24.

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"A volte vediamo solo quello di cui abbiamo paura."

Hermione era ancora scossa dalla scena che le si prospettava davanti. Draco steso a terra senza vita e Ginny che un secondo dopo gli si buttava sopra piangendo copiose lacrime mentre cercava invano di fargli aprire gli occhi.
Ginny la guardò con un'odio negli occhi che mai le aveva visto prima, urlandole di allontanarsi da lui.
Hermione con le mani che continuavano a tremare a causa dello shock, incominciò a capire, vedendo i suoi amici che sembravano più dispiaciuti per Ginny che per lei. E fece due più due.
Tornò a posare lo sguardo su Draco, e vide che i capelli incominciavano ad accorciarsi fino a diventare a spazzola, la pelle a scurirsi e la corporatura a diventare più robusta.
A quel punto capì.
Zabini.
Si portò una mano alla bocca mentre il suo corpo prendeva il posto di quello di Draco.
«Blaise..»
Odiò se stessa quando, nonostante avesse davanti il cadavere di un suo amico,  si sentì pervadere da un'ondata di sollievo nel sapere che quello morto non era il suo Draco, ma subito scacciò il pensiero, concentrandosi su Ginny e su come potesse sentirsi in quel momento.
«Ginny...»
Ma Ginny non l'ascoltava, era piegata sopra al corpo di suo marito, rifiutandosi di lasciarlo andare.
Harry e Ron si erano messi di guarda per controllare che non arrivasse nessuno, ma ogni tanto buttavano un occhio alla ragazza, ormai donna e quasi madre, che piangeva e urlava di disperazione per la morte dell'amore della sua vita.
Hermione non sapeva cosa fare per aiutarla e quando provò ad avvicinarsi, lei quasi le si avventò, ringhiandole si stare lontana da Blaise.
Harry si allontanò da Ron per raggiungere le ragazze. Aiutò Ginny ad alzarsi e la strinse tra le braccia, facendole nascondere la testa contro il suo petto, mentre con lo sguardo incontrava quello di Hermione.
«Lui sta bene.» le mimò con le labbra, per non farsi sentire da Ginny. «È al sicuro.»
Hermione avrebbe voluto mettersi a ballare per quella notizia, ma la vista di Ginny la riportò immediatamente con i piedi per terra.
«Senti, lo so che sono successe tante cose. Che ci sono stati problemi tra noi e non mi metterò a parlare di colpe perché non mi sembra il momento adatto. Non c'è tempo per il rancore. Ho visto quello che hai fatto ai mangiamorte quel giorno davanti a casa tua, e voglio che tu faccia lo stesso. Stiamo perdendo la guerra contro dei nemici che nemmeno conosciamo. E tu sei l'unica che puoi fermarli. Quindi dai sfogo alla nuova Hermione che sei diventata e uccidili tutti. Per Godric non ne voglio vedere vivo nemmeno uno.» le disse Harry mentre continuava a stringere Ginny tra le braccia.
Hermione annuì. «Restate qui.»
Uscì dalla stanza delle necessità, lasciandovi gli anelli e la mappa del malandrino.
Riprese a scendere le scale e ogni volta che incontrava un Mangiamorte,quello non riusciva neanche a puntare la bacchetta che già cadeva a terra stecchito.
Hermione aveva perfezionato quella tecnica di uccisione per anni, esercitandosi su un Dimitri immortale. Perciò quei "poveri" esseri umani, che non avevano neanche un quarto della metà della forza e della resistenza dell'uomo, cadevano come frutti da un albero.
La ragazza era una vera e propria macchina da guerra, e tutti quelli che la vedevano, nemici e alleati, iniziavano a rendersene conto.
La speranza rifiorì potente tra la schiera di alunni e professori che si battevano ancora una volta per la loro scuola e che, stremati, avevano incominciato a cadere uno dopo l'altro.
D'altra parte tra i mangiamorte ci fu un violento contrattacco e una fila di arcieri incoccò le frecce puntandole contro Hermione.
Purtroppo per loro, a lei basto fare un gesto con la mano e un'ondata di vento le deviò fino a fargli trafiggere altri mangiamorte con una velocità talmente impressionante che gran parte dei combattenti si girò per osservare la scena.
