22.

1.9K 118 26
                                    

«Un cane? Zabini, non se ne parla nemmeno!» Ginny gli lanciò un cuscino così forte che Blaise pensò di dover rivedere la sua battuta sul "colpire come una femminuccia".
«Se continui così prima o poi ci rimarrò secco.» le disse, restituendole gentilmente il cuscino che lei aveva strappato al povero divano, non potendo ripagarla con la stessa moneta date le sue condizioni.
«Era quello l'obiettivo.»
«Andiamo rossa, sappiamo benissimo che non puoi vivere senza di me. Sono troppo magnifico.»
«Sei un cretino
«Si però con un cane sarei un cretino felice.»
Ginny lo fulminò con lo sguardo. «Stai dicendo che adesso non sei felice?!» ruggì puntandogli un dito contro. «BASTARDO CHE NON SEI ALTRO, TRA DUE MESI DIVENTERAI PADRE!»
Blaise si alzò di scatto dalla poltrona per evitare di essere colpito da un vaso, e da una serie di incantesimi che avrebbero potuto rovinare il suo bellissimo faccino.
Ron arrivò giusto in tempo per beccarsi uno schiantesimo dritto in pancia.
«Per Merlino, Ginny!»
Ginny si portò una mano alla bocca, non tanto per lo stupore quanto per trattenere una risata. «Scusa Ron.»
«Stai più attenta la prossima volta!» grugnì lui, massaggiandosi la parte offesa e lanciandosi sul divano.
Lei annuì, tornando a concentrarsi nuovamente sul marito che se ne stava appeso alla sua scopa a testa in giù, fluttuando per il soggiorno.
Ginny scosse la testa sconsolata.
«Non avrai un cane Blaise! E ora scendi dalla scopa!»
«Dai amore, prova a vedere le cose da un'altra prospettiva.» trillò lui, continuando a stare sottosopra.
«Te la faccio vedere io un'altra prospettiva!» urlò lei lanciandogli la prima cosa che gli capitò in mano.
Una lampada.
Blaise venne colpito e cadde a terra rumorosamente.
«Sei perfida.»
«Si, e farai meglio a ricordartelo, perché la prossima volta ti colpirò tanto forte che non riuscirai a dirlo.»
Blaise grugnì, rimettendosi in piedi mentre si toglieva i pezzi di lampada da dosso. Con un incantesimo ricompose la lampada. «Vado ad affogare i miei dispiaceri nella torta ai lamponi.» disse sparendo verso la cucina.
Ginny sospirò, piegandosi per raccogliere la bacchetta che evidentemente aveva lanciato senza rendersi conto. Da quella prospettiva notò una cosa che la fece urlare dallo spavento.
«Oh Merlino! Draco!»
Draco se ne stava attaccato al corrimano ai piedi delle scale come se fosse l'unica cosa a tenerlo in vita. Stava rannicchiato come un bambino spaventato ma aveva lo sguardo vuoto, cosa che terrorizzò ancora di più Ginny.
«Ron alzati da quel divano e dammi una mano!» ordinò al fratello, che ancora non si era accorto di niente.
Ginny si inchinò davanti a lui. «Malfoy? Malfoy, mi senti? Che succede?»
Ron le fu subito affianco, spingendola delicatamente di lato per farsi spazio.
Draco aveva le mani e la maglietta sporche di sangue.
«Ron perché non risponde? Che gli sta succedendo?»
Ron cercò di mantenere il controllo per la sorella, ma era anche più spaventato di lei. «Va a chiamare Blaise, corri.» disse, per allontanarla da quella scena.
Lei obbedì e sparì nella stessa direzione che aveva preso Blaise poco prima.
Ron scosse l'amico, che sembrava non reagire. «Malfoy se è uno scherzo io..»
Ma non finì la frase perché Draco si piegò in due dalla tosse, producendo altro sangue che finì sporcate anche la maglietta di Ron.
Ron provò a sorreggerlo mentre Draco gli crollava praticamente in braccio, continuando ancora a tossire, ma sarebbero finiti per terra se un metro e ottanta di Blaise non avesse afferrato il migliore amico per un braccio caricandoselo in spalla.
«Avvisate Harry.» disse lentamente, con la paura che gli si leggeva chiaramente negli occhi. «Io lo porto al SanMungo.»




