La mattina seguente, in un non troppo freddo ventiquattro Agosto, Harry Potter e i suoi amici erano riuniti intorno al tavolo della colazione, impegnati in una fitta conversazione riguardante una lettera che avevano ricevuto.
Dopo quello che era successo lo scorso pomeriggio tutti evitavano come la peste lo sguardo di Draco, che si aggirava per la casa come uno zombie. Harry l'aveva obbligato a rimanere lì con loro, nonostante l'altro non volesse e continuasse a usare come scusa il fatto che adesso Harry non doveva più mantenere il voto infrangibile fatto a Hermione.
Draco era assente: non gli importava un cazzo di quello che stavano dicendo. Che senso aveva ormai lavorare? Che senso aveva provare a diventare un uomo migliore? Che senso aveva vivere, senza di lei?
In fondo apprezzava che i ragazzi cercassero di focalizzare la sua attenzione su altre cose, ma era troppo incazzato con loro per badarvici.
Gli avevano mentito e avevano in lui false speranze su una promessa che sapevano non sarebbe mai stata mantenuta.
«Dobbiamo partire tutti allora?» domandò Ginny, confusa. Harry, Ron e Blaise annuirono.
Draco non aveva seguito il filo di quel discorso ma, quando quel "partire tutti" giunse alle sue orecchie, scattò sull'attenti. «Di che diavolo state parlando?» Indagò aspro, scrutandoli uno per uno.
Harry fu l'unico ad avere il coraggio di rispondere al biondo, poiché Ron e Luna abbassarono lo sguardo e Blaise e Ginny erano ancora arrabbiati con lui.
«Ieri notte ci è arrivato un gufo dalla McGranitt; è preoccupata per tutti questi attacchi che si stanno verificando ultimamente. Sai le sirene e i folletti le scorse settimane, i centauri adesso... Teme per l'incolumità dei suoi studenti.»
«Vieni al sodo, Potter.»
«Ci ha chiesto di trasferirci ad Hogwarts per tutto l'anno scolastico.»
Draco parve non avere nessuna reazione a quelle parole, rimase seduto al suo posto con una maschera di neutralità dipinta in volto.
I ragazzi, che si aspettavano una sfuriata in stile Malfoy, a dir la verità si preoccuparono ancor di più per quella sua gelida freddezza dimostrata davanti a quella notizia che, qualche tempo prima, lo avrebbe fatto uscire di senno.
«Non hai niente da dire?» lo punzecchiò Ron, beccandosi un'occhiataccia da Blaise, che nonostante fosse in collera con il migliore amico non accettava che qualcuno osasse infastidirlo il un momento così delicato. Forse si sentiva in colpa. Forse dentro di se sapeva che se Draco stava così, era tutta colpa sua.
Draco scrollò le spalle. «Quando partite?»
«Quando partiamo, intendi?» lo corresse Luna, dolcemente, per evitare che qualcun altro desse iniziò a una litigata, rompendo quell'attimo di calma precaria.
«Oh, ma io non verrò.» disse Draco tranquillamente, facendo sgranare gli occhi a Harry.
«Come sarebbe a dire che tu non verrai?» chiese infatti quest'ultimo, scrutandolo severamente con i suoi bellissimi occhi verdi.
«È molto semplice Potter, sono sicuro che anche un idiota come te può arrivarci.» fece l'altro, «Ascolta le mie parole molto attentamente: io non verrò.»
Harry, che si era stancato dell'atteggiamento arrogante che il biondo aveva assunto e che non aveva voglia di comportarsi come ai tempi di Hogwarts, decise di mettere le cose in chiaro. «Tu verrai, Malfoy.»
«E cosa te lo fa pensare? Non puoi obbligarmi!»
«Oh, si che posso. Forse ti sei dimenticato che oltre ad essere un tuo amico sono il tuo capo, Malfoy, e in quanto tale esigo la tua presenza.»
Draco digrignò i denti. «Bene.»
Si alzò da tavola con la bacchetta che spuntava dalla tasca dei pantaloni, rivolgendo un'ultima occhiata di sdegno ai ragazzi. «Quando?»
«Tra una settimana.» rispose Harry. Non
Draco chiamò a se la sua scopa, e un borsone che aveva preparato la sera precedente, sotto lo sguardo sconvolto di tutti. «Ci vediamo lì.»
«Cosa? Dove hai intenzione di andare?»
«Non sono cose che ti riguardano, Potter.»
Detto ciò, sfilò la bacchetta dai pantaloni e con un colpo secco della mano si smaterializzò.
Blaise e gli altri si guardarono preoccupati; tutti con gli stessi timori. Draco avrebbe fatto qualcosa di estremamente stupido e pericoloso?Era ormai passata una settimana e i ragazzi erano già ad Hogwarts da un bel po' di ore.
La McGranitt era stata gentile e calorosa con loro, offrendogli vitto e alloggio aveva inoltre allestito a mo di dormitorio una delle torri abbandonate del castello, ma non riuscì a nascondere il dispiacere che l'assenza di Draco le procurava.
Un'aria strana aleggiava però nel castello, forse preoccupazione. Dov'era Draco? Perchè non si era ancora fatto vedere?
Cercavano di non pensarci, dedicandosi alla splendida sala comune che avevano, molto simile a quella dei grifondoro.
Blaise aveva storto il naso appena entrato, chiaramente disturbato da tutto quel rosso e oro, però quando vide la camera da letto sua e di Ginny, quasi totalmente verde argento, decise non protestare. Luna invece non si era unita a loro per andare a vedere le camere, in quanto avrebbe dormito con Neville, nell'ala riservata ai professori.
Era quasi ora di cena quando Harry annunciò che se Draco non fosse arrivato entro la mattina seguente, avrebbe dovuto andare a cercarlo. Nessuno parve essere in disaccordo con lui, anche se, mentre si preparavo, tutti speravano che non si presentasse il bisogno di farlo.
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I Have Died Every Day Waiting For You
Fanfiction•Sequel di Together• Sono passati sette anni da quando Hermione se n'è andata. Sette anni di sofferenze per Draco che aspetta la sua amata. Sette anni da quando Dimitri ed Evangeline l'hanno portata via con loro per insegnarle come essere una Diani...