Nel giro di cinque minuti Hermione si ritrovò coperta di sangue caldo e scuro.
Ormai non ci vedeva più nemmeno lei.
Era nera dalla rabbia, e l'unica cosa alla quale riusciva a pensare mentre uccideva chiunque le si mettesse davanti era all'immagine corpo senza vista di Blaise. Blaise che ancora una volta si era sacrificato per il suo migliore amico. Questa volta per sempre.
Proprio mentre stava pensando a quanto Blaise fosse stato importante nella vita di Draco e come avrebbe potuto lei, che l'aveva lasciato solo per cercare di chiarire tutto il casino che aveva nella testa, dirgli una cosa cosa del genere, vide l'uomo che aveva già incontrato davanti casa sua.
Il "nuovo", ma molto più stupido, Voldemort. Il capo di quei mamgiamorte che ancora una volta avevano profanato
Hermione fece ricorso alle sue ultime forze e con un movimento lento, ma potente, di entrambe le braccia, come a voler spostare qualcosa di pesante da sinistra a destra, lo fece cadere dalla scopa.
L'uomo recuperò all'ultimo, evitandosi una brutta caduta di cinque metri.
«Solo questo sai fare?» le chiese sfoderando un sorriso beffardo.
Apparentemente era un uomo qualunque. Di mezza età, con la faccia squadrata e qualche ruga sulla fronte. Gli occhi neri e piccoli sprizzavano malvagità e la bocca sembrava troppo grande per il suo viso. Eppure, era colui che era riuscito a prendere il posto di Voldemort come capo dei mangiamorte.
«Non hai visto niente.» rispose lei, mentre con un gesto dell'avambraccio bloccò e fece sbriciolare una decina di frecce talmente grandi che avrebbero potuto trapassarla da parte a parte.
«Ah si? Quindi non hai intenzione di sdoppiarti in e dare fuoco a tutto?» disse sarcastico.
«Ho intenzione di ucciderti nel modo più doloroso possibile e poi di ballare sul tuo cadavere.»
L'uomo rise. «Che paura.»
«Ultime parole?» chiese Hermione, mentre il fuoco iniziava a circolare nelle vene e a raggiungerle la punta delle dita.
«Si, sai.. da Voldemort ho imparato una cosa...
Che il sangue di unicorno fa veramente bene!» le puntò la bacchetta contro ed Hermione andò a sbattere contro il muro di pietra del castello con talmente tanta forza da lasciarlo inclinato.
Scivolò a terra e ci mise qualche secondo a riprendere conoscenza.
«Già ti arrendi dolcezza?»
Hermione urlò e gli lanciò una palla infuocata contro, che lui schivò prontamente.
Allora lei continuò così, ad attaccarlo su ogni fronte e con ogni mezzo. Aria, vento, terra, fuoco. Ogni elemento che riusciva a controllare si riversava contro di lui con tanta forza che un essere umano non sarebbe nemmeno riuscito a rendersi conto di quello che stava accadendo per quanto velocemente sarebbe morto. Ma lui no.
Quell'uomo di cui nessuno conosceva il nome, a parte Draco, e che voleva comandare su tutti i maghi e streghe del mondo magico, sembrava immune a tutti i suoi tentativi di attacco.
Intanto intorno a loro la guerra continuava e sebbene prima fossero stati in vantaggio, con Hermione impegnata, i mangiamorte stavano recuperando velocemente.
Hermione era quasi allo stremo delle forze, mentre l'altro sembrava essersi appena svegliato dopo una lunga dormita rigenerante.
«Fino ad ora abbiamo giocato, bambina. Ma adesso non ho più tempo da perdere con te.» le disse, mentre si preparava ad attaccare per la seconda volta. (Infatti durante il loro scontro si era soltanto limitato a difendersi)
Sussurrò un'incantesimo che lei non riuscì a sentire, e una luce blu elettrica uscì dalla punta della bacchetta andandole contro a tutta velocità.
Hermione incrociò le braccia a X davanti al volto e uno scudo di aria le si creò davanti, giusto in tempo per non rimanere uccisa. Barcollò quando lui la colpì una seconda volta. E alla terza finì in ginocchio sul terriccio freddo. Alla quarta sarebbe morta se Harry non fosse riuscito a disarmarlo.