*Nove giorni dopo.*




«Posso entrare?» chiese Dimitri, bussando alla porta della camera di Hermione.
Nessuno rispose, ma qualche secondo dopo la porta si aprì con uno scatto ed Hermione fece capolino. «Si?»
«Volevo sapere se avevi dormito bene.»
Hermione annuì, passando distrattamente la mano sul cornicione della porta. «Mi è mancato stare qui.»
Lui sorrise, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Anche a me.»
Hermione si appoggiò contro la sua mano, esausta. «Dimitri sai che non posso...»
Lui non ritrasse la mano, anzi accorciò la distanza tra loro. «Lo so, lo so.» disse piano, mentre lei lo abbracciava e posava la testa contro il suo petto. «Solo che non.. non riesco.. Dio, Hermione, cosa diavolo mi hai fatto?» sibilò talmente piano che lei quasi non lo sentì. Quasi.
«Non volevo che le cose andassero così.» continuò lei.
«Eppure eccoci qua.» Dimitri sospirò, guardando la stanza di Hermione dietro di lei. Il letto sfatto, dove avevano trascorso tante notti, l'armadio con lo specchio dal quale l'aveva spesso osservata mente si preparava. Troppi ricordi. «Perché sei tornata veramente?»
Hermione tremò tra le sue braccia prima di rispondere. «Volevo dire addio a questa vita.»
Dimitri strinse gli occhi. Aveva temuto di sentire quelle parole per tutti i giorni precedenti ed ora erano arrivate, come da previsione. Non voleva sperarci, ma alla fine non me aveva potuto fare a meno.  La speranza è una brutta bestia, perché poi alla fine rimani sempre fregato.
E lui era rimasto fregato.
«Io ti amo Hermione.»
Lei si allontanò un pochino per poterlo guardare bene negli occhi e trasmettergli tutto. «Lo so.»
Dimitri arricciò le labbra. «Già.»
«Ti voglio bene Dim.» disse lei, non riuscendo più a trattenere le lacrime.
Lui gliele asciugò dolcemente con i pollici delle mani. «Lo so.»
Hermione rise tra le lacrime. «Già.»
«Non ti vedrò più, vero?»
«No! Tu, tu farai sempre parte della mia vita! Tu, Isaac e Evangeline siete la mia famiglia! Non ho intenzione di perdervi.»
«Sai che non si può fare Hermione. Noi non invecchiamo. Sarebbe tutto troppo... io... io non voglio vederti morire.»
«Ti prego Dimitri. Non lasciarmi.» supplicò lei.
Ma Dimitri si era già allontanato di qualche passo. «Non sono io che ti sto lasciando Hermione. Sei stata tu.» disse e quelle parole fecero più male a lui che a lei.
Le diede le spalle.
«Perché ho l'impressione che questo sia un addio?» chiese lei, prima che lui se ne potesse andate.
«Sto partendo. Ho degli affari da sbrigare. Domani non ci sarò per salutarti.»
Hermione annuì abbassando la testa. «Capisco.»
«Ci saranno Isaac e Evangeline.»
«Okay.»
«Addio allora.»
«...Addio.»
...
«Dimitri?»
«Si?»
«Ti amo.»
Lui sorrise lievemente e si smaterializzò.
"Non abbastanza" avrebbe voluto dire, "non come ami lui", ma rimase zitto. Avrebbe conservato quel ricordo così, perfetto com'era.
Per sempre.


I Have Died Every Day Waiting For YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora