevo deciso di prenderla in camera con me e io dovevo pagarne le conseguenze; quanto odiavo quella ragazza, non c'era una cosa buona che avesse fatto e ogni volta che stavo con lei mi portava solamente guai. - Dylan, Chris muovete i vostri culi che dobbiamo lasciare la stanza, abbiamo un viaggio da compiere-presi le lenzuola e le trascinai all'angolo del letto, dalle loro bocche sentivo provenire versi strani e mugugni, erano peggio dei bambini. Quando anche loro furono quasi pronti, accesi una sigaretta e mi misi comodo sul letto aspettando che entrambifinissero di preparare le valigie. Avevo bisogno di fumare, quella sostanza così poco acida mi dava sollievo, quella mattina ero particolarmente nervoso, d'altronde come tutti i giorni. Respiravo orgoglioso quell'odore, amavo il modo in cui mi faceva rilassare e non pensare. - Allora, la ragazza?- chiese Chris fregandomi l'accendino di fianco a me. - La ragazza cosa?-- Quando la riporterai a casa?-- Non so nemmeno se ci ritornerà a casa- feci un tiro più lungo, ero sempre più nervoso - se continua ancoraad essere così fastidiosa non appena avremmo finito il nostro compito la ucciderò-Chris s'irrigidì nuovamente. - Non la ucciderai, fidati- disse sfidandomi - se c'èuna cosa che quella ragazza saprà fare, è farti cadere ai suoi piedi-- Stai parlando con Justin Bieber, amico- risposi dandogli un pugno in spalla - io non m'innamoro,tanto meno di lei-Cody e Dylan ci raggiunsero portando le loro valigie ai piedi, presero anche loro una sigaretta e si sedettero sul letto. Una sigaretta di prima mattina era come un rito, ci voleva sempre. - Hai lasciato April nell'altra stanza?- cominciò Dylan - è abbastanza intelligente da provare a scappare, amico-- Invece di rompermi i coglioni vai a vedere se è ancora dentro-Dylan sbuffò e mandandomi a fanculo aprì la porta. Quanto mi stava sui coglioni quando faceva così, perchè doveva provocarmi ogni volta? Accesi un'altra sigaretta

APRIL'S POV

" Ero sola quanto contenta, chiusialla velocità della luceil mio borsone e con troppa ansia afferrai la pistola che Justin aveva dimenticato di portare con sè, nello stesso momento in cui aprì la porta qualcuno precedette i miei movimenti, mi ritrovai davanti Dylan che mi guardò con aria di sfida, ero ancora in trappola, la mia decisione di provare a fuggire anche in quel caso era fallita, gettai a terra la borsa, Dylan avanzava verso di me e io mi facevo sempre più indietro ritornando all'interno della stanza 17. Ero fottuta, non ero brava in questo tipo di cose, la violenza, l'azione e l'avventura non erano il mio punto forte. Nella tasca posteriore dei Jeans tenevo la pistola di Justin, la estrassi da li dietro e la puntai contro Dylan che rimase basito davanti a quella scena, mi tremava la mano, la pistola non era ferma davanti a lui ma anch'essa tremava, mi veniva da piangere, sentivo la tensione che regnava dentro il mio corpo, se non fosse stato per il poco orgoglio giuravo che l'avrei ucciso; continuavo a tenere la pistola tremolante puntata su di lui, la mia bocca era serrata e ansimavo a fatica. - Justin non sarebbe fiero di vedere questa scena-cominciò a parlare avvicinandosi sempre di più a me - hai in mano la sua pistola e se non l'hai ancora capito lui è molto geloso delle sue cose- lo vedevo sempre più vicino -quindi per non creare problemi a nessuno metti giù la pistola- non obbedì ai suoi futili comandi. - Allontanati o giuro che ti sparo- a quell'affermazione Dylan rise. La porta era ancora aperta e pochi secondi dopo Justin si fece vivo entrando dentro, a vedera quella scena rabbrividì, mi guardò con aria di ribellione, ora avevo la meglio, avrei potuto ucciderli entrambi, la pistola l'avevo io e Justin in quel momento era a mani vuote. - Uccido entrambi se non mi lasciate andare- dissi ancora una volta, ma sembrava che il messaggio non fosse arrivato ai due ragazzi. Justin raggiunse Dylan, ciò voleva dire che erano sempre più vicini a me. - Davvero vorresti ucciderci?- cominciò Justin mettendosi a braccia conserte - davvero vorresti farlo? Non ti senti in debito con me, avrei potuto ucciderti più volte e non l'ho fatto, adesso davvero vuoi premere il grilletto, non ti sentiresti in colpa?-- Sentirmi in colpa, Justin? Io sarei quella che dovrebbe sentirsi in colpa, e tu? Tu sei quello che vive per uccidere persone innocenti, mi hai rapita da casa, mi hai offesa ogni giorno e io dovrei sentirmi in colpa? Sai, forse dovrei proprio premere questo grilletto e ucciderti, saresti dovuto morire prima di adesso-Non ci pensai due volte, anche se ero totalmente in confusione con me stessa e con il mondo esterno qualcosa mi diceva che dovevo premere quel cazzo di grilletto, e così fu, ma dalla pistola non uscì che un piccolo rumore, nessuna pallottola e nessun corpo a terra, la situazione era sempre la stessa, ora ero io quella spacciata. Guardai Justin che ormai stava scoppiando a ridere, mentre Dylan era confuso quanto me. Gettai la pistola a terra. - Davvero credevi che avrei lasciato incostudita la mia pistola?- lo vidi avvicinarsi sempre di più a me, si piegò e afferrò la sua pistola - ti svelo un segreto per quando diventerai più esperta, prima di puntare la pistola contro qualcuno assicurati che sia carica- sentivo il suo respiro entrare nelle mie narici, quella luce d'estate si rfletteva in quei suoi occhi color miele, non li avevo mai notati, ero impegnata a fissarli quando mi diede uno schiaffio in piena guancia, mi scese una piccola lacrima dal dolore immediato, mi sedetti sul letto e misi la mia mano sulla guancia che nel frattempo era diventat rossa, era uno stronzo. Come poteva picchiare una ragazza? Tante piccole lacrime scesero dai miei occhi, abbassai lo sguardo, stavo bagnando le lenzuola. - E ora sbrigati che dobbiamo lasciare la stanza- Justin e Dylan uscirono dalla camera lasciandomi nuovamente sola; ora potevo liberamente singhiozzare. Mi mancava maledettamente la mia famiglia, mio fratello, mio padre e mia madre, nonostante non avessimo buoni rapporti loro erano la mia incompleta vita e mimancavano terribilmente, avevo nostalgia solamente a pensarci. Piansi impregnando quelle bianche lenzuola con le mie profonde lacrime. Presi la valigia e senza aspettare troppi minuti andai fuori asciugandomi con il dorso della mano le lacrime; era una giornata fin troppo bella per piangersi addosso, era inutile, ero stata assegnata a loro, a questi teppisti di merda. Fissai l'auto nera, a volante c'era già Justin che si fumava una sigaretta, mi guardò e subito dopo abbassò lo sguardo. M'incamminai verso l'auto quando sentì afferrarmi per il polso. - Tutto bene?- Cody mi guardò come uno che provava pena per qualcuno, io non risposi, per quanto sembrasse in cerca di tirarmi su di morale non mi fidavo nemmeno di lui - so cos'è successo minuti fa e Justin è fatto così, devi conviverci per abituarti a lui, cerca di non provocarlo troppo-Avrei tirato uno schiaffio in faccia a Cody ma mi trattenni, apprezzai il gesto di provare a farmi cambiare idea su Justin, ma lo odiavo sempre di più. Mi avviai di nuovo verso la macchina e aprì di fretta lo sportello, non guardai neanche Justin, mi focalizzai solamente sul nulla più totale. - Allora dove siamo diretti?- disse Dylan mettendosi comodo sul sedile davanti. - Toronto- rispose Justin mettendosi gli occhi da sole - prima dobbiamo per forza passare a prendere le medicine, abbiamo una malata qua- e m'indicò. Era più stronzo di quanto pensassi, non risposi e feci finta di non sentire. Esisteva una cura per i malati come lui? Esisteva qualcosa per fargli passare quell'arroganza che teneva addosso? - E' troppo pericoloso, Justin- intervenne Chris - voglio dire, subito a Toronto?-- Stiamo trattando questo viaggio da mesi, cosa c'è che non va adesso?- chiese Justin voltandosi dietro e guardando Chris, lui stesso abbassò lo sguardo e respirò - cosa nascondi Chris?-- Ci stanno cercando-- Chi ci sta cercando, Mark?-Al sentire il suo nome mi si gelò il cuore, mi mancava terribilmente e sapere che forse mi stava cercando mi tranquillizzò di più, lui mi avrebbe tirata fuori da questo casino. - Non solo Mark, Justin... - alzò lo sguardo e fissò Justin -anche la polizia è sulle nostre tracce e ci ha trovato, ma non potevo dirtelo ieri, loro sanno che siamo a Toronto e stanno settacciando tutta la zona, sanno in che macchina siamo e quanti siamo, Mark ha detto che abbiamo la sorella-- Cazzo, siamo nella merda, ora come facciamo?-- Cambiamo direzione, a Toronto ci torneremo non appena la polizia se ne sarà andata-- E dove andiamo? Dobbiamo per forza passare da Toronto per andare alla prossima tappa-- No Justin, facciamo qualcosa per divertirci, come ai vecchi tempi, non facciamo altro che puntare pistole addosso alla gente, divertiamoci, è estate, andiamo al Lake Ontario-Justin accese il motore ed abbozzò ad un piccolo sorriso, l'idea gli era piaciuta e cambiò destinazione al navigatore che comunicò di cambiare direzione. Dovevo in qualche modo far sentire la mia voce, avevo bisogno di ciò che più mi faceva stare bene in quella situazione troppo confusionale. - Io ho un assoluto bisogno delle mie medicine- dissi alzando il tono di voce, so che già quella mattina avevo combinato un bel guaio con l'azzardato sparo ma non dovevo starmene zitta, non quando si tratta della mia salute. - Beh, cambio di programma dolcezza, se te ne stavi buona stamattina forse saremmo andati ad una farmacia in zona ma dato che mi hai già alterato abbastanza ci andremo domani-Guardai che Cody che mi fece segno di stare tranquilla. Desideravo vendetta, desideravo vedere Justin morto, desideravo ucciderlo io. Stavo diventando un'altra persona, una che desiderava uccidere chi più odiava. Fissai fuori dal finestrino e provai ad immaginare la mia vita, stava andando tutto una merda e invece di lamentarmi avrei dovuto vivere al meglio questi giorni, forse gli ultimi. Avevo paura di Justin, avevo paura di ogni suo gesto, presto sarei potuta essere morta.

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