Harry le si avvicinò di corsa, mentre l'uomo cercava la sua bacchetta, e la aiuto a rialzarsi.
«Stai bene?» le chiese.
Hermione annuì. «Devo ucciderlo. È l'unico modo per mettere fine alla guerra.»
«Non sei nelle condizioni adatte Hermione! Non ti reggo neanche in piedi!»
«Tu meglio di tutti dovresti capirmi, Harry! Devo farlo! Devo proteggere questa scuola!»
«Ma è un suicidio!»
«Per questo devo farlo da sola!» gli prese le mani tra le sue, in un gesto tanto frettoloso quanto intenso. «Sei stato tu a chiedermelo, Harry, di salvare questa scuola, perché sappiamo entrambi che sono l'unica che può farlo! Però devi lasciarmelo fare!»
«Se avete finito voi due, avrei fretta!» ringhiò il mago andando loro incontro.
Harry le si mise davanti per proteggerla con il suo corpo ma Hermione, più veloce, lo spinse via e spostò il suo combattimento con il capo dei mangiamorte in un'altra ala del castello.
«Ti voglio bene, Harry.» sussurrò prima di scomparire insieme al suo nemico, ma lui non riuscì a sentirla.
Quando riapparvero nell'aula di pozioni nei sotterranei, l'uomo sembrò alquanto spaesato.
«Non sapevo che ci si potesse materializzare dentro i confini di Hogwarts.»
Hermione rise beffarda. «Dicono tutti così.»
«Sai vero, che il tuo patetico tentativo di salvare il tuo amichetto è stato inutile? Quando avrò finito con te lo ucciderò.»
«Forse. O io ucciderò te.»
L'uomo ridacchiò e si preparò ad attaccare.
Una serie di lampi uscirono dalla punta della sua bacchetta uno dopo l'altro, ed Hermione, ormai allo stremo delle forze, fece fatica a resistervi.
Aveva due opzioni, o moltiplicarsi e circondarlo, provando ad attaccarlo su ogni lato, ma sapendo che gli sarebbe bastato scoprire quale delle tante era la vera lei e sarebbe morta, oppure, usare quell'incantesimo che le aveva insegnato Dimitri, il quale, dopo averlo usato con così poche forze, l'avrebbe sicuramente uccisa.
Allora decise, che visto che sarebbe morta comunque, avrebbe tentato di ucciderlo con tutti i mezzi disponibili, e se la sua vita era uno di questi, l'avrebbe usata volentieri.
Hermione allora dopo essere sfuggita a tre maledizioni cruciatus, chiamò a se le ultime forze e decise di praticare quell'incantesimo.
Sentì il potere scorrerle nelle vene mentre scaricava tutta la sua rabbia contro quell'uomo, per cercare di ucciderlo nel più doloroso dei modi.
Lui all'inizio sembrò cedere sotto il suo potere, accartocciandosi come un pezzetto di carta bruciato dal fuoco, scivolando lentamente sul pavimento.
Hermione continuava a tenergli bloccato il flusso sanguigno, mentre anche lei piano piano si accasciava sempre di più contro un mobile.
Poi una risata squarciò il silenzio che si era venuto a creare tra loro. Hermione non capì subito quale fosse la fonte, infatti la vista si stava facendo sempre più appannata. Solo quando ormai aveva incominciato a vedere quasi tutto nero, si rese conto che la risata proveniva dal suo avversario.
Perché non era morto?
«Bastardo, che mi stai facendo?»
«Povera bambina, pensi davvero che non mi sia informato sulle tue abilità prima di scatenare una guerra? Pensi che non abbia preso le mie precauzioni contro di te?»
Hermione ormai stava quasi per svenire e riuscì soltanto a scorgere una figura arrivare alle spalle del mago e piegarli con forza la testa da un lato, la quale rimase poi ferma in un'inconsueta posizione.
«Contro di me sicuramente no.» disse l'ombra.
Poi afferrò Hermione tra le braccia prima che crollasse a terra inerme.
«Fa' che non sia morta.» sussurrò.

I Have Died Every Day Waiting For YